Autore: Redazione
23/06/2017

Si parla sempre più spesso di AI, ma che cos’è? Lo spiega Tim Urban al Festival di Cannes

L’autore del libro “Wait But Why”, invitato in un panel organizzato da Teads, ha tracciato una panoramica su una delle tecnologie più in voga nel settore dell’advertising. Siamo solo ai primi passi, quando si evolverà sarà in grado di pensare come, o addirittura anche meglio, di quanto facciano gli uomini

Si parla sempre più spesso di AI, ma che cos’è? Lo spiega Tim Urban al Festival di Cannes

dal nostro inviato a CANNES, Francesco Lattanzio

La tecnologia ha preso una curva evolutiva estremamente rapida. Gli sviluppi degli ultimi 150 anni corrispondono a quelli del periodo trascorso tra il 1750 d.C. e il 12.000 a.C. «Luigi XV, se fosse stato trasportato a Cannes, oggi, probabilmente sarebbe svenuto davanti a tutti questi cambiamenti», spiega Tim Urban, autore del libro “Wait But Why”, durante uno speech organizzato da Teads. La parabola nel breve futuro continuerà la sua impennata, «tanto che tra 30 anni potrebbe essere tutto diverso», continua.

Cosa ci suggerisce questo riguardo al futuro?

Tanti campi della vita umana verranno rivoluzionati: la virtual reality, secondo alcune ricerche presentate dall’Università di Oxford, pervaderà l’industry cinematografica, l’uomo potrà saltare da un pianeta all’altro, le micro-tecnologie subiranno grossi miglioramenti così come l’ingegneria genetica, e verranno create interfacce che mostreranno connessioni tra cervello e macchine. «Ma quello che mi fa più credere in questa curva di sviluppo tecnologico è l’Artificial Intelligence», rivela Urban.   

Cos’è l’AI?

Spesso viene associata ai robot, ma i robot sono solo un meccanismo che contiene l’algoritmo. In realtà, è un software costruito per prendere decisioni intelligenti o fare previsioni accurate davanti a un problema e può essere suddivisa in tre categorie: l’Artificial Narrow Intelligence (ANI), l’Artificial General  Intelligence (AGI) e l’Artificial SuperIntelligence (ASI). Gli smartphone contengono, nelle varie applicazioni, molti sistemi di ANI. Questi riescono a svolgere una sola funzione (per esempio, sono giocatori di scacchi incredibilmente bravi, ma niente più), l’AGI ha lo stesso tipo di quella umana anche se gli mancano creatività ed emozioni, l’ASI invece è come gli umani ma molto piu intelligente.

Il mondo odierno è pervaso dall’ANI, è nei telefoni, nelle macchine, nei videogiochi, nei comparatori di prezzi. Anche se spesso non ci si accorge che l’AI sia dietro a queste cose. «Nei prossimi 8 anni ci saranno grosse rivoluzioni, e il gaming può aiutare a capire a che velocità: nel 1996 Deep Blue ha battuto Kasparov a scacchi, nel 2016 Alpha Go ha battuto Sebol a Go, nel 2017, Liberatus ha battuto i campioni di poker. I campi di complessità su cui si muove con successo l’AI sono sempre più vasti». E ancora, «le macchine di Tesla all’inizio facevano fatica, investire un cerbiatto faceva notizia, ma dopo questo non ne ha più investiti. Le macchine di Tesla hanno guidato per 220.000.000 ore. JP Morgan ha usato l’AI per esaminare i contratti da proporre ai clienti e ha risparmiato 340.000 ore ai lavoratori, il tutto senza commettere errori», spiega ancora Urban.

È il sogno dei capitalisti o l’incubo dei lavoratori?

Uno studio di Oxford dice che il 47% dei lavori spariranno entro il 2025. «Questo discorso, però non coinvolge solo i lavori, ma anche i compiti all’interno del lavoro. In realtà quindi tra il 10 e il 15% dei lavori verranno rimpiazzati, verranno invece risparmiati ai lavoratori umani alcuni compiti all’interno del proprio lavoro. Nell’advertising, i brand si concentrano sulla preparazione di ads uniche e aderenti ai loro valori, e questo non sarà sostituibile dall’intelligenza artificiale. Questa tecnologia sarà invece un supporto utile a potenziare molti altri lavori. Compariranno poi diversi altri lavori all’interno di wellness, biotech, VR AR, IoT, cybersecurity».

AGI e ASI

«Entro il 2040 entrerà in gioco l’AGI. L’ANI può fare quello che viene pensato ma non quello che umani e animali fanno senza pensare. A livello di software l’AGI arriverà a copiare il cervello, a emularne collegamenti neuronali e struttura, a plagiare l’evoluzione, alla programmazione genetica, all’auto miglioramento e allo sviluppo degli stessi computer su cui sono installati i suoi algoritmi», dice indicando alcune sue ricerche. Per l’ASI, invece, bisognerà aspettare il 2060: «Ho contattato diversi esperti del settore, e gli ottimisti sono più dei pessimisti. La maggioranza di questi dice che la sua potenza, nettamente superiore a quella umana, permetterà di risolvere i problemi che affliggono la nostra razza», conclude.