Autore: Redazione
04/10/2017

Iab Tech Lab propone una serie di soluzioni per tutelarsi dall’Intelligent Tracking Prevention di Apple

Dopo la lettera aperta, firmata da 6 associazioni, tra cui IAB, la divisione ha studiato la nuova feature per il browser Safari e ha fornito due alternative - una a breve termine e una a lungo termine - con cui continuare a fare marketing sui device di Cupertino

Iab Tech Lab propone una serie di soluzioni per tutelarsi dall’Intelligent Tracking Prevention di Apple

Il lancio della nuova versione di iOS (e MacOS) ha fatto storcere il naso a molti operatori del mercato pubblicitario. La nuova funzione “Intelligent Tracking Prevention”, infatti, è stata considerata un vero bastone tra le ruote da tutti quegli advertiser che sfruttavano Safari per consegnare le proprie inserzioni agli utenti. Ora, infatti, ai player di terza parte è stato impedito il tracciamento degli user per un periodo superiore a 24 ore da quando è stata effettuata la visita al sito. È stata perfino recapitata ad Apple una lettera aperta firmata da ben 6 associazioni, tra cui IAB, ANA e AAF, in cui si accenna a un sabotaggio verso la industry pubblicitaria. Come funziona l’Intelligent Tracking Prevention Safari impedirà la condivisione di cookie tra prime parti e terze parti, in sostanza, Apple vuole negare la possibilità che un evento di prima parte (una visita al sito) possa stabilire un cookie a lungo termine che possa essere letto in un contesto di terza parte. Dopo 24 ore dalla più recente interazione con il portale che ha attaccato il cookie, lo stesso verrà reso inutilizzabile in contesti di terza parte; 30 giorni dopo l’ultima interazione con il dominio, il cookie payload verrà espulso (i giorni vengono contati sugli accessi a Safari). I dettagli sul funzionamento della feature non sono stati ancora pubblicati dall’azienda, ma IAB si aspetta che “Le prime parti avranno i permessi per leggere e scrivere sui cookie, le terze parti potranno solo leggerli, e le terze parti segnalate come tracker avranno accesso solo alla lettura e per un tempo limitato a 24 ore dopo l’ultima interazione dell’utente con la prima parte”, si legge in un blogpost. Il rimedio a breve termine IAB ha individuato alcuni approcci per tamponare nel breve termine le carenze nel campo della reach, del targeting e delle misurazioni a cui editori, buyer e piattaforme tecnologiche si affacceranno per via del cambiamento di Safari. Un approccio a breve termine deve stabilire un asset di prima parte e il continuo aggiornamento di questo (in opposizione alla tendenza alla sincronizzazione delle terze parti). Le relazioni di sincronizzazione devono cambiare, e le tecniche per modificarle devono basarsi su: una sincronizzazione a intervalli corti che renda disponibili gli asset di prima parte in 24 ore; una sincronizzazione eseguita passivamente utilizzando i campi header http, on-page script, o altri approcci probabilistici che sviluppino gli ID per i device; una richiesta attiva di sincronizzazione attraverso dati user-provided come indirizzi email o un’autenticazione esplicita. Mentre la sincronizzazione dei dati dovrà verosimilmente sopravvivere in qualche forma, non è chiaro in quale relazione sia, nella pratica, con i metodi di sincronizzazione delle terze parti utilizzati ad oggi”, spiega il blogpost. Il rimedio a lungo termine Questa soluzione è soggetta alla fluidità e all’imprevedibilità del mercato e dell’ecosistema, ma IAB ha provato comunque a individuare delle possibili strade per mitigare l’impatto dei cambiamenti di Safari e sostenere strategie di marketing di valore: “Sviluppare un comune e consolidato ID diretto verso un singolo dominio. Questo può essere realizzato attraverso redirect, un approccio alla piattaforma che ha l’obiettivo di stabilire un’esperienza sign-on attraverso diversi utenti loggati sui domini, client-mediated o basato sul browser. Questo approccio può abilitare a una sufficiente frequenza d’aggiornamento all’interno della finestra delle 24 ore in modo da rimanere in qualche modo persistente, ridurre la frammentazione e il bisogno di intensive risorse per servizi di ID syncing che disturberebbero il tamponamento a breve termine, e posizionare meglio la industry per l’adesione alle regole imposte dal GDPR. Oltre a controllare gli utenti attraverso un matching deterministico cross-device. Lavorare sui browser attraverso ID standard simili a quelli pubblicitari sui dispositivi mobile che potrebbero essere sostituiti ai cookie per l’identificazione degli endpoint degli utenti e rimpiazzare i cookie per segnare gli user. I browser potrebbero proporre interfacce per resettare l’ID. Questo potrebbe consegnare agli utenti un maggior controllo sulla gestione della propria privacy e supportare l’ecosistema dell’advertising e dei solution providers, incluso un supporto per l’opt.in e per l’opt-out per utenti con service providers specifici”, spiega nel blogpost Dennis Buchheim, SVP & General Manager, IAB Tech Lab.