Autore: Redazione
28/03/2017

Spotify compra MightyTv e compie un altro passo per la sua offerta di programmatic audio

La compagnia, il cui servizio verrà spento, ha sviluppato una tecnologia di raccomandazione contenuti. Che è funzionale allo sviluppo della proposta commerciale della nota applicazione di streaming musicale di origine svedese

Spotify compra MightyTv e compie un altro passo per la sua offerta di programmatic audio

Spotify ha acquisito MightyTV, startup che offre una tecnologia di raccomandazione dei contenuti, per una cifra non specificata. Alcuni giornali hanno definito l’applicazione come il “Tinder dei video”, perché questa permette di selezionare i filmati che piacciono e scartarne altri all’interno di una lista di film e serie tv offerti da servizi come Netflix, Hulu, e HBO, per poi suggerirne di nuovi sulla base delle preferenze espresse in precedenza. Fino a oggi la società ha raccolto capitali per 4,25 milioni di dollari. Come parte dell’accordo, il team di MightyTv, la cui app verrà spenta per sempre, raggiungerà Spotify, e il fondatore e ceo  Brian Adams siederà nel board della società svedese assumendo anche il ruolo di vp of technology. Adams è noto per aver fondato AdMeld, una compagnia che ha sviluppato una tecnologia di real time bidding per ottimizzare la vendita degli spazi editoriali ceduta a Google per 400 milioni di dollari nel 2011. Pubblicità, Spotify fa sul serio Jason Richman, vp of product di Spotify, ha spiegato a Business Insider come l’azienda stia accelerando in ambito pubblicitario e come MightyTv sia funzionale a perseguire questo obiettivo. “Raccomandazione”, infatti, è il concetto attorno al quale ruota, e ruoterà, la proposta commerciale di Spotify e nel quale la tecnologia di MightyTv potrebbe inserirsi a pennello. Al suo fianco l’automazione: nell’ultimo periodo, infatti, Spotify si è configurato come ‘il’ protagonista nel segmento del programmatic audio, stringendo partnership con AppNexus, Rubicon Project e The Trade Desk con le quali ha avviato la propria offerta la scorsa estate. Alternativa alla radio Spotify vuole configurarsi come l’alternativa alla radio, per attrarre i budget di questo mezzo, un po’ come succede per Facebook, Youtube e gli spender televisivi: “Paradossalmente, abbiamo bisogno di costruire l’audio in un prodotto di native advertising vero e cross-platform e non solo evolverlo dalle sue radici di radio terrestre - ha dichiarato Richman -. Ho detto paradossalmente, perché se non costruiamo uno standard digitale che un esperto marketer può trovare facile da comprare e misurare, non è detto che i dollari comincino a passare alla digital audio”. In questo senso Spotify sta lavorando per ampliare la schiera di partner terzi, in modo da dare un certificato di qualità ai suoi spazi, in un momento in cui l’industry ha acceso i fari sui temi come brand safety e trasparenza.