Autore: Redazione
13/03/2017

Lavazza al Mia Photo Fair con “We Are What We Live”

Il brand è presente alla mostra con le immagini di Denis Rouvre per il Calendario 2017

Lavazza al Mia Photo Fair con “We Are What We Live”

La settima edizione del Mia Photo Fair, che coinvolge artisti, galleristi e pubblico da tutto il mondo, si conferma uno degli appuntamenti di maggior rilievo nell’ambito della fotografia d’autore: fino a oggi, infatti, nello spazio di The Mall, oltre agli editori specializzati, si confronteranno con le tendenze legate all’immagine anche 80 gallerie provenienti da 13 nazioni diverse. Dal 1993, anno del primo, leggendario Calendario firmato da Helmut Newton, Lavazza si è legata alla fotografia d’autore, scegliendo questo linguaggio universale per rappresentare nel mondo la propria identità, affidando i Calendari e le campagne pubblicitarie a veri artisti della fotografia contemporanea. 
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A sottolineare ulteriormente quest’attenzione verso le arti visive, negli ultimi anni l’azienda ha sostenuto le manifestazioni artistiche internazionali più importanti in questo settore. Ed è proprio condividendo importanza del linguaggio fotografico come strumento di comunicazione internazionale che Lavazza si riconferma partner del Mia, accompagnandolo fin dai suoi esordi: dopo la personale dedicata lo scorso anno a Mario De Biasi, quest’anno il Caffè Artistico Lavazza parlerà attraverso le immagini di Denis Rouvre e il progetto “We Are What We Live”, realizzato dal fotografo francese per il Calendario Lavazza 2017. Si tratta del terzo capitolo di un viaggio lungo 13 mila chilometri firmato da Lavazza e Slow Food per conoscere oltre 350 Earth Defenders, i Difensori della Terra: dopo l’Africa con Steve McCurry e l’America del Sud con Joey L. questo terzo approdo in Asia, firmato da Rouvre, porta al centro degli scatti l’uomo e il suo rapporto simbiotico con l’ambiente: le dodici immagini in mostra al Mia sono la rappresentazione perfetta di entità inscindibili, metà uomo e metà ambiente, come se tra un territorio e chi lo abita, storia, voce e visioni fossero univoche.