Autore: Redazione
12/09/2017

Web tax europea per combattere il principio della residenza fiscale nell’economia digitale

Italia, Francia, Germania e Spagna hanno sottoscritto un documento da sottoporre all’Ecofin venerdì e sabato prossimi a Tallin

Web tax europea per combattere il principio della residenza fiscale nell’economia digitale

I colossi del web si stanno arricchendo ai danni degli stati europei, cui non pagano la giusta proporzione di tasse. Per questo l’Unione Europea sta studiando una web tax europea, per superare l’attuale principio della residenza fiscale delle aziende, adattandolo alla caratteristica dell’economia digitale, che produce redditi virtuali in molti Stati, pagando le tasse in uno soltanto. E’ quanto si legge nel documento sottoscritto da Italia, Francia, Germania e Spagna, che l’Ecofin discuterà venerdì e sabato prossimi a Tallin. I ministri dell’economia dei quattro Paesi firmatari hanno scritto: “Non dobbiamo più permettere che queste imprese facciano affari in Europa pagando il minimo di tasse. È in gioco l’efficienza economica, l’equità fiscale e la sovranità”. La Commissione Ue deve lavorare a una proposta che risolva il problema del fatturato virtuale. Nemmeno le recenti misure anti-evasione delle multinazionali introdotte dalla Ue, come la direttiva che combatte lo spostamento a scopo elusione dei profitti, aiutano gli Stati a recuperare le somme che perdono dalle attività dei giganti del web. La dichiarazione è stata inviata a Toomas Töniste, ministro delle finanze dell’Estonia (Stato che ricopre la presidenza di turno dell’Unione europea) per conoscenza al Commissario europeo Pierre Moscovici. L’iniziativa, spiega il ministero, “ha lo scopo di sollecitare una imposizione delle imprese che svolgono attività economica in Europa senza corrispondere un livello di tassazione adeguata, mettendo a repentaglio i principi di equità fiscale e la sostenibilità del modello economico e sociale del continente”. Una delle principali lacune è che il diritto di una giurisdizione a tassare “esiste solo quando l’azienda ha una presenza fisica” in quello Stato. Ma la new economy ha per definizione una presenza fisica ridottissima. Va quindi superato il “concetto di stabilimento permanente” dell’impresa. In base a questo nuovo approccio, “anche senza presenza fisica”, un’azienda con una “presenza digitale significativa” nei Paesi dove opera, dovrebbe prendersi una “residenza virtuale” che lo costringerebbe a sottostare alla loro tassazione sulle imprese. “Meglio tardi che mai”, ha commentato Francesco Boccia, presidente della Commissione bilancio e autore della web tax transitoria in vigore in Italia dal 2017. Ma, aggiunge, “voglio vedere il documento dei ministri alla prova della Commissione europea che non ha mai avuto il coraggio di superare l’intollerabile libertà delle multinazionali di decidere dove risiedere fiscalmente”.