Autore: Redazione
22/05/2017

Linkontro Nielsen si chiude con l’analisi dello scenario economico italiano: stabilità e crescita moderata. Ma non basta

Il tema dell’agilità è sempre più centrale. Nell’epoca della rivoluzione industriale 4.0 il cambiamento, la trasformazione digitale e la reattività delle aziende diventano elementi necessari per garantire la sopravvivenza sul mercato

Linkontro Nielsen si chiude con l’analisi dello scenario economico italiano: stabilità e crescita moderata. Ma non basta

Giù il sipario dell’edizione 2017 de “Linkontro”, l’appuntamento annuale organizzato da Nielsen che riunisce le aziende e i protagonisti del largo consumo, dedicato al mondo della distribuzione, dell’industria di marca, della comunicazione e dei servizi. Un evento che negli anni è diventato una tradizione, un punto di partenza per affrontare le nuove sfide dei mercati. Ma anche un’occasione preziosa per conoscersi, confrontarsi e individuare opportunità e possibili collaborazioni. La seconda e densissima giornata ospitata dal Forte Village di Santa Margherita di Pula, nei pressi di Cagliari - ha definito nel dettaglio i trend di crescita e di innovazione del mercato, fornendo, al contempo, un quadro dello scenario economico italiano che, nonostante tutto, procede positivamente di due punti percentuali. Il tema dell’agilità è sempre centrale, poiché nell’epoca della rivoluzione industriale 4.0 il cambiamento, la trasformazione digitale e la reattività delle aziende diventano elementi necessari per la loro sopravvivenza.

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Francesco Daveri, professore di Politica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza

Stabilità, crescita moderata, salari bassi

A inaugurare la giornata è stato Francesco Daveri, professore ordinario di Politica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, che ha descritto uno scenario caratterizzato da una sopravvenuta stabilità e da una crescita moderata del mercato. «La forbice dei prezzi-salari, nel 2017, sembra aver cambiato segno - ha spiegato -, tanto che il Pil è stimato al +1%, così come l’inflazione, che producono un dato combinato intorno al 2%. Tutti dati modesti ma positivi. Dove risiedono, allora, le difficoltà? Sicuramente sul fronte del lavoro e in relazione al peso fiscale che grava sulle aziende. Il mercato del lavoro, infatti – ha spiegato Daveri- migliora lentamente, ma i salari non aumentano abbastanza da compensare l’incremento dei prezzi. Il potere d’acquisto delle famiglie è minato dall’inflazione. Più persone all’interno del nucleo familiare oggi sono impegnate, ma con una bassa retribuzione il carrello risulta scarsamente riempito». I dati presentati da Nielsen nella conferenza stampa d’apertura avevano anticipato la possibile diminuzione del volume nei consumi nel 2017, elemento compensato, tuttavia, dall’aumento dei prezzi: quindi, i consumi dovrebbero confermarsi in continuità con il trend positivo del 2016. Certamente l’aumento dell’Iva sarebbe un’ulteriore difficoltà per questo delicato momento; come anche le manovre politico-economiche annunciate dalla Casa Bianca dal Presidente Donald Trump.

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Elio Catania, Presidente di Confindustria digitale

Pmi in difficoltà

Come per le famiglie, il momento di difficoltà continua anche per le Pmi italiane, con il costo del lavoro che va a incidere sensibilmente sugli utili. Senza un adeguato supporto in questa direzione, ovviamente, appare difficile, se non impossibile, investire nel futuro. «L’Italia fatica a cogliere le opportunità derivanti dall’innovazione - ha aggiunto Daveri -, basti pensare che gli investimenti delle aziende sono pari a quelli del 1937». La descrizione dello scenario è proseguita con l’intervento di Elio Catania, Presidente di Confindustria digitale. «Per crescere è necessario investire - ha esordito -, ma siamo indietro. Dobbiamo discutere di come ridisegnare l’economia del nostro paese. Qual è la velocità con cui potremmo recuperare il gap negli investimenti? Utilizziamo 25miliardi di euro in meno di quanto dovremmo per essere al pari con il resto dell’Europa. Tutto ciò moltiplicato per gli ultimi quindici anni. Non abbiamo colto il valore strategico della trasformazione digitale a tempo debito. I tempi del ciclo del business si sono accorciati moltissimo. E la sfida del cambiamento veloce è, quindi, necessaria per la sopravvivenza. Nel 2015, infatti, il 33% delle aziende fallite non aveva un sito web» ha aggiunto Catania.

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Giovanni Fantasia, ad Nielsen Italia

Paura del cambiamento

Le paure sono tipiche dei momenti di cambiamento. E sono sempre le stesse quando arriva un momento in cui va in scena una rivoluzione industriale, che nel nostro caso è 4.0, digitale. Bisogna avere, quindi, il coraggio di osare e trasformare. «Il 2016 è stato un anno chiave – ha sottolineato Catania -, non ho mai visto un piano così completo e centrato sulla trasformazione digitale come il Piano Calenda. Il management del paese si è messo finalmente in discussione e il 2017 può essere l’anno della presa di coscienza, per tutti noi, che è davvero arrivato il momento del cambiamento. La difficoltà nell’essere “agili” non sta, allora, nel fare un nuovo piano industriale, ma nell’attuarlo».