Autore: Redazione
25/05/2016

Sette modi in cui i publisher possono sopravvivere all'ad-blocking

PageFair, insieme a un gruppo di addetti ai lavori, ha tracciato una serie di suggerimenti per aggirare il blocco degli annunci, un pratica in grande crescita

Sette modi in cui i publisher possono sopravvivere all'ad-blocking

PageFair e il publisher trade body Digital Content Next (DC), insieme a FT e a FireFox, stanno cercando di aiutare l’industria dei media a navigare meglio in quello che definiscono il “blocked web” a causa del dilagare del fenomeno dell’ad blocking. Da una serie di tavole rotonde condotte in giro per il mondo è emerso che la industry è divisa in due atteggiamenti: da un lato ci sono quelli che ritengono l’ascesa del software come il risultato dell’abuso della pubblicità digitale, mentre dall’altro c’è chi sposa un approccio di tolleranza zero. Il blocco della pubblicità danneggia gli editori, ma crea anche una nuova serie di opportunità, secondo Johnny Ryan di PageFair. “Anche in un web bloccato - dice -, esiste la tecnologia per visualizzare gli annunci”. Come approcciare un web “bloccato” Sul web bloccato l’utente deve avere strumenti immediati per rifiutare o lamentarsi degli annunci. Invece di ripristinare tutti gli annunci bloccati bisogna recuperarne solo un numero limitato e premium. Questo renderà migliore l’impatto delle marche, oltre a rendere più pulita l’esperienza dell’utente. Il web bloccato può fornire l’opportunità di stabilire una nuova forma di pubblicità above the line.  Il targeting contestuale può essere utilizzato sul web bloccato per stabilire la pertinenza degli annunci se altre forme di monitoraggio non sono pratiche.  Sul web bloccato, in cui il tracciamento di terze parti è in gran parte impossibile, gli editori possono creare nuovo valore, coinvolgendo i propri utenti per suscitare un’offerta volontaria di dati.  Misurare il successo della pubblicità sul web bloccato con ampie metriche top-of-funnel può incentivare i buyer a concentrarsi sul valore piuttosto che sul risparmio. Questo significa che metriche come il  tempo di engagement possono essere unificate attraverso i media digitali e non digitali.  Sul web nel suo complesso ci dovrebbe essere uno standard di tempo massimo di pageload che gli editori e gli inserzionisti si impegnano a garantire. Il rischio crescente di blocco della pubblicità può incentivarlo.