Autore: Redazione
23/09/2016

The Trade Desk, nel primo giorno al Nasdaq il titolo sale del 67%

L’azienda californiana, che propone una DSP, vola in Borsa, dando un segnale importante all’ad tech

The Trade Desk, nel primo giorno al Nasdaq il titolo sale del 67%

Debutto in Borsa molto positivo mercoledì scorso per The Trade Desk, la società californiana il cui titolo è salito del 67% durante il primo giorno di contrattazioni al Nasdaq, passando dal prezzo iniziale di 18 dollari a quello di chiusura di 30 dollari. La società ha emesso quasi 4,7 milioni di azioni, raccogliendo 84 milioni. Si tratta di un ottimo risultato dopo un anno molto magro per l’ad tech: The Trade Desk è, infatti, la prima società americana del settore a sbarcare a Wall Street nel 2016 mentre le altre quotate arrancano. Fondata nel 2009, The Trade Desk fornisce un software self-service ideato per supportare gli inserzionisti e le agenzie media nell’ottimizzare gli investimenti pubblicitari attraverso tool automatici e pacchetti di dati. Le sfide di The Trade Desk Per il ceo e founder Jeff Green, il punto di forza dell’azienda, che ha convinto Wall Street, risiede nel fatto che The Trade Desk lavora solo con il lato buyer mentre altre realtà attive nel comparto dell’advertising si trovano a doversi confrontare anche con i seller. Per questo il business di The Trade Desk sarebbe più solido e meno soggetto a conflitti di qualsiasi sorta. The Trade Desk è poi impegnata a ricalibrare l’offerta verso mobile e video, con il business del display advertising su desktop che è entrato in una parabola discendente. Green ha sottolineato come il suo gioiellino sia profittevole dal 2012, cioè quando “Il 100% delle entrate era legato al display”. Oggi, invece, circa la metà dei ricavi deriva dal display, con il video e il mobile che sono le due aree con i tassi di crescita più elevati. E radio e televisione sono all’orizzonte. “Non siamo mai stati un’azienda display-centrica”, ha spiegato Green. Lo stato di salute di The Trade Desk Nel 2015 The Trade Desk ha registrato un incremento del 156% del fatturato, a quota 113,8 milioni con un utile netto di circa 16 milioni. Nei primi sei mesi dell’anno i ricavi sono balzati a 77,6 milioni. Come modello di business la società fa pagare ai clienti una commissione basata sulla percentuale del loro investimento complessivo sulla piattaforma. A livello di staff, Green sostiene come la struttura sia leggera e composta perlopiù da persone impegnate sul prodotto. “Abbiamo rilasciato una nuova feature a settimana negli ultimi sette anni”, ha evidenziato. Una difficoltà comune a tutte le ad tech company, che riguarda anche The Trade Desk, è la complessità dei propri prodotti. Un fatto che spesso provoca confusione e confonde gli investitori. Per Green, la tecnologia di The Trade Desk è semplicemente migliore e più veloce nell’utilizzare i dati per erogare annunci targettizzati al giusto consumatore nel momento più opportuno e proprio questo impegno nell’aiutare gli inserzionisti ad acquistare tra diversi media sarebbe l’arma in più rispetto ai competitor. Un approccio olistico a favore degli utenti Infine Green si è espresso sul tema della frustrazione derivante da una sovraesposizione pubblicitaria, con gli utenti che spesso sono letteralmente ossessionati dai marketer. “Gli inserzionisti stanno investendo miliardi per farsi odiare dai consumatori - ha detto -. Noi cerchiamo di aiutare i partner a raggiungerli in modo olistico”. Un approccio, che mira a coordinare tutta la spesa media, per ridurre gli sprechi e non tormentare gli utenti.