Autore: Redazione
11/11/2016

Dopo Yahoo anche Twitter Italia chiude i battenti

La società in crisi in Borsa ha deciso di tagliare i costi chiudendo vari uffici nel mondo, compreso quello tricolore. Silicon Valley in ritirata dal BelPaese

Dopo Yahoo anche Twitter Italia chiude i battenti

Dopo Yahoo - poi acquisita da Verizon - anche un'altra società della Silicon Valley chiude nel nostro Paese. Stiamo parlando di Twitter Italia: il social da 140 caratteri, infatti, aveva annunciato in occasione della trimestrale di fine ottobre il taglio del 9% della forza lavoro, circa 350 persone. Secondo alcuni media stranieri i licenziamenti avrebbero provocato la cessazione delle attività in vari Paesi europei. E così effettivamente è stato, anche per l’Italia. In Twitter Italia, operativa dalla sede milanese e guidata dall’aprile 2014 da Salvatore Ippolito, lavorano 17 persone. Secondo quanto risulta a DailyNet sarebbe già stato avviato il processo di consultazione con le parti sociali che porterà alla chiusura in Italia. I conti dell’azienda nel nostro Paese sono stati di recente elaborati da Modefinance per StartupItalia.eu e denotano un generale stato di salute: 3,9 milioni di fatturato nel 2015, in netta crescita del 256% rispetto agli 1,1 milioni dell’anno precedente. E soprattutto utile, una parola sconosciuta nei bilanci della società in Borsa a Wall Street, caratterizzati dal “rosso” a causa degli altissimi costi operativi. Nel 2015, infatti, l’utile di Twitter Italia è stato di 179mila euro. Gli utenti iscritti nel nostro Paese sono circa 6,5 milioni ma l'azienda ha sempre sostenuto di avere una reach maggiore e di essere visitata da più persone di quelli che effettivamente si loggano.   La ristrutturazione internazionale A settembre erano emerse indiscrezioni per cui Twitter era pronta a vendere. Ma nessuno tra i candidati più interessati a rilevare l’azienda, tra cui Disney, Google e Salesforce, ha poi concretizzato offerte formali. Tutto ciò ha provocato una spinta al ribasso del titolo in Borsa e nuovi timori per gli investitori. Da quando Jack Dorsey è tornato al timone dell’azienda, appena poco più di un anno fa, il titolo di Twitter ha perso il 40% mentre l’azienda ha perso pezzi grossi del suo management. L’ultimo in ordine cronologico è il chief operating officer Adam Bain, le cui responsabilità sono state assunte dal chief financial officer Anthony Noto. Tornando al tema dei licenziamenti, il taglio ha coinvolto 350 dipendenti dei team sales, marketing e partnership. Già a ottobre dell’anno scorso Twitter aveva ridotto l’organico, colpendo però soprattutto gli ingegneri. La riorganizzazione del team sales vedrà operare tre distinte unit: direct sales, mid-market e small-to-medium business, aggiungendo di fatto mid-market alle due che già esistevano. Nel terzo quarter la società di San Francisco ha segnato ricavi per 616 milioni di dollari e un utile per azione adjusted di 13 centesimi. La perdita netta è stata di 103 milioni, pari a 15 centesimi per azione. Gli utenti mensili sono stati mediamente 317 milioni, 4 milioni in più rispetto al trimestre precedente e in rialzo del 3% anno su anno. Il business pubblicitario è valso nel terzo trimestre 545 milioni, grazie a una crescita del 6% rispetto a un anno prima. Il mobile è arrivato a una quota del 90%.