Autore: Redazione
30/01/2017

Cookie, Loguercio, founder di FIND: «A volte la profilazione è eccessiva, ma è necessaria per fare pubblicità»

Termina con il contributo di Marco Loguercio l’inchiesta curata da DailyNet sul tema del tracciamento dei cookie e sulle possibili conseguenze per il settore qualora il progetto di riforma europeo dovesse essere approvato

Cookie, Loguercio, founder di FIND: «A volte la profilazione è eccessiva,  ma è necessaria per fare pubblicità»

Termina con l’interessante contributo di Marco Loguercio, founder dell’agenzia di search marketing indipendente FIND, l’inchiesta di DailyNet sugli effetti della proposta di legge europeo per cambiare le regole con cui vengono tracciate le informazioni online.

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Marco Loguercio

Che giudizio dà di questa nuova proposta?

Da addetto ai lavori seguo ovviamente con attenzione e interesse la questione, anche se nel caso specifico siamo ancora a una fase di proposta, difficile fare delle valutazioni prima di vedere quale sarà il testo definitivo da mandare in approvazione. Testo al quale, mi auguro, saranno chiamate a contribuire anche le associazioni di settore.

Ma oltre che essere un addetto ai lavori sono anche ad esempio un genitore e, togliendo il cappello di responsabile di un’agenzia, cerco di osservare in maniera critica fino dove si spinga la raccolta dei dati e dei comportamenti di navigazione utilizzando proprio mia figlia come “cavia”, per capire soprattutto se l’utilità dell’output possa in qualche modo essere una moneta di scambio per l’intrusività nella privacy che si deve sopportare. E, devo dire, a volte arriccio io stesso il naso: in alcune situazioni si va effettivamente un po’ oltre il dovuto. Non c’è da meravigliarsi quindi che a un certo punto la Unione europea decida di intervenire nuovamente.

Indossando infine il mio terzo cappello, quello di advertiser, essendo socio di un piccolo ecommerce che proprio grazie alla precisa profilazione delle audience da raggiungere con la pubblicità è riuscito a decollare con le vendite, forse è proprio qui che ho le preoccupazioni maggiori. Se oggi i tassi di conversione e i costi di acquisizione sono per noi decisamente buoni è proprio perché siamo riusciti a far arrivare la nostra pubblicità a chi è potenzialmente più interessato di altri ad acquistare. Il rischio è quello di dover fare un passo indietro in questa profilazione, di essere quindi meno precisi, efficaci e anche di valore per i nostri possibili clienti, andando a disperdere la nostra comunicazione e a dover quindi spendere molto di più per mantenere certi numeri.

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Secondo lei è giusto proteggere l’utenza?

Sugli obiettivi di questa riforma, sono perfettamente d’accordo che il cittadino abbia tutto il diritto di sapere come avvenga questa raccolta di dati e sia messo nella condizione più agevole non solo di informarsi ma anche di poter scegliere cosa consentire ai player del settore di tracciare, raccogliere, usare.

Perché uno dei punti chiave è proprio questo: il cittadino normale che naviga online non sa nulla o quasi dei tecnicismi dietro al tracciamento, alla raccolta, all’utilizzo a fini pubblicitari. Facciamo fatica persino noi addetti ai lavori a capire fin dove alcuni player si spingano. Il risultato è che in molti hanno effettivamente la brutta sensazione di essere “spiati” nel momento in cui, per esempio, la loro conversazione su Whatsapp su dove trascorrere il weekend diventa poi una pubblicità con un’offerta per il weekend sul loro profilo Facebook. Anche se poi, magari, quell’offerta è esattamente ciò di cui necessitano in quel momento.

Negli ultimi anni il tema della privacy ha subito una importante evoluzione

È  vero che il concetto di privacy è diventato molto relativo in questi ultimi anni, dove i social network invitano ad aprirsi al mondo: molti di coloro che si meravigliano di quanto le pubblicità siano allineate ai loro movimenti, ai loro interessi, alle loro conversazioni o alla loro posizione sono anche persone che su Facebook, Twitter o altri social network scrivono e illustrano di tutto e di più sulla loro vita privata in profili aperti a chiunque. Occorrerebbe, su questo, anche un po’ di educazione sui comportamenti da tenere sul web, quantomeno per una questione di coerenza.

Quali sarebbero le conseguenze per il settore pubblicitario?

Sulle conseguenze per l’ecosistema del mondo pubblicitario è anche qui troppo presto per fare previsioni. Si dovesse passare a una modalità opt-in, occorrerebbe capire come questa sarà presentata ai navigatori online (se la presenti loro in maniera “terroristica”, ovviamente li spaventi e non accettano) per capire le loro reazioni. Poi, ovviamente, non appena sarà fatta la legge, già molti player avranno trovato come aggirarla sia da un punto di vista tecnico che di normative. Quello che è certo è che i navigatori online, al momento di decidere se aderire o meno al tracciamento, dovranno anche rendersi conto che la non adesione al tracciamento potrebbe mettere a rischio molti di quei servizi oggi gratuiti (perché basati sulla pubblicità) che è abituato a utilizzare. Torniamo quindi al concetto di moneta di scambio: cosa sei disposto a dare in alternativa all’aprire il portafogli?