Autore: Redazione
20/07/2016

Urbano Cairo pronto ad agire in RCS già da agosto

L'imprenditore attende per il 22 luglio l'ufficializzazione del suo 48,8% da parte di Consob; poi 5 giorni per l'eventuale migrazione dall'Opa di IMH al nuovo editore del Corriere della Sera

Urbano Cairo pronto ad agire in RCS già da agosto

Urbano Cairo, all’indomani del successo della sua Opas su RCS MediaGroup, è già pronto a mettersi al lavoro. Un po’ come accadde quando prese le redini di La7, dove il primo obiettivo, conseguito in meno di un anno, era quello di tagliare i costi e recuperare fatturati. Questo tema è particolarmente caro al nuovo “patron” di RCS, il quale ha già dichiarato che vorrà per sé tutte le deleghe necessarie per «sapere ogni volta che esce un euro, e perché esce». A copertura dell’operazione conclusasi venerdì scorso, Cairo ha in cassa oltre 90 milioni di euro, a cui si aggiungono i 130 messi a disposizione da Banca Intesa, a cui, però, l’imprenditore pensa di non dover attingere. Entro venerdì 22 luglio, la Consob ufficializzerà il 48,8% già nelle mani di Cairo, ma forse anche prima, data la significativa discrepanza con l’Opa della cordata concorrente IMH, capeggiata da Andrea Bonomi, ferma al 37,7% e che, tra l’altro, ha ufficialmente dichiarato la propria inefficacia. Nei cinque giorni successivi, il 13% di mercato che ha aderito a quest’ultima ha la possibilità di migrare all’Opas di Cairo; quindi, non più tardi del 28 luglio si saprà con certezza a quanto ammonta la sua quota in RCS. E quale sarà l’esborso in termini di capitali e azioni.

L’importo dell’operazione

Se la situazione rimanesse come oggi, l’importo dell’operazione ammonterebbe a 65 milioni di euro; se invece tutto il 13% dei sottoscrittori IMH dovesse migrare, la somma salirebbe a 80,6 milioni. In quest’ultimo caso, dovendo corrispondere ai nuovi soci un numero di quote della Cairo Communication che lo porterebbero al 47,9% (oggi è titolare del 73%), Urbano Cairo ha già dichiarato che riacquisterà fino al 5% delle quote per mantenere il controllo dell’azienda. Nel frattempo, l’assemblea della Cairo Communication ha deliberato ieri un aumento di capitale di 70 milioni di euro, da realizzare entro in un anno, a beneficio di eventuali nuovi investitori che vogliano entrare in società con quote consistenti. L’operazione relativa al 48,8% verrà saldata il 28 luglio, mentre gli eventuali “migranti” dall’Opa saranno remunerati il 4 agosto.

Nel vivo della gestione

costa-maurizio-300x182
Maurizio Costa, presidente RCS MediaGroup Già dal 22, però, Cairo sarà in grado di entrare nel vivo della gestione, in quanto in possesso dei titoli per richiedere all’attuale presidente di RCS, Maurizio Costa, la convocazione dell’assemblea straordinaria. Qualcuno ha fatto il nome di  Ferruccio de Bortoli per la presidenza della “nuova” RCS, ma su questa e su altre ipotesi l’imprenditore non si pronuncia. Di sicuro c’è che il prossimo sarà «un Consiglio di Amministrazione di grande operatività». Sugli attuali azionisti c’è totale apertura - «per me possono rimanere tutti» ha detto Cairo - e ci si aspetta che, dopo il prevedibile scioglimento di IMH, Diego Della Valle, UnipolSai, Pirelli e Mediobanca decidano di rimanere ognuna con le proprie attuali quote. Per quanto riguarda i piani di Cairo per la “sua” RCS, ovviamente non si tratta solo di tagli o di economie di scala da realizzare su forniture e servizi, ma anche di investimenti per sostenere e arricchire l’offerta. Tra l’altro, i tagli, almeno per il momento, non dovrebbero interessare il personale. Cairo si è sempre fatto un vanto di non aver licenziato nessuno quando comprò la Giorgio Mondadori, ma anzi di aver assunto, da allora, 110 persone. Però ha individuato nel bilancio RCS circa 55 milioni di euro spesi per le prestazioni professionali e le consulenze, ed è chiaro che queste ultime compaiono già nel preciso mirino dell’imprenditore.

Sinergie in vista

schermata-2016-07-19-a-12.55.02-300x185
Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera Il piano prevede anche sinergie a livello pubblicitario tra concessionarie, ancora tutte da costruire, e di primo acchito Cairo già ipotizza di portare investitori televisivi alto-spendenti sulla carta, se ancora non ci sono, e viceversa. A proposito del Corriere della Sera, i timori su una possibile declinazione da quotidiano popolare o sulle eventuali ingerenze pesanti da parte dell’editore, cui non si è mancato di ricordare i trascorsi alle dipendenze di Silvio Berlusconi, sono fugati dallo stesso: «I “miei” direttori sono signori e padroni, ci deve comunque essere un confronto con l’editore che può dare idee non necessariamente da applicare» (e può comunque cambiare i direttori…). Luciano Fontana è signore e padrone del Corriere della Sera». Quanto al taglio editoriale, Cairo è chiaro: «Non so se gli altri (Bonomi e co. ndr) volessero fare il Washington Post o il New York Times, ma io non farò nemmeno il Sun, non c’è nulla di più lontano dalla realtà. I giornali vanno maneggiati con cautela, sono delle community, sarebbe folle trasformare il Corriere in un tabloid e comunque è bene che eventuali cambiamenti non ci siano, se non in meglio».

Tra Corsera e La7

Eventuali sinergie con La7 non sono ancora all’ordine del giorno se non quelle già in atto, come ad esempio la presenza di giornalisti del Corriere nelle trasmissioni della tv, oppure l’eventuale collaborazione per la fornitura di video da distribuire sulla piattaforma web del quotidiano. Un capitolo a parte meritano La Gazzetta dello Sport, per la quale Cairo annuncia investimenti, e le attività di RCS Sport, in particolare il Giro d’Italia che, per l’imprenditore, sviluppa troppo poco fatturato rispetto al potenziale. Per non parlare dei settimanali: da Sette, che dovrebbe acquisire un taglio più smart, a Io Donna, che genera pochi ricavi rispetto alla diffusione; e poi c’è Oggi, che va rilanciato. Il mercato spagnolo è tutto da scoprire, ma Cairo ha già individuato spazio nell’area dei periodici popolari. Sull’ipotesi di lanciare una nuova tv della Gazzetta dello Sport, magari dall’anno prossimo quando disporrà di mux proprio, Cairo frena qualsiasi entusiasmo, ricordando il pessimo risultato conseguito da Gazzetta Tv, chiusa in pochi mesi. Questo è senz’altro un investimento che non si farà, mentre su «quel che è rimasto» dalle varie dismissioni è disposto a fare sviluppo. E ricorda che, lui, le avrebbe tenute tutte: la Libri, la sede di Via Solferino, la IGPDecaux e persino la quota nelle radio Finelco.