Autore: Redazione
30/01/2017

Privacy? Anche no, se posso ottenere dei vantaggi immediati

GfK indaga sul tema più caldo della rete e prende in considerazione un campione di 22.000 persone in 17 Paesi

Privacy? Anche no, se posso ottenere dei vantaggi immediati

Sareste disposti a condividere i vostri dati personali in cambio di un vantaggio immediato? È quello che ha chiesto GfK a un campione internazionale di oltre 22.000 persone. Ne è emerso che la percentuale di persone disposte a comunicare i propri dati in cambio di qualcosa è superiore a quella di chi è totalmente contrario. In Italia quasi una persona su tre si dichiara favorevole. A livello internazionale, i trentenni e i cittadini di Cina, Messico e Russia sono i più aperti rispetto a questa possibilità.   

Condivido tutto ma dammi qualcosa in cambio

La protezione della privacy è una questione tra le più discusse, al giorno d’oggi. Nonostante questo, un numero crescente di persone sembra essere disposto a condividere i propri dati personali con brand e retailer, purché venga offerto in cambio di qualcosa: servizi, promozioni, ma anche un’esperienza di acquisto più rapida e personalizzata.    Secondo un’indagine internazionale di GfK - che ha coinvolto oltre 22.000 persone di 17 Paesi - circa un quarto degli intervistati (27%) si è dichiarato d’accordo con la possibilità di condividere i propri dati personali in cambio di servizi e vantaggi. Per contro, il 19% delle persone ha dichiarato di essere totalmente in disaccordo con questa idea.

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Gli italiani vuotano il sacco più facilmente

Le risposte degli italiani si collocano leggermente al di sopra della media internazionale: il 28% degli intervistati ha infatti dichiarato di essere disposto a comunicare i propri dati in cambio di benefici di qualche sorta. Questa percentuale non varia tra uomini e donne, mentre emerge chiaramente come i più favorevoli alla condivisione dei dati siano i trentenni (32%), seguiti dalle fasce d’età 20-29 anni (31%) e 40-49 anni (30%).

I meno favorevoli in assoluto sono gli over 60 con il 24%, mentre a sorpresa i più giovani sono quelli che esprimono maggiori perplessità: nella fascia d’età 15-19 anni ben il 31% degli intervistati si dichiara fortemente in disaccordo.

Cinesi poco riservati

La Cina conta la percentuale più alta di persone disposte a condividere i propri dati personali in cambio di benefici: ben il 38% degli intervistati ha dichiarato di essere sicuramente disposta a farlo. Altri Paesi dove la percentuale di persone favorevoli è più alta della media sono il Messico (30%), la Russia (29%) e appunto l’Italia (28%). I cinque Paesi più diffidenti verso la rete, ovveri quelli  con le percentuali più alte di persone fermamente contrarie alla possibilità di condividere i propri dati sono Germania (40%), Francia (37%), Brasile (34%), Canada (31%) e Paesi Bassi (30%).

Gioventù confidenziale

L’età dell’intervistato sembra influenzare la facilità con cui si accetta di condividere i dati personali. Ventenni e trentenni sono in assoluto i più propensi a comunicare i propri dati: nella fascia 30-39 anni i favorevoli sono il 34%, mentre nella fascia 20-29 anni sono il 33%. A differenza di quanto succede in Italia, a livello internazionale gli adolescenti (15-19 anni) sono abbastanza favorevoli (28%) rispetto a questa opportunità.

Non emergono invece grandi differenze tra uomini e donne su questo tema: entrambi i generi si attestano al 27% di persone favorevoli. Tra le donne è però più alta la percentuale di chi si dichiara fortemente in disaccordo con la possibilità di condividere i propri dati in cambio di un vantaggio (21%, contro il 18% degli uomini).