Autore: Redazione
23/01/2017

Accenture Interactive, focus sulle esperienze data-driven

L’agenzia più grande del mondo secondo AdAge prosegue il percorso di consolidamento e integrazione delle sue unit puntando su talenti e acquisizioni strategiche. L’intervista al managing director Alessandro Diana

Accenture Interactive, focus sulle esperienze data-driven

L’anno di Accenture Interactive Italia comincia nel migliore dei modi: con un evento esclusivo nella cornice dell’Hotel Sheraton Djana Majestic a Milano. L’appuntamento di giovedì scorso è stato l’occasione per presentare ufficialmente i risultati della ricerca The Love Index 2016, pubblicata insieme a Fjord, unit acquisita dalla multinazionale specializzata in service design e innovation nonché dialogare con Alessandro Diana, Managing Director di Accenture Interactive, divisione parte di Accenture Digital e operativa su quattro principali segmenti: Design/Experience, con Fjord; Commerce; Content; e Marketing.

Partiamo da un dato, Accenture Interactive è l’agenzia digitale più grande al mondo.

È un riconoscimento che ci rende davvero soddisfatti e rappresenta il coronamento di un lungo percorso di lavoro. Circa cinque/sei anni fa abbiamo delineato una strategia chiara e ora ne stiamo raccogliendo i frutti conseguendo risultati importanti. Il tema della nostra attuale grandezza deriva dalla capacità di interpretazione delle esigenze dei clienti, facendo convergere attorno a uno stesso tavolo competenze prima spacchettate, vale a dire tecnologia, dati, creatività ed esperienza.

La tecnologia fa parte del nostro DNA mentre la conoscenza del dato è diventata ormai una necessità: abbiamo una unit dedicata al mondo degli analytics in grado di ricavare informazioni proprio da questo mondo. E per ribadire le sinergie tra tutti i nostri dipartimenti siamo convinti che creatività, dati, tecnologia ed esperienza vadano di pari passo.

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Alessandro Diana

Come si è evoluta negli ultimi anni Accenture Interactive?

Nel corso degli ultimi anni siamo cresciuti sia a livello organico sia per linee esterne. Per fare un esempio, sul primo fronte abbiamo innescato un circolo virtuoso adottando una politica di assunzione di veri e propri talenti, mentre sul secondo cito l’acquisizione di Karmarama conclusa verso la fine dell’anno scorso.

Secondo lei è un vantaggio operare a livello globale?

Sì, perché ci dà quella scalabilità che altri non hanno. Il consumatore di oggi, grazie proprio al digitale, è più simile e le barriere geografiche sono più semplici da superare. E la ricerca Love Index, nonostante sia stata condotta solo in USA, UK e Brasile, restituisce delle tendenze riscontrabili e applicabili anche nel nostro Paese.

A proposito dell’Italia, come procedono le attività nel Paese?

Accenture Digital Italia è uno dei fiori all’occhiello dell’azienda, siamo nella top 3 mondiale. A Milano, poi, è stato costituito un polo di eccellenza per l’ecommerce e continuiamo a credere nel Paese (oggi Accenture è una realtà da 13mila dipendenti solo in Italia, ndr). Tracciando un bilancio dell’anno appena concluso mi ritengo davvero soddisfatto. Abbiamo completato la fase di crescita e consolidato le singole discipline. Ora siamo impegnati a elevare ulteriormente il livello d’integrazione tra queste.

Cosa possiamo aspettarci nei prossimi mesi da Accenture Interactive italia?

L’attenzione è sull’Internet of Things e sui dispositivi connessi. È un’area che vediamo in ottica di ottimizzazione delle esperienze e di raccolta dati per conoscere il consumatore e valorizzare l’esperienza dello stesso. Progetteremo sempre più data-driven experience, che uniscano appunto creatività e dati.

Lo studio Love Index

Diffusa prima di Natale, l’analisi Love Index ha voluto individuare i brand che hanno saputo costruire una customer experience innovativa, definendo un nuovo standard di interazione con i consumatori, alzando le loro aspettative nei confronti di prodotti e servizi in maniera trasversale, impattando di fatto tutti i settori industriali.

Un fenomeno, trainato dal digitale, che Accenture Interactive e Fjord chiamano “aspettative liquide”. A presentare ufficialmente lo studio è stato Ashley Benigno, group director @ Fjord Milan. «Alcuni brand hanno una risonanza che gli altri non riescono ad avere e nella stragrande maggioranza dei casi sono brand digitali. Oggi la sfida principale è quella di rimanere sul mercato, perché la durata di vita media delle aziende si è fatta via via più breve», ha dichiarato Benigno.

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Dal like a una relazione più forte

Per il manager il “like” non basta più: occorre stringere una relazione emozionale più forte con il consumatore. La ricerca Love Index potrebbe in un futuro coinvolgere anche l’Italia. Basata su cinque dimensioni - Fun, Relevant, Engaging, Social ed Helpful -, l’indagine ha premiato Netflix, al primo posto nella categoria Fun in tutti i Paesi e nei primi tre in tutte le categorie.

Bene anche Facebook, Microsoft e altri colossi hi tech come Google. Da sottolineare la presenza di Walmart nella top 10 americana e quella di Sky in Gran Bretagna: sono gli unici due marchi non digital-native presenti all’iinterno graduatoria. «È Netflix il grande vincitore di questo studio», ha sentenziato Benigno.

Lo studio “Harnessing: Revolution: Creating the Future Workforce”

Il tema dei talenti affrontato nell’intervista da Diana si riallaccia a uno studio presentato al World Economic Forum di Davos da Accenture, dal titolo “Harnessing: Revolution: Creating the Future Workforce”. Partendo dalla domanda “le tecnologie intelligenti diventano più umane, ma le persone sono pronte a diventare più tecnologiche?”, Accenture Strategy è convinta che la skill revolution debba partire dagli amministratori delegati. In base ai risultati dello studio dovranno essere i manager delle aziende a dare ancora più centralità alla propria forza lavoro, accompagnandola verso le nuove frontiere professionali dell’era digitale. La posta in gioco è alta per le imprese, i lavoratori e la società stessa: lo sviluppo di competenze, come capacità di leadership, pensiero critico e creatività, o ancora intelligenza emotiva possono contrastare notevolmente la riduzione dei posti di lavoro legata alla crescente automazione.

I principali risultati di Accenture

Secondo la ricerca l’87% delle persone sono ottimiste a proposito dell’impatto delle tecnologie digitali sulla propria vita lavorativa e si aspetta che parte del proprio lavoro sia automatizzato entro 5 anni. L’80%, inoltre, è convinto che avrà più opportunità che difficoltà grazie all’automazione delle tecnologie. L’84%, addirittura, è entusiasta dei cambiamenti che avverranno nel proprio lavoro e più di un terzo si è detta convinto che Intelligenza Artificiale, Robot e Analytics aiuterà ciascuno ad essere più efficiente (74%), a imparare nuove skill (73%) e a migliorare la qualità del lavoro (66%).

Uno scenario positivo per le leadership aziendali, che hanno la necessità di un’azione di “reskilling” per riqualificare processi e modi di lavorare attraverso le tecnologie digitali e si trovano davanti ad una forza lavoro fortemente motivata e disposta a reinventarsi. L’85% di questi, infatti, è pronto ad investire una parte del proprio tempo libero, nei prossimi 6 mesi, per acquisire nuove abilità.