Autore: Redazione
11/04/2016

Usa, editori potrebbero iniziare azione legale contro ad-blocker

A rivelarlo un recente sondaggio di medianomics che valuta l’impatto del blocco della pubblicità sulle strategie dei publisher

Usa, editori potrebbero iniziare azione legale contro ad-blocker

Un numero di siti web ad alto traffico negli Stati Uniti si dicono disponibili a intraprendere un’azione legale per contrastare la minaccia deegli ad-blocker. A rivelarlo è un nuovo report della società di ricerche Medianomics che ha effettuato un’indagine su 42 siti o network di siti dai 6 ai 450 milioni di visitatori, per un aggregato di 2,2 miliardi di visite al mese. Obiettivo: valutare le probabili tattiche per affrontare l’impatto del blocco della pubblicità. Tra le strategie più probabili, c’è appunto quella di avviare un’azione legale collettiva. Nessuno degli intervistati ha mai provato a portare le aziende di blocco degli annunci in tribunale, ma il 48% degli intervistati ha detto che era “abbastanza probabile” e il 36% ha dichiarato che avrebbe “decisamente/molto probabilmente” preso una soluzione del genere. Un sondaggio di 42 editori (i cui nomi non sono stati rivelati) non è necessariamente rappresentativo di tutta l’industria dei media online negli Stati Uniti, è comunque interessante vedere che almeno alcuni editori sono disposti a prendere provvedimenti  contro la costante spremitura delle loro entrate. I sistemi di ad-blocking sono utilizzati dal 10% degli utenti desktop degli States, secondo un rapporto pubblicato da comScore all’inizio di questo mese, che ha sottolineato che costituiscono una minaccia per le aziende online che si basano molto sulla pubblicità. La reazione del mercato è ancor più sorprendente anche perché gli editori altrove non hanno avuto successo nel vincere le loro battaglie giudiziarie con gli ad-blocker. In Germania, Adblock Plus di Eyeo è stata portata in tribunale cinque volte – la più recente dal quotidiano Süddeutsche Zeitung, poi dal proprietario di Business Insider Axel Springer, da RTL Interactive e da ProSieben/Sat1, e da Zeit/Handelsblatt. Il giudice si è espresso in favore di Eyeo in ogni occasione. Il portavoce di Eyeo, Ben Williams, ha detto a Business Insider: “Tratteremo altre eventuali contestazioni, proprio come abbiamo fatto con quelle in Germania, dove abbiamo sempre vinto. Cose come il blocco degli annunci e la tutela della privacy sono diritti fondamentali per gli utenti che navigano in internet. Continueremo a difendere questi diritti”. Le altre tattiche Sempre secondo Medianomics, molti di quelli che hanno risposto al sondaggio possono semplicemente aver aggiunto il loro nome a una class action causata da un altro organismo o trade body, piuttosto che averla pianificata attivamente in prima persona. Raju Narisetti, senior vice president of strategy di News Corp (che non ha partecipato al sondaggio di Medianomics) ha dichiarato a Business Insider: “Non mi è chiaro come potrà risolversi per gli editori l’azione legale contro le aziende di ad-blocking, ma sono certo che questi stanno diventando popolari presso il pubblico. E vincere nella corte dell’opinione pubblica è sempre la migliore strategia a lungo termine che cercare di vincere solo in un tribunale”. Narisetti ha spiegato che per News Corp il primo imperativo è capire quanto il pubblico online dei suoi marchi abbia attivato ad-blocker. In secondo luogo, la società sta affrontando la “pesantezza” e “lentezza” dei suoi siti per garantire un’esperienza di lettura più veloce. Narisetti ha detto anche che è fondamentale far capire al pubblico “come il giornalismo di qualità a cui si rivolgono ha dei costi ed è pagato spesso attraverso gli annunci”. L’approccio di News Corp sembra allinearsi con le strategie degli editori del sondaggio di Medianomic. Limitare il numero di annunci e tracciare gli script per ridurre le dimensioni della pagina e il tempo di caricamento sono tra le tattiche più popolari che i publisher hanno già testato (26%) o probabilmente testeranno (60%). Circa il 40% degli editori intervistati ha anche dichiarato di aver cominciato a sostituire gli annunci display con annunci nativi o contenuti sponsorizzati, che hanno meno probabilità di essere bloccati dai software. Instant Articles o Apple News Il report ha evidenziato anche che c’è molto interesse a utilizzare partner come Instant Articles di Facebook o Apple News per monetizzare i contenuti (il 57% proverà probabilmente, il 12% ha già provato). Gli editori hanno anche espresso la volontà di fare affidamento sulla tecnologia per aggirare il blocco degli annunci, con un 17% che dice di aver già implementato un software. Una piccola percentuale (5%) ha dichiarato di aver sperimentato l’interdizione ai contenuti per quegli utenti che avevano un ad-blocker acceso. Un piano che è stato testato dai grandi siti americani, come Wired e Forbes. Tra le strategie che gli editori vogliono provare meno probabilità, la metà ha detto che non erano interessati di entrate a far parte della lista di “Acceptable Ads” di Adblock Plus, dove ai siti web più grandi di una certa dimensione viene chiesto di pagare a Eyeo una percentuale delle entrate derivanti dagli annunci non bloccati. Nel frattempo, il 10% degli intervistati ha dichiarato che pur seguendo il tema del blocco degli annunci, non stanno facendo nulla di più in questo momento.