Autore: Redazione
17/11/2016

Sorrell su Facebook: "Arbitro e giocatore non sono la stessa persona"

Il numero uno di Wpp è intervenuto dopo che il social ha ammesso una serie di nuovi errori sulle metriche, tornando ad attaccare ancora Nielsen

Sorrell su Facebook: "Arbitro e giocatore non sono la stessa persona"

Non è una settimana facile per Facebook: dopo la questione bufale l’azienda social ha annunciato una serie di novità per promuovere la trasparenza dei sistemi di misurazione sulla piattaforma, ammettendo però una serie di nuovi errori dopo quello relativo al video reso pubblico lo scorso settembre, per cui aveva sovrastimato i tempi di fruizione medi tra il 60 e l’80% nel corso degli ultimi due anni. E dopo le novità emerse mercoledì le reazioni del mondo dell’advertising e soprattutto del numero uno di WPP Sir Martin Sorrell, da sempre molto critico ai sistemi di misurazione del social per antonomasia, sono state di sconcerto. “È chiaramente un esempio in cui arbitro e giocatore non possono essere la stessa persona o in cui non si possono dare i voti ai propri compiti a casa”, ha dichiarato.

Un altro attacco a Nielsen da parte di Sorrell

“Come sapete, ComScore, in cui abbiamo una quota del 20%, ha lavorato duramente per rendere migliori le metriche di misurazione dei nostri clienti, e anche altri operatori e agenzie hanno fatto lo stesso. Pensano che gli strumenti di Nielsen non sono sufficienti. Alcuni dei nostri più importanti clienti sono stati molto preoccupati per la viewability, insieme a GroupM, come anche voi tutti sapete. Sembra che, alla fine, la diga sia stata violata”.

Facebook, errori a basso impatto economico ma in gioco c’è la credibilità

Facebook ha annunciato una maggiore apertura alla verifica di terze parti e la creazione di un Measurement Council, per trattare il tema periodicamente. A difesa dell’azienda di Menlo Park va detto che gli errori non hanno avuto impatti sulla spesa pubblicitaria dei clienti né in termini di mancate entrate per il social. Ma se tra qualche mese ciò accadesse ancora, allora sì che l’industry potrebbe fare muro contro una società accusata spesso di essere un walled garden e le cui metriche potrebbero non essere considerate più affidabili. Ecco perché l’apertura a terzi sembra essere l’unica via percorribile. In gioco c’è la credibilità di Facebook agli occhi di advertiser e agenzie.