Autore: Redazione
27/11/2017

Amazon e altri grandi marchi congelano gli investimenti su YouTube: è di nuovo emergenza brand safety

Un’inchiesta del Times in UK ha individuato che le campagne di alcune aziende, inclusa anche Adidas, erano state presentate accanto a video che raffiguravano bambini “nudi” o “poco vestiti” attirando “commenti pedofili”

Amazon e altri grandi marchi congelano gli investimenti su YouTube: è di nuovo emergenza brand safety

di Anna Maria Ciardullo

È di nuovo burrasca per YouTube. Diversi grandi brand hanno, ancora una volta, congelato l’ad spend sulla piattaforma a causa del fatto che alcuni loro annunci sono stati serviti accanto a video inappropriati che, questa volta, ritraevano bambini poco vestiti e, persino nudi, attirando i commenti di alcuni pedofili.

Scandalo in prima pagina

La notizia è apparsa sul Times meno di un’ora dopo il passo finale di YouTube dell’anno, ossia l’incontro con gli inserzionisti pubblicitari al suo evento Brandcast, che si è tenuto in Gran Bretagna il 23 novembre. Durante l’upfront, proprio affrontando i precedenti problemi di brand safety sulla piattaforma (che non è nuova al tema) Ronan Harris, a capo di Google nel Regno Unito e in Irlanda, aveva affermato: “Per noi è del tutto inaccettabile che uno dei nostri brand partner faccia vedere la sua pubblicità accanto a contenuti indesiderati. Ed è del tutto inaccettabile che questi contenuti indesiderati possano essere mostrati ai nostri utenti”.

L’inchiesta del Times

Secondo il londinese Times, il colosso dell’ecommerce, Amazon, figura tra i brand che hanno congelato la spesa su YouTube, insieme a Diageo, HP, Cadbury, Adidas, Mars, Deutsche Bank e Lidl che hanno tutti ritirato le loro campagne in risposta all’articolo apparso sulla prima pagina del giornale.  Adidas ha definito la situazione “completamente inaccettabile”, mentre Mars ha affermato: “Non faremo pubblicità su YouTube fino a quando non ci saranno misure di salvaguardia”. Anche Diageo ha dichiarato un “arresto immediato delle sue attività pubblicitarie su YouTube”. Molti dei video esaminati nel report erano stati pubblicati dai bambini stessi, compresi filmati innocenti che mostravano ragazze giovani che si riprendevano in intimo, sul letto e in altre situazioni quotidiane.

Crisi di brand safety

Aggiungendo un ulteriore dimensione all’attuale crisi legata alla brand safety di Google, il documento ha osservato che gli algoritmi di YouTube suggerivano anche le clip simili - tra cui una che mostrava bambini nudi in una vasca da bagno e che la sezione commenti a tali video era stata “utilizzata da pedofili” per fare osservazioni predatorie. Commentando il rapporto, un portavoce di YouTube ha dichiarato: “Non ci dovrebbero essere annunci pubblicitari in esecuzione su questi contenuti e stiamo lavorando con urgenza per risolvere il problema. Nel corso dell’ultimo anno, abbiamo lavorato per garantire che YouTube sia un luogo sicuro per i marchi. Anche se abbiamo già apportato numerosi cambiamenti significativi in termini di prodotti, politiche, enforcement e controlli, continueremo a migliorare”.

Ulteriori misure di protezione

Durante il Brandcast, Harris aveva anche sottolineato una serie di aggiornamenti di prodotto che YouTube implementerà per contrastare il problema. Il primo di questi cambiamenti, ha spiegato, ha coinvolto il blocco dei commenti inappropriati - o nelle parole di Harris “predatori”- sui video con i minori e persino il blocco totale di questi ove necessario. Il secondo passo è una collaborazione con il Centro nazionale per i bambini scomparsi e sfruttati (NCMEC) che ha riferito commenti di questa natura, nonché comportamenti illegali, riscontrati sulla piattaforma.

Non è la prima volta

Dunque YouTube ricasca su uno dei temi più dibattuti nell’intero arco di quest’anno. L’affaire aveva avuto inizio la scorsa primavera con diversi advertiser che avevano deciso di sospendere le relazioni commerciali con la piattaforma, tra cui AT&T e P&G, per via dell’associazione dell’advertising a contenuti terroristici o comunque inappropriati. Da allora la piattaforma ha preso una serie di provvedimenti, incluso un nuovo algoritmo di machine learning, e assunto nuove persone per monitorare i contenuti. Evidentemente ciò non è bastato e ora lo scandalo si allarga a contenuti offensivi per i minori, promettendo di generare un nuovo terremoto in tutto il mercato advertising.

Il commento di Dario Caiazzo, managing director di Teads Italia

DailyNet ha raccolto un commento di Dario Caiazzo, managing director di Teads, sul tema brand safety. «Sono anni che cerchiamo di evangelizzare il mercato sull’importanza di sostenere una clean advertising.  È chiaro che la natura “user generated” di alcune piattaforme renda il controllo più complicato, ma qualcosa va fatto, altrimenti a pagarne le conseguenze sarà tutta la industry. È un dovere soprattutto etico utilizzare tutte le tecnologie disponibili per garantire un ambiente safe alla pubblicità», ha dichiarato Dario Caiazzo al nostro giornale.