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Trasformazione digitale: l’87% degli italiani si dice ottimista sugli effetti della digitalizzazione

Autore: Redazione


L’85% dei lavoratori è disposto ad aggiornarsi. Il punto sulle opportunità per le imprese arriva dal convegno di Inaz, “Il percorso dell’impresa nell’era del digitale”

Una digitalizzazione dal cuore umano. Perché nasce per rispondere ai bisogni delle persone, aiuta il lavoro dell’uomo (e non lo sostituisce) e porta a una crescita globale delle imprese e della società. Questa in sintesi la strada indicata da economisti, professionisti, innovatori e accademici che si sono confrontati al convegno 2017 di Inaz: la società milanese, specializzata in software e servizi per gestire le risorse umane, sotto la guida scientifica dell’economista Marco Vitale, ha scelto il tema “Il percorso dell’impresa nell’era digitale” per fare il punto sullo stato dell’arte italiano in materia di innovazione, sulle paure e sulle storture che la rivoluzione tecnologica si porta dietro, ma anche e soprattutto sulle opportunità che il futuro riserva alle imprese e ai lavoratori: “La digitalizzazione sta cambiando il mondo e inevitabilmente anche il lavoro e le imprese - ha dichiarato in apertura Linda Gilli, presidente e amministratore delegato di Inaz -. La nostra convinzione è che tutte le imprese, sia private sia pubbliche, debbano percorrere con forza e determinazione questa strada per crescere e durare nel tempo». Un Paese che non innova fatto da cittadini innovatori “Non siamo un Paese innovativo. Ma siamo un Paese di innovatori», ha fatto notare l’economista Marco Vitale in apertura dei lavori. La conferma è arrivata dai numeri commentati da Virginio Cantoni, professore di sistemi per l’elaborazione delle informazioni all’Università di Pavia. Se è vero che l’Italia è al 25° posto nella classifica UE della digitalizzazione, che mancano 33mila specialisti in tecnologia e che siamo solo quarantesimi al mondo per punteggio GTCI (Global Talent Competitive Index), è però sorprendente notare che l’87% degli italiani si dichiara ottimista sugli effetti della digitalizzazione e l’85% dei lavoratori si dichiara disponibile a investire tempo libero per aggiornarsi. L’esempio di Talent Garden Una dimostrazione che abbracciare la digital transformation è un fattore di crescita è arrivata dalla testimonianza portata da Davide Dattoli, fondatore di Talent Garden spa, realtà italiana di coworking che in cinque anni è diventata primo player europeo del settore con 16 campus in cinque paesi. Cinque le lezioni di Dattoli, messe in pratica con successo da Talent Garden e ancora troppo poco diffuse nel sistema-Paese: “Guardare ai veri problemi, collaborare, sapersi confrontare con il fallimento, riconoscere l’importanza del team e avere uno scopo più alto del semplice business: l’ecosistema”. I trend più importanti L’esperienza di Talent Garden ha potuto contare sull’appoggio di uno dei maggiori esperti italiani di innovazione, Francesco Beraldi, imprenditore esperto di trasformazione digitale e startup, anch’egli fra i relatori del convegno. Il suo focus è stato sui trend più importanti in campo tecnologico, cognitive computing, intelligenza artificiale, i dati come nuovo petrolio, e ha indicato una strada per gli imprenditori italiani, che possono avvantaggiarsi dall’affermarsi di un’economia della conoscenza: “Non c’è digital transformation senza open innovation: senza acquisizione di conoscenza si rischia di fallire”. Giovani e differenti aspettative lavorative Il convegno si è chiuso con la testimonianza di due giovani che vivono in prima persona la trasformazione digitale in azienda: Ludovica e Valerio Busnach, terza generazione di Inaz (sono i nipoti di Valerio Gilli, che fondò la società nel 1948) e che oggi ricoprono ruoli manageriali. Valerio Busnach ha ripercorso la storia di Inaz, che nel dopoguerra dotò l’Italia degli strumenti per una moderna organizzazione aziendale, passando dai libri in copia carbone e dai fogli paga di carta, alla rivoluzione del software negli anni 70-80, fino alle nuove sfide del cloud computing e dell’outsourcing. Ludovica Busnach, infine, ha messo l’accento su quanto siano cambiate le aspettative lavorative dei giovani che entrano oggi nelle aziende: “Non capiscono perché mai dovrebbero timbrare un cartellino o essere presenti in ufficio se possono lavorare essere produttivi da qualsiasi luogo; cercano una maggiore conciliazione famiglia-lavoro; sanno usare gli strumenti digitali e i social e si aspettano di ritrovarli in azienda; mettono al centro collaborazione e lavoro in team”.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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