Autore: Redazione
29/06/2017

Prime Real Time, l’intesa con Sharethrough prosegue nel segno del video e di Unified Auction

La società del Gruppo Triboo ha tenuto un evento con il partner americano, che di recente ha avviato la vendita degli spazi tramite header bidding

Prime Real Time, l’intesa con Sharethrough prosegue nel segno del video e di Unified Auction

Il native advertising non è una moda passeggera, ma il futuro e anzi il presente della pubblicità. Ciò è ancor più vero se si considera la grande diffusione del mobile, ormai diventato il media principale con il quale le persone si connettono online. In questo contesto le pianificazioni native stanno abbracciando con sempre maggior decisione il programmatic, dopo un periodo iniziale di studio per perfezionare le modalità automatizzate di questa evoluta tipologia pubblicitaria. A fare da apripista nel nostro Paese è stato Prime Real Time (PRT), che ha stretto una partnership esclusiva con la società americana Sharethrough, di cui è vendor per il nostro mercato, offrendo un’avanzata tecnologia per il native advertising legata alle soluzioni in-feed. Soluzioni in-feed che hanno fatto la fortuna di Facebook e grazie a Sharethrough stanno oggi contribuendo ad alimentare le entrate degli editori partner. Sharethrough e Prime Real Time hanno organizzato ieri a Milano, nella sede di Gruppo Triboo di cui PRT fa parte, il secondo Programmatic Breakfast, a un anno circa di distanza dalla prima edizione, che ne aveva sancito ufficialmente il sodalizio. I temi privilegiati affrontati nel corso dell’incontro, cui hanno partecipato anche diversi rappresentanti del mondo dell’editoria e dell’ad tech italiano, sono stati il video advertising, l’header bidding con Unified Auction e il caso pratico di Adnkronos.
Il video advertising
I lavori sono stati avviati da Ally Stuart, regional director per l’EMEA di Sharethrough, il quale ha fornito prima una panoramica della società fondata nel 2008 e oggi presente nel mondo con 10 uffici, e poi del settore del native advertising. La combinazione tra native, in particolare l’in-feed, e programmatic, secondo Stuart sta dando vita a un segmento dalle levate potenzialità, verso il quale editori, utenti e inserzionisti stanno concentrando la propria attenzione. L’ascesa del native va iscritta al cambiamento nella fruizione dei media avvenuto negli ultimi anni per via del mobile e alla sua natura non intrusiva nel contesto editoriale in cui il messaggio promozionale è veicolato. Una situazione che rende l’advertising tradizionale insufficiente per raggiungere in modo corretto e realmente efficace i consumatori. Una delle più recenti evoluzioni del native è rappresentata dal video, tra i formati a più rapida crescita della comunicazione pubblicitaria online. Oggi il video ha conquistato l’in-feed e l’ingresso in questo campo di soluzioni outstream consente di non interrompere l’esperienza dell’utente. «I budget televisivi si stanno spostando verso il mobile video e l’outstream è lo strumento native a più elevata crescita», ha affermato Ally. Ecco perché Sharethrough ha approntato un’offerta in materia, pronta per essere commercializzata tra la rete di editori partner.
Sharethroug for Publishers - Unified Auction
L’altra grande novità di prodotto è stata presentata da Kieran Lamard, strategic partner director per l’area EMEA di Sharethrough. La nuova dashboard pensata per i publisher, consente di gestire le operazioni di vendita dell’inventory da una singola interfaccia, permettendo anche di sfruttare la tecnica dell’header bidding, forse uno degli argomenti più discussi tra gli operatori del programmatic, a livello mondiale e locale. «Sharethrough garantisce la più moderna soluzione per l’header bidding», ha sentenziato Lamard. Sono diversi i vantaggi offerti da Unified Auction: la semplificazione delle operazioni advertising, l’ottimizzazione e l’automatizzazione dei processi e un supporto dedicato ai formati native. La soluzione è attivabile tramite più di 50 ad network o con l’header bidding wrapper su Sharethrough Exchange, altri Exchange compatibili con la tecnologia pre-bid e, naturalmente, i private marketplaces. Lamard ha poi fatto i nomi degli utilizzatori di Sharethrough Exchange e tra questi ci sono Intel e soprattutto P&G. La SSP è collegata anche alle principali DSP, come Adform, DoubleClick for Manager e The Trade Desk. «Il wrapper di Sharetrough è pensato per qualsiasi tipo di domanda», ha proseguito Lamard prima di dare una dimostrazione concreta del funzionamento della piattaforma, lanciata un mese fa negli Stai Uniti e a breve anche nel resto del mondo. Tutti i partner dell’iniziativa Prebid.org possono facilmente accedere alla piattaforma.
La situazione in Italia
Quindi è stata la volta di Cristina Pianura, responsabile delle attività di Prime Real Time. Cristina Pianura ha subito voluto evidenziare la gratuità di Unified Auction. La manager ha anche voluto ribadire la natura premium dei partner editoriali tricolori, e conseguentemente dei posizionamenti messi in vendita da PRT. «La sfida sarà conquistare le nuove generazioni, legate a una user experience che è cambiata molto rispetto a solo qualche anno fa», ha detto, sottolineando come l’obiettivo sia quello di «rendere la pubblicità online migliore per tutti». La via da imboccare è quella di fornire soluzioni che soddisfino i principali KPI, andando anche a consolidare gli RPM di pagina. In questo senso Prime Real Time ha preferito adottare un modello non a performance, ma a CPM, tenendo i prezzi più alti, giustificati dal fatto che Sharethrough è una vera e propria full-stack platform. Quindi la parola è passata a Federico Luperi, direttore innovazione e new media di Adnkronos. «Tutte le strade portano al native», ha esordito parafrasando un famoso proverbio. «Oggi attraverso Adnkronos Comunicazione con le principali piattaforme e operatori». Molto interessante l’osservazione sulla doppia anima della sua agenzia: da una parte, infatti, l'editore Adnkronos si sta preparando a vendere spazi native, e dall’altra il comunicatore Adnkronos agisce anche da pianificatore su siti terzi. Ecco perché il native può innescare un circolo virtuoso anche tra gli editori, diventando qualcosa di più prezioso che la mera monetizzazione di uno spazio pubblicitario.