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La spesa per il Native supera ogni aspettativa di crescita e i brand ritardatari beneficiano delle migliori best practice

Autore: Redazione


Secondo un’analisi di Nativo il formato a +600% dal 2014 al 2016 e arriverà a 28 miliardi di dollari nel 2018

Gli annunci native crescono di un significativo 600% dal 2014 al 2016 e dovrebbero arrivare a 28 miliardi di dollari entro il 2018. Sono i risultati di un recente studio condotto da Nativo che mostra anche come gli early adopter delle aziende automobilistiche e di tecnologia B2B abbiano ormai stretto un rapporto consolidato con il native. Da quando questi primi utilizzatori - che includono anche industry come intrattenimento, finanza e assicurazioni - hanno adottato la pubblicità native nel 2014, le loro industry hanno visto un calo del 20% della spesa pubblicitaria: dal 57% del 2014 al 37% del 2016. I dati indicano anche che oggi i fast mover, inclusi business, CPG, viaggi, food e bevande, sono giunti tardi al native, ma beneficiano delle best practice precedenti. “Quello che ci ha più sorpreso dello studio è come all’interno di specifici vertical, l’adozione tra i più importanti inserzionisti competitor varia molto “, ha dichiarato Justin Choi, chief executive officer di Nativo. “Ad esempio, mentre uno o due marchi importanti all’interno di una categoria hanno abbracciato subito il native come parte della loro strategia digitale più ampia, sperimentando chiari successi, un altro marchio competitor ha aspettato più tempo per investire in strategie native anni dopo i concorrenti”.

I migliori vertical

Lo studio mostra anche quali vertical stanno performando meglio. CPG, intrattenimento, viaggi, cibo e bevande e B2C tecnologici stanno vedendo i livelli più elevati di engagement da annunci nativi rispetto ad altre industry. “Ciò spiega come all’interno dei vertical, la volontà di un inserzionista di esplorare nuovi formati e canali può variare ampiamente sulla base della cultura aziendale, dei valori e di altre priorità che interessano il brand”, ha detto Choi. “Questo aiuta a spiegare perché alcune categorie con una rapida crescita guidata da utilizzatori precoci abbiano rallentato mentre altri vertical siano aumentati rapidamente con un tasso di adozione più elevato”.

Discipline separate

La relazione si concentra sugli annunci nativi, che sono solo una parte di una strategia di marketing multilivello, ma si chiede se pubblicità nativa, contenuti sponsorizzati e influencer marketing, visti da molti come discipline separate, stiano iniziando a fondersi. “In futuro è prevedibile, ma oggi ognuno di loro mantiene caratteristiche molto distinte come discipline di marketing separate, senza però escludersi reciprocamente”, ha detto Choi. “Il native continua a evolversi come termine ombrello utilizzato per definire formati in-feed nativi e non nativi ed erogazioni basate su contenuti ad alto impatto con publisher premium ben definiti. Gli influenzatori possono creare contenuti sponsorizzati e pubblicare quel contenuto in posizionamenti nativi su diverse piattaforme per generare reach. Così è facile che queste discipline si uniscano perché in una certa misura - per motivi di scala - sono sempre più fluidi e confluiscono tra loro”. Per quanto riguarda però le strategie di marketing richieste per gestire queste discipline, le tre tecniche rimangono separate. “Da una prospettiva tecnologica, vedremo che queste iniziative si trovano sempre più in una strategia tecnologico olistica, ma lungo la catena di fornitura rimangono funzioni distinte”, ha detto Choi.

I social e il native

Mentre gli annunci native e i contenuti stanno crescendo rapidamente, i like di Facebook stanno spingendo gli annunci social come alternativa a una portata nativa sempre più ridotta. Altre piattaforme offrono ancora grandi opzioni di contenuto nativo. Brand su Snapchat hanno ottenuto un ritorno d’investimento considerevole grazie a contenuti nativi, sempre secondo lo studio. “Il native è agli esordi e gli editori stanno ancora lottando con i formati e la monetizzazione”, ha detto Choi. “Nel caso di Facebook, è stata incoraggiata prima un’adozione con esposizione gratuita e restrizioni minime, poi sono usciti lentamente i prodotti con aggiustamenti in corso d’opera in base ai risultati. Snapchat seguirà questa tendenza e i costi di esposizione del marchio aumenteranno nel tempo. Detto questo, i buoni contenuti saranno sempre ricompensati dai consumatori “, ha concluso Choi.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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