Autore: Redazione
12/07/2017

Stati Uniti: la News Media Alliance chiede di cambiare le leggi sulla concorrenza per competere con i big Facebook e Google

Circa 2.000 editori, tra cui Wall Street Journal, Washington Post e New York Times, stanno esercitando pressione sul Congresso americano per rivedere la legislazione antitrust e poter competere collettivamente con i più potenti OTT

Stati Uniti: la News Media Alliance chiede di cambiare le leggi sulla concorrenza per competere con i big Facebook e Google

Mostri sacri dell’editoria mondiale, come The Wall Street Journal e New York Times, hanno annunciato di aver costituito un gruppo in grado di esercitare pressione verso il legislatore americano al fine di poter competere collettivamente con lo strapotere di Facebook e Google. “Quando si parla di media, le leggi attuali stanno avendo l’inattesa conseguenza di prevenire una fattuale collaborazione tra i vari operatori”. L’obiettivo dell’organizzazione è una revisione delle leggi antitrust, che consenta di concorrere veramente con chi si spartisce già il 20% del mercato advertising mondiale, e tra il 70 e l’80% di quello digitale. Secondo la News Media Alliance, questo il nome della neonata realtà, in pericolo c’è la sopravvivenza stessa del giornalismo, elemento indispensabile di qualsivoglia democrazia. L’impatto del duopolio Facebook-Google L’alleanza proverà anche a studiare l’impatto del duopolio Facebook-Google sui media owners. Paul Boyle, senior vice president for public policy del Gruppo, sostiene che le piattaforme trasformano le notizie in una commodity, rendendo difficoltosa per il publisher la costruzione di nuovi modelli remunerativi, su tutti gli abbonamenti digitali. Come spiega MediaPost, il Congresso americano ha sempre garantito un occhio di riguardo al settore dei media, a partire dal 1970, quando venne emanato il Newspaper Preservation Act , in base a cui i giornali concorrenti nel medesimo spazio potevano comunque formare delle joint venture. Le richieste Gli editori appartenenti alla News Media Alliance vorrebbero, dunque, poter negoziare con Facebook e Google direttamente su temi quali, ad esempio, la delicata condivisione dei dati degli utenti, finora patrimonio gelosamente custodito dai giganti hi tech; e valutare se effettivamente queste piattaforme veicolano lettori sulle proprie testate. Sul tavolo dell’organizzazione ci sono regole più severe in materia di copyright, con l’intento di scoraggiare l’azione degli aggregatori di notizie. In una lettera inviata nello scorso dicembre al presidente Donald Trump, la News Media Alliance domandava una legge sul copyright che garantisse un ritorno sugli investimenti, e disincentivasse aggregatori, motori di ricerca, social media e ad network dal costruire revenue su contenuti in cui non investono. La situazione nel mondo e in Italia In America, dunque, i principali editori si starebbero muovendo, uniti, verso una direzione comune. Al di qua dell’oceano le cose sembrano un po’ diverse, con la sola eccezione della Francia, dove è da poco stata annunciata Gravity, una coalizione tra publisher (e non solo) - della quale non fanno parte né Le Monde né Le Figaro - che ha creato una piattaforma in cui sono immagazzinati tutti i dati, con una reach sul mercato locale del 44%. E in Italia? Da noi sembra difficile poter stringere alleanze così vaste in campo editoriale. Quindi, la palla passa ai singoli editori, con i più importanti, GEDI e RCS in primis, impegnati a mettere a frutto i propri asset. Ma per ora sfruttando solo le proprie forze.