Autore: Redazione
07/02/2017

La percezione e consapevolezza in rete: da Ipsos e Save The Children la fotografia di uno scenario preoccupante

Un’analisi inedita che mette in evidenza il comportamento superficiale dell’utenza a ogni livello: poca “manutenzione”, scarsa protezione, praticamente nessuna differenza tra adulti e giovani

La percezione e consapevolezza in rete: da Ipsos e Save The Children la fotografia di uno scenario preoccupante

Adulti e ragazzi vivono una vita sempre più social, con una media di più di 5 profili a testa, e sono sempre più connessi via smartphone (il 95% degli adulti e il 97% dei ragazzi ne possiede uno), ma sono quasi del tutto inconsapevoli delle conseguenze delle loro attività in rete: sanno che mentre navigano i loro dati vengono registrati (i due terzi sia degli adulti che dei ragazzi) anche se non sanno esattamente quali; se ne dicono preoccupati (l’80% di entrambi i gruppi di riferimento), ma hanno ormai interiorizzato l’idea che la loro cessione sia il giusto prezzo per essere presenti on line e accedere ai servizi che interessano loro (circa il 90% di tutti coloro che consentono ad un’app l’accesso ai propri contatti). Questo lo scenario che emerge dalla ricerca inedita di IPSOS per Save the Children su “Il consenso in ambiente digitale: percezione e consapevolezza tra i teen e gli adulti”, diffusa alla vigilia del Safer Internet Day, la giornata annuale per la promozione di un utilizzo sicuro e responsabile delle tecnologie digitali. Right here right now La ricerca rivela inoltre come vi sia scarsa cura della propria storia online sia per quel che concerne gli adulti sia per quel che riguarda i ragazzi, che non prevede una “manutenzione” costante dei propri profili e che sembra quasi esasperare l’importanza esclusiva dell’essere “presente qui e ora”: circa 9 su 10 non compiono azioni efficaci per proteggere la propria immagine online, come cancellare post passati (solo il 18% dei ragazzi e il 14% degli adulti l’ha fatto almeno una volta), togliere il tag del proprio nome da una foto postata online (lo fa solo il 12% di entrambi i gruppi di riferimento) o bloccare qualcuno su Facebook o WhatsApp (a compiere una simile azione ci pensa solo il 19% dei ragazzi e il 16% degli adulti). “consenso implicito” Il 75% degli adulti e il 72% dei ragazzi intervistati crede che non sia mai sicuro condividere online foto e video intimi e riservati. Per il 67% dei primi e per il 65% dei secondi, se un contenuto condiviso con qualcuno dilaga in rete, la responsabilità è soprattutto di chi lo diffonde; il 67% e il 68% ritengono, altresì, che la colpa sia di chi in seguito lo condivide in modo allargato e non autorizzato. Ben l’81% degli adulti e il 73% dei ragazzi pensano che vi sia una sorta di “consenso implicito” alla diffusione, nel momento in cui qualcosa viene condiviso online anche se non con una sola persona. quello che conta è la condivisione, l’info di qualità non è percepita Il 23% degli adulti e il 29% dei ragazzi, invece, sono convinti che sia sempre sicuro condividere foto o video intimi online perché “lo fanno tutti”, mentre il 41% degli adulti e il 44% dei ragazzi, benché consapevoli dei rischi, ritengono che a volte non si abbia nessuna scelta alternativa. Quando si tratta di valutare l’attendibilità di una notizia, per il 78% adulti e 73% ragazzi la prudenza è d’uopo, ma per contro il 43% dei minori e il 37% degli adulti basano il proprio giudizio sulle condivisioni che quella notizia riceve. “I risultati che emergono dalla ricerca dimostrano che adulti e ragazzi condividono le stesse conoscenze, gli stessi livelli di consapevolezza delle conseguenze dei loro comportamenti. Si tratta di un dato preoccupante se pensiamo che proprio gli adulti dovrebbero esercitare un ruolo di guida certa in un contesto complesso e in continua evoluzione, come quello del mondo e delle tecnologie digitali”, spiega Raffaela Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.