Autore: Redazione
22/06/2017

L’arte della collaborazione musicale al Festival di Cannes 2017: come costruire un brand attraverso il suono

Al Festival di Cannes, Ryan Seacrest ha affrontato questa tematica in una conversazione con due icone del settore Music Entertainment - John Sykes, president entertainment enterprises iHeartMedia e co-fondatore di MT e Scott Borchetta, fondatore, presidente e ceo di Big Machine Label Group

L’arte della collaborazione musicale al Festival di Cannes 2017: come costruire un brand attraverso il suono

dalla nostra inviata a CANNES, Anna Maria Ciardullo

Oggi gli artisti trascorrono la maggior parte del loro tempo a occuparsi di branding - dall’elaborare la propria immagine a curare i contenuti di marca con i loro collaboratori - anche se in realtà producono musica. E le grandi marche stanno investendo enormi cifre per la commercializzazione della musica. Sull’Inspiration Stage del Festival di Cannes, Ryan Seacrest ha affrontato questa tematica in una conversazione con due icone del settore Music Entertainment - John Sykes, president entertainment enterprises iHeartMedia, co-fondatore di MTV e precursore dell’intersezione di artisti e brand  negli anni Ottanta e Scott Borchetta, fondatore, presidente e ceo di Big Machine Label Group.

«Il valore della musica comincia dalla possibilità che da ai brand di iniziare una conversazione che può essere globale e dare uno scossone alla cultura», spiega Sykes.

Il suono ha un potenziale indiscusso nel creare impressions. Basta prendere in considerazione i frammenti sonori nella nostra vita: immaginiamo Rocky senza musica, uno spot per un pc senza il gingle di Intel Inside e così via. Il suono attiva il richiamo e le reazioni. È molto simile a un buon design visivo o industriale e ha anche la capacità di trasmettere valore e rafforzare la reputazione di marca. Ma cosa fa la differenza quando si parla di sound brand building? Chiede Seacrest. «Ciò che rende un’idea sensazionale è la sua scalabilità, ci sono migliaia di stazioni radio nel mondo e altrettanti canali di diffusione, quindi la musica può raggiungere un’audience immensa. La chiave è l’audio, le persone possono seguirlo ovunque anche facendo altro», continua Sykes. «E la cosa ancora più interessante a mio avviso è che la sua potenza non cambia se abbinata al video, il video non distrae dalla musica ma ne amplifica la risonanza», aggiunge Borchetta.

Il suono ha un legame diretto con le parti razionali ed emotive del nostro cervello. Per esempio, il suono del vento leggero in un campo fiorito è più di una sensazione - una cosa calma e rilassante, magari anche terapeutica. Siamo esposti a centinaia (a volte migliaia) di suoni ogni giorno. I nostri cervelli sono capaci di selezionare quelli che meritano una risposta - di solito quelli che sono legati a un beneficio o sono vitali per la nostra sopravvivenza. Molti dirigono i nostri sentimenti, pensieri, azioni e discorsi. Il suono agisce come un filtro attraverso il quale sperimentiamo e comprendiamo il nostro mondo. Collegare marchi e benefici attraverso l’uso intenzionale di musica, suono, voce e silenzio è la via per innovare.

«La musica è un business della fantasia, un posto ispirazionale che muove le persone attraverso le emozioni. Introdurre la musica nel branding è vantaggioso ma introdurre i brand nel nostro business è una grossa sfida, perché c’è sempre il rischio che l’advertising possa snaturare questa magia e quindi deve essere elegantemente integrato affinché funzioni come un plus e non come un interruzione - continua Sykes -. Il miglior modo per introdurre un prodotto è farlo presentare da un artista che abbia un vero contatto con quel prodotto, che lo utilizzi davvero nel suo quotidiano o che abbia una connessione speciale con esso, è culturalmente corretto ed è importante per avviare una conversazione reale. Una sfida importante, poi, è capire come ogni user interagisca con le piattaforme quotidianamente, in modo da investire in modo mirato e soddisfare le loro aspettative di consumo. Le streaming platform sono il futuro del business musicale», ha concluso Borchetta.