Autore: Redazione
22/12/2017

Secondo un report di PwC, gli utenti Netflix raggiungono quelli della pay tv

Rispetto agli anni precedenti, in Usa, meno persone pagano per la tv lineare, mentre il numero di abbonati al servizio di streming è in costante aumento: la percentuale è arrivata in entrambi i casi al 73%

Secondo un report di PwC, gli utenti Netflix raggiungono quelli della pay tv

Secondo un nuovo report di PricewaterhouseCoopers, il pubblico in streaming sta crescendo in direzioni inaspettate. Rispetto agli anni precedenti, meno persone pagano per la tv lineare, mentre il numero di utenti Netflix è in costante aumento. Per la ricerca, a ottobre 2017, PwC ha intervistato un campione di 1.986 americani, di età compresa tra i 18 e i 59 anni, con redditi familiari annuali superiori ai 40.000 dollari Più Netflix, meno tv Nel 2016, circa il 76% delle persone ha pagato per la televisione lineare negli Stati Uniti (79% nel 2015); quest’anno tale numero è sceso al 73%, pari alla stessa percentuale di persone che utilizzano anche Netflix. Dal 2015 gli abbonamenti alla pay tv sono in calo e fanno spazio ai cosiddetti cord cutter, ossia quei telespettatori che annullano i loro abbonamenti a servizi televisivi multicanale disponibili via cavo, escludono i canali televisivi a pagamento o riducono il numero di ore di abbonamento o di visualizzazione televisiva in risposta alla concorrenza dei media rivali disponibili su Internet come Amazon Video, Hulu, iTunes, Netflix, Sling TV e YouTube. Spazio esplorativo Il 75% dei consumatori di pay tv dichiara di non potersi permettere di utilizzare più di quattro servizi contemporaneamente oltre alla pay tv, ma le persone intervistate da PwC riferiscono di pagare di più oggi per i video rispetto all’anno scorso. L’82% degli appassionati di sport concluderebbero o renderebbero più “light” il loro abbonamento Pay TV se non ne avessero più bisogno per accedere agli sport dal vivo. Un punto a sfavore è anche la presenza di annunci altamente ripetitivi. Gli intervistati hanno detto che le interruzioni pubblicitarie frequenti e lunghe tolgono loro il godimento, e molti preferirebbero piuttosto annunci più lunghi ma serviti in anticipo rispetto al programma con meno interruzioni durante la visione. Di tutti i servizi che questi intervistati utilizzano, il 46% sono quelli a cui hanno sottoscritto un abbonamento o che hanno sperimentato negli ultimi sei mesi, indicando che si tratta ancora di uno spazio altamente esplorativo. Cord trimmer Circa il 55% dei potenziali cord cutter si abbonano regolarmente alle versioni di prova di questi servizi, ma il 33% non continua a sottoscrivere l’abbonamento una volta terminato il periodo di prova (in questo caso vengono definiti “cord trimmer”). Il motivo principale che spinge a non mantenere un abbonamento è che il consumatore non lo ha usato abbastanza spesso da giustificarne il prezzo. Tanto ma non troppo Secondo PwC, le persone sono più propense a scegliere un servizio in base alla sua ampiezza di programmi rispetto ai contenuti esclusivi di quella piattaforma. Ma tutte queste opzioni sommandosi creano uno stato di confusione tra consumatori che tendono all’indecisione di fronte a troppe scelte. PwC raccomanda ai fornitori di servizi di streaming e pay tv di “rinunciare alla necessità di possedere tutto e capire come collaborare tra loro”. In altre parole, collaborare e smettere di competere proponendo offerte troppo articolate e simili tra loro che potrebbero penalizzarli sul lungo periodo. Combattere l’indecisione I marketer per i servizi di streaming dovrebbero considerare i cord cutter ma anche il naturale evolversi delle audience come una nuova opportunità e cercare di offrire opzioni più semplici ad un pubblico ormai abituato ad aspettarsi spese basse o nulle per usufruire di questo tipo di servizi ma anche ad averne a disposizione più di tre alla volta. Mantenere il servizio facile da usare con un’estetica “old-school”, secondo PwC potrebbe essere un’altra via per lenire l’attuale confusione delle audience.