Autore: Redazione
29/05/2017

Il 68,2% delle impression false proviene dal 3,2% degli editori

Secondo uno studio di Fraudlogix elevate percentuali di frodi non rappresentano l’industria nel suo complesso e l’ad fraud non è distribuita in maniera uniforme

Il 68,2% delle impression false proviene dal 3,2% degli editori

La maggioranza delle frodi pubblicitarie si concentra in una piccola percentuale di fonti all’interno del programmatic in real-time bidding (RTB). Secondo un nuovo studio della società di rilevazione delle frodi Fraudlogix, che ha monitorato il traffico pubblicitario sell side, il 68,2% delle impression false provenire dal 3,2% degli editori. I risultati dell’analisi mostrano che elevate percentuali di frodi non rappresentano l’industria nel suo complesso e che la frode pubblicitaria non è distribuita in modo uniforme. Le fonti che hanno generato la percentuale più elevata di impression fraudolente hanno contribuito a un numero sproporzionato di impression al mercato RTB. Lo studio ha analizzato 1,3 miliardi di impression di più di 59.000 fonti per un periodo di 30 giorni. Siti con più del 90% di impression fraudolente hanno rappresentato solo lo 0,9% degli editori, ma hanno contribuito al 10,9% delle impression del mercato. Gli editori sono le prime vittime Nel complesso, Fraudlogix ha riscontrato che il 18,8% delle impression è fraudolento. Un’impression è stata considerata falsa se è stata rilevata una combinazione di caratteristiche digitali e di comportamento sinonimo di traffico pubblicitario generato con mezzi fraudolenti come bot, script, dispositivi piratati e click farm. L’amministratore delegato di Fraudlogix, Hagai Shechter, ha affermato: “Per arrivare alla radice del problema dell’ad fraud bisogna guardare da dove provengono le false impression e cioè da una percentuale molto piccola di publisher che inondano il mercato”. Shechter ha affermato che alcuni editori hanno creato siti fantasma con l’unico scopo di monetizzare con traffico falso, mentre altri sono editori legittimi che cercano di integrare il traffico dei loro siti acquistando click a buon mercato. Qualsiasi traffico di click offerto per la frazione di un centesimo è probabilmente falso, ha detto. “La stragrande maggioranza degli editori sono protagonisti onesti in un settore che, purtroppo, punta il dito verso di loro quando si tratta di frodi: in realtà, essi stessi sono vittime di player disonesti che hanno corrotto l’industry”. Fraudlogix ha anche messo in evidenza le caratteristiche dei siti fantasma: sono spesso categorizzati come news e news feed, “vengono spesso utilizzati perché si aggiornano automaticamente e possono rinfrescare un sito senza che un editore debba intervenire”.