Autore: Redazione
06/11/2017

Affaire YouTube: una ricerca spiega come ha inciso sulla digital ad spending di P&G

Secondo un recente report di MediaRadar, tra gennaio e agosto 2017, l’azienda ha pubblicato il 20% in meno di annunci pubblicitari web rispetto all’anno precedente

Affaire YouTube: una ricerca spiega come ha inciso sulla digital ad spending di P&G

Ripulire la supply chain, migliorare le esperienze pubblicitarie, risolvere le criticità del programmatic. Sono solo alcune delle cose di cui l’advertising digitale avrebbe bisogno per prosperare. Dopo lo scandalo delle pubblicità apparse accanto a video terroristici e inneggianti all’odio su YouTube, uno dei più grandi inserzionisti del mondo, Procter & Gamble, ha ridotto il numero di siti web su cui giravano i suoi annunci di quasi il 70%, registrando il più grosso calo della pubblicità programmatica del marchio. Anche prima dello scoppio dello scandalo, il global chief brand officer di P&G, Marc Pritchard, aveva esortato l’industry a unirsi per esigere la trasparenza dei media. Per questo P&G ha inizialmente congelato le campagne di YouTube, per poi ritornare gradualmente alla pubblicità sui canali preferiti della piattaforma. Secondo un nuovo rapporto di MediaRadar, effettuato tramite il suo software di tracking degli annunci, ha scoperto che da quel momento in poi, P&G ha gradualmente ripreso a far girare i suoi annunci sul web ma non più con la stessa frequenza. Incremento graduale A maggio, il numero di siti era diminuito del 38% e a giugno solo del 7%. Nel mese di luglio, i siti sono tornati a crescere al 14% e ad agosto l’incremento è stato del 21%. Tuttavia, da gennaio ad agosto, P&G ha pubblicato i suoi annunci web il 20% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (1.251 siti web, in calo rispetto a 1.565 nello stesso periodo del 2016). “La situazione di YouTube sembrava aver spaventato P&G”, ha dichiarato Todd Krizelman, amministratore delegato e co-fondatore di MediaRadar. “Ha ridotto il numero di siti su cui giravano annunci pubblicitari - non solo con YouTube, ma in generale”. A luglio, inoltre, la company ha dichiarato che tagliando la spesa digitale di ben 140 milioni di dollari non ha avuto nessun impatto negativo sul tasso di crescita. Con questa mossa P&G ha guadagnato più trasparenza sulle sue campagne, il che ha portato a una ripresa degli investimenti. Uno stimolo alla brand safety Sempre secondo Krizelman, “Procter&Gamble è il più grande inserzionista negli Stati Uniti e uno dei più grandi al mondo. Se vogliono maggiore trasparenza, le agenzie, i fornitori e gli editori la devono fornire. Per questo motivo, i media partner sono stati costretti ad installare ulteriori misure d brand safety nel tentativo di mantenere e conquistare nuovi affari da P&G”. Solo 922 siti dei 1.565 pubblicizzati da P&G sono sopravvissuti all’abbattimento, con un carryover rate del 59%. “Agli occhi degli inserzionisti, la trasparenza è più importante che mai. I marchi chiedono maggiore trasparenza ai loro partner e tagliano i legami con coloro che non soddisfano i loro severi standard. I nostri dati mostrano che gli inserzionisti sono diventati molto più cauti con le loro campagne”, ha concluso.