Autore: Redazione
20/12/2017

Cambia la web tax: l’imposta sulle transazioni digitali passa dal 6% al 3%

Riguarderà solo transazioni legate a servizi online (soprattutto la pubblicità) e non sarà allargata al commercio ma sarà applicata solamente alle OTT

Cambia la web tax: l’imposta sulle transazioni digitali passa dal 6% al 3%

A pochi giorni dall’approvazione della legge di bilancio 2018 in commissione alla Camera, arriva un nuovo pacchetto di emendamenti alla manovra del relatore, Francesco Boccia, che modifica la formulazione della web tax introdotta nel passaggio al Senato di cui è stato promotore il senatore Pd Massimo Mucchetti. La tassa, discussa lunedì alla camera e votata ieri, rimarrà applicabile solo alle transazioni digitali, non sarà dunque allargata all’ecommerce. Cosa cambia L’imposta sulle transazioni digitali passerà dal 6%, come fissato al Senato, a un aliquota del 3% da applicare alle transazioni legate a servizi online (soprattutto la pubblicità) che non sarà allargata al commercio ma sarà applicata solo alle grandi multinazionali come Google e Facebook (residenti e non). La stima è di un gettito nelle casse dello Stato pari a 190 milioni all’anno, limitato, ma comunque 76 milioni più alto di quanto previsto con la versione precedente. L’entrata in vigore è stabilita per il 1 gennaio 2019 in tempo per essere, eventualmente, corretta dalla web tax europea che dovrebbe essere discussa e definita nel 2018. Imprese a rischio Secondo Mucchetti, “la norma potrebbe colpire in modo pesantissimo le imprese italiane del web dimezzando l’onere a carico delle multinazionali digitali, ammesso che l’imposta sia effettivamente applicata”. Nella versione dell’emendamento approvato, come riporta il Sole24Ore, scompaiono sia le comunicazioni all’agenzia delle Entrate e dunque lo spesometro per tracciare le imprese digitali, sia il credito d’imposta riconosciuto alle imprese residenti per evitare doppie tassazioni e scompare anche il ruolo di sostituti d’imposta a carico delle banche. Non saranno comunque penalizzate le piccole imprese in contabilità semplificata e i cosiddetti minimi. Pubblicità online L’obbligo di versamento scatterà per chi avrà effettuato almeno tremila transazioni digitali all’anno. Scompare il limite relativo al valore delle compravendite, che la prima versione fissava ad almeno 1,5 milioni di euro. La base imponibile è stata valutata 6,34 miliardi, tre volte quella della pubblicità online(oltre 2 miliardi), in trend di crescita medio dell’8%. Alla pubblicità andranno, infatti, aggiunti gli altri servizi, che andranno individuati con un decreto del Tesoro entro aprile, come data analytics, cloud computing e così via. In tal modo, si è triplicato il contributo che deriva dai dati Agcom sulla pubblicità on line che dal Senato era stato soltanto raddoppiato. Il parere degli italiani Oltre la metà degli italiani, il 55%) è favorevole all’introduzione di una legge per tassare i profitti generati in Italia dai dalle OTT. Il 17,5% è contrario mentre il 27,6% ritiene che la questione non dovrebbe essere gestita a livello nazionale, semmai dall’Unione Europea. I dati emergono dal Rapporto 2017 Agi-Censis “La cultura dell’innovazione”, presentato l’altro ieri alla Camera. Altri emendamenti Altri emendamenti di Boccia propongono di allargare “il limite per gli invii postali da 2 a 5 kg a partire dal 2020” al fine implementare i servizi ecommerce su tutto il territorio. Per quanto riguarda i criteri di ripartizione dei diritti televisivi della serie A di calcio sarà aggiunto lo share televisivo certificato. Aumentano, infine, i beni digitali dell’industria 4.0 che beneficeranno del super ammortamento al 140%, tra gli altri: sistemi di gestione della supply chain finalizzata al drop-shipping nell’e-commerce; software e servizi digitali per la fruizione immersiva, interattiva e partecipativa; ricostruzioni 3D; realtà aumentata; software, piattaforme e applicazioni per la gestione e il coordinamento della logistica con elevate caratteristiche di integrazione delle attività di servizio. Arriva anche un riconoscimento sul piano fiscale del Fintech, i nuovi servizi finanziari realizzati su piattaforme digitali Peer to Peer. Sarà il Senato prima della vigilia di Natale a chiudere il cerchio e ad approvare definitivamente la legge di bilancio per il triennio 2018-2020