Autore: Redazione
24/03/2017

Il Sole 24 Ore: possibile CdA per il bilancio il 29 marzo. DiSource creata forse ad hoc per le diffusioni

Il presidente del Gruppo, Giorgio Fossa, ha confermato ieri che il Consiglio per i conti dello scorso anno si terrà entro fine mese. Intanto, dalle indagini della Procura, nelle quali è coinvolto anche l’ex direttore Roberto Napoletano, emergono altre novità sui canali distributivi delle copie

Il Sole 24 Ore: possibile CdA per il bilancio il 29 marzo. DiSource creata forse ad hoc per le diffusioni

IlCdA del Sole 24 Ore per l’approvazione del bilancio 2016 sarà convocato entro la fine del mese. Lo ha detto ieri il presidente del Gruppo, Giorgio Fossa, a margine del Consiglio Generale di Confindustria, nell’ambito del quale lo stesso Fossa ne ha illustrato il Piano Industriale fin qui svelato e, cioè, il 20 febbraio e il 20 marzo scorsi. Trova conferma, quindi, l’ipotesi avanzata da DailyMedia che il Consiglio del Gruppo di cui è a.d. Franco Moscetti si possa tenere appunto entro questo mese, mettendo poi quindi la stessa Confindustria, che lo controlla al 67,5%, di convocare il Consiglio Generale straordinario che dovrà varare il promesso aumento di capitale: a proposito del quale, per altro, il presidente dell’associazione degli industriali, Vincenzo Boccia, ancora due giorni fa, ha detto di non sapere quale cifra potrà essere stanziata, anche se si parla di 60-70 milioni di euro. Il CdA del Sole 24 Ore si terrà quindi sicuramente la prossima settimana, più probabilmente il 29. Ma, fino a ieri nel tardo pomeriggio, appunto, non era stato stabilito ancora niente.

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Roberto Napoletano

Le coppie multiple digitali e DiSource

Intanto, sempre ieri, sono emerse - riportate per esempio dal Corriere della Sera e dal Fatto Quotidiano - altre novità sulla questione delle copie multiple digitali, stralciate dall’interrogatorio della Procura di Milano, che sta indagando sul caso per false comunicazioni sociali, appropriazione indebita e aggiotaggio, con Filippo Beltramini, dipendente della DiSource Ltd, di cui si è avvalso il Gruppo per la diffusione in blocco delle citate multiple digitali, le cui rilevazioni sono state poi bloccate da ADS. Beltramini avrebbe raccontato che l’allora direttore Roberto Napoletano, a dire del manager Alberto Biella (ex responsabile diffusioni e vendite del Sole 24 Ore, ndr), sapeva o, almeno, non poteva non sapere, perché partecipò alle riunioni sulle copie digitali gonfiate. “Riunioni pirotecniche”, vengono definite. La stessa DiSource, per gli investigatori, era stata creata ad hoc (con un investimento di 82mila sterline messe proprio dal Sole 24 Ore) per consentire al quotidiano “di procedere a un incremento dei propri dati diffusionali”, e aveva come cliente principale (se non unico) la società di via Monte Rosa. “Non ho mai interamente compreso come mai quest’ultima abbia puntato in maniera rilevante sulla diffusione di copie digitali a bassa marginalità. Quello che ritengo di aver capito è che detta strategia era incentrata a far crescere la certificazione delle medesime copie effettuata dalla società ADS. In sintesi, il Gruppo perdeva 0,08 euro a copia”. Senza contare che, come noto, gli elenchi forniti “erano implementati da dati non veritieri”. Alla fine sono stati 300 gli abbonamenti veramente attivati. A Beltramini era stato dato anche un bonus da “10mila sterline” per trovare 100 nominativi di utenti realmente esistenti “per dare parvenza di regolarità”. Dagli atti – sempre stando a quanto riferiscono i quotidiani - emerge anche un piano per raggiungere gli oltre 2 milioni di copie. Nel 2014 erano state comprate 125 carte di credito prepagate su cui avrebbero dovuto essere caricati i soldi del Sole 24 Ore per comprare abbonamenti. Un’ idea, a dire sempre di Beltramini, venuta ad Arioli (Massimo Arioli, già direttore amministrativo del Sole 24 Ore, ndr) e Biella. Con ogni carta si sarebbero dovuti acquistare 50 abbonamenti, ogni abbonamento avrebbe dato diritto a 359 copie all’anno. E l’ investimento del Sole 24 Ore sarebbe dovuto essere pari a oltre un milione di euro. Un piano non attuato perché il raggiungimento di un tale risultato “in un mercato saturo sarebbe stato molto sospetto”.  Napoletano, però - sempre in base a quanto riportato - partecipava anche ad altre riunioni. Una volta che la DiSource aveva ottenuto il primo contratto (dicembre 2012) e dopo le dimissioni (aprile 2013) di Arioli, che diventerà per gli inquirenti “socio occulto” della DiSource stessa, partecipa a tutti i CdA.

Copie al macero ed Edifreepress

“Il Sole 24 Ore non era interessato a quante copie effettivamente venissero promosse, bensì alla sola fatturazione. In tal senso riconosceva comunque il corrispettivo pattuito di 0,30 euro su tutte le copie da promuovere indipendentemente dalla consegna ai clienti finali – ha raccontato agli inquirenti Massimiliano Massimi, amministratore della Edifreepress di Roma (altra società che si occupava della distribuzione di copie del Sole 24 Ore, sempre secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, ndr) - ovvero a prescindere dal fatto che venissero successivamente inviate al macero”. Questo, perché gli veniva chiesto dal Sole 24 Ore - a suo dire per ordine di Sebastiano Renna dell’ area Diffusione e Logistica (Linkedin lo definisce responsabile Canale Edicola e Logistica del Sole 24 Ore, ndr) - un numero “spropositato di copie e la quasi totalità fatalmente appunto finiva al macero”. Del resto alla società di via Monte Rosa sembra non interessassero neanche i soldi. Massimi svela come dal Sole 24 Ore lo scorso 27 dicembre gli fu chiesto “di emettere note di credito nei confronti del Sole 24 Ore stesso per tutte le fatture emesse da Edifreepress da gennaio a luglio per il solo servizio promozionale, senza chiedere la restituzione delle somme”. Oggi, infine, dovrebbe esserci l’udienza davanti al Tribunale del Riesame di Milano per discutere il ricorso contro il sequestro di documenti presentato dall’ex a.d. Donatella Treu, indagata nella citata inchiesta della Procura.