Autore: Redazione
20/06/2017

Presentata ufficialmente al Festival di Cannes la nuova società Oath

Gli obiettivi del nuovo marchio che raccoglie l'eredità di AOL e Yahoo sono ambiziosi fin da subito: 20 miliardi di entrate e 2 miliardi di consumatori raggiunti nel 2020

Presentata ufficialmente al Festival di Cannes la nuova società Oath

dal nostro inviato a CANNES, Francesco Lattanzio

Ieri mattina, nella cornice di Cannes, Tim Armstrong, ex ceo di AOL,  ha ufficialmente presentato Oath, la nuova realtà nata dalla fusione di AOL e Yahoo che mette sotto il suo ombrello 50 tra brand media e piattaforme.  «Oath è un marchio che vuole impegnarsi sul lungo termine, ma già entro il 2020 puntiamo a raggiungere 2 miliardi di consumatori, avere 10 milioni di creator e registrare tra i 10 e i 20 miliardi di dollari di revenue», dichiara un ambizioso Armstrong, nuovo ceo di Oath. La nuova entità non avrà parte attiva, se non quella di coordinatore e collante tra i 50 marchi che ospita al suo interno. «I brand nel nostro portfolio sono molto diversi e avevano bisogno di un marchio che li mettesse insieme, che ne sintetizzasse i valori», aggiunge Allie Kline, ormai ex chief marketing office di AOL.

Fiducia e misurazioni

Tra questi valori, spicca la “fiducia”. Un elemento importante quando si parla di: contenuti, «perché le notizie di Techcrunch e dei nostri siti di finanza, ad esempio, sono sempre veritiere e considerate credibili», spiega l’ex chief revenue officer John DeVine; distribuzione, «la piattaforma è flessibile e trasparente, e si adegua ai bisogni di tutti i clienti»; o dati, «non vogliamo recuperarne più degli altri, ma di migliori, quelli che danno un quadro più chiaro del consumatore».

Per valutare le campagne «è stato superato il concetto di viewability in favore di quello di measurability. Stiamo costruendo relazioni con terze parti come Moat per fare in modo che gli advertiser si sentano sicuri quando scelgono noi come destinazione dei propri budget», continua DeVine.

Come si integrano gli asset di AOL e Yahoo, e cosa offrono agli advertiser? «Vogliamo incrociare le nostre piattaforme tecnologiche con i nostri media brand. Tutto questo succede sotto l’ala di Verizon, che propone un particolare assetto mobile. Le ultime acquisizioni sono state molto utili per renderci interessanti e scalabili agli occhi degli advertiser di tutto il mondo. Le prossime acquisizioni saranno dirette a raggiungere i nostri obiettivi, e in particolare ad ampliare la nostra reach. Facciamo particolare attenzione all’estero», dice ancora Armstrong. La società è bene integrata in USA, ma gli Stati Uniti rappresentano il 4% della popolazione mondiale. «E noi non abbiamo costruito una strategia per un 4% - aggiunge -. Le aree che crescono più velocemente sono APAC e America Latina».

Per arrivare a certi risultati, però, bisogna avere un’identità e una funzione precisa, e il ceo di Oath non perde tempo in discorsi fumosi: «Abbiamo prodotti editoriali di altissimo livello e permettiamo di creare brand in questo mondo digitale, ovvero abilitiamo alla relazione tra marchio e consumatore. Specialmente su mobile. Non vogliamo competere direttamente con Google e Facebook ma proporci come alternativa. Come primo step vogliamo porci come abilitatori alla creazione di brand, il secondo passo sarà includere i consumatori in questa conversazione in modo disruptive. Ma per farlo ci vorranno ancora 8-10 mesi». I business digitali, a livello globale, «sono in un periodo di rapida crescita, ma noi dobbiamo crescere più velocemente della media - conclude Armstrong - Google è search, Facebook è social, Oath dev’essere brand».