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Lettera aperta di IAB, ANA e 4As: “Le piattaforme più potenti non dovrebbero essere giudici dell’adv”

Autore: Redazione


Il riferimento nella comunicazione destinana alla Coalition for Better Ads, sebbene non diretto, è chiaramente rivolto a Google e al suo progetto di lanciare un ad blocker integrato al browser Chrome per filtrare in maniera automatica gli annunci considerati fastidiosi

di Anna Maria Ciardullo

L’Interactive Advertising Bureau, l’Association of National Advertisers e l’American Association of Advertising Agencies, giovedì scorso hanno inviato una lettera aperta destinata alla Coalition for Better Ads sostenendo essenzialmente che aziende come Google non dovrebbero porsi nella posizione di giudici e carnefici quando si tratta di bloccare gli annunci fastidiosi.

Nella lettera i tre organismi affermano di essere “uniti” nel tentativo di rimuovere gli annunci invadenti e fastidiosi che stanno martoriando l’esperienza online. E aggiungono, senza mai nominare Google per nome, che i programmi per “ridurre le esperienze che disturbano l’utente dovrebbero essere basate sull’autoregolamentazione dell’industry, e non lasciati alle singole società di browser o altre società di tecnologia che le attuerebbero in base alle proprie interpretazioni e i propri processi di valutazione”.

Google c’è ma non si vede

Non è difficile intendere a cosa facessero allusione le associazioni nella lettera, infatti, Google ha da tempo annunciato il lancio della sua versione di adblocker all’interno del browser Chrome. Per questo, le relazioni tra l’azienda e il resto del settore sono tese sulla questione. Microsoft, ad esempio, ha aderito il mese scorso alla Coalition for Better Ads, ma non ha mai detto che il suo browser Edge si unirà a Chrome nel filtrare gli annunci pubblicitari

L’industry ha formato la Coalition for Better Ads lo scorso autunno per determinare quali unità pubblicitarie minano l’esperienza internet dei consumatori affermando un nuovo “Better Ads Standard” e, per estensione, spingere le persone nelle braccia degli ad blocker. I soci fondatori includevano sia Google, sia i gruppi che hanno scritto la lettera.

Tuttavia, con la comunicazione sembra che IAB, ANA e 4As vogliano indebolire l’intero standard chiedendo che la partecipazione allo stesso sia volontaria. Ciò significa che gli editori potrebbero continuare a pubblicare annunci fastidiosi se lo desiderassero, senza che un browser web vigilante intervenga per annullare le loro decisioni. Sembra, inoltre, minare lo sforzo della coalizione di scongiurare l’ adozione di software di blocco degli annunci sui quali l’ industria ha poca o nessuna influenza.

Alcuni passi della lettera

“I sistemi normativi restrittivi imposti, in particolare dalle piattaforme con un enorme potere di mercato su marchi, agenzie, processi creativi, vendita al dettaglio e infrastrutture editoriali, imporranno costi ingestibili”, afferma la lettera. Continua:

“Forzerebbe tutte le news, l’intrattenimento, i servizi, il marketing, le strategie aziendali - anzi, tutte le comunicazioni pubbliche e persino molte comunicazioni private - attraverso molteplici gabbie, ciascuna di proprietà e gestita da un gigante della tecnologia diverso”.

“Stiamo già assistendo allo sviluppo di un tale caos, con Apple che recentemente ha imposto i propri standard di cookie che rischiano di sconvolgere il prezioso ecosistema pubblicitario che finanzia gran parte dei contenuti e dei servizi digitali odierni. Quest’approccio alla pubblicità su internet e alla regolamentazione dei contenuti è insostenibile. L’ imposizione di questi regimi ‘normativi’ frammentati da parte delle piattaforme dominanti costringerà il consolidamento tra i produttori e i venditori dei media, nonché dei beni e dei servizi da cui i media dipendono per il loro sostegno e che a loro volta si affidano ai media per l’ accesso ai mercati dei consumatori”.

Big G non si scompone

Google ha classificato la lettera come buona notizia. “Siamo entusiasti di vedere IAB, ANA e 4A proporre una soluzione tattica per le aziende browser che vogliono supportare i Better Ad Standards e migliorare l’esperienza di annuncio per gli utenti in tutto il web”, ha detto un portavoce di Google in una dichiarazione. “Continueremo a lavorare con la Coalition for Better Ads per determinare come Chrome contribuirà a sostenere i nuovi standard”. Della serie: gli intoccabili.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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