Autore: Redazione
29/07/2016

RCS: Cairo sfiora il 60%, IMH ricorre al Tar contro Consob

Ieri si è concluso il periodo di migrazioni verso l’Opas, ma la cordata guidata da Bonomi si rivolge al Tribunale amministrativo in opposizione alle decisioni della Commissione. Il patron di Tod’s continua a chiedere chiarezza

RCS: Cairo sfiora il 60%, IMH ricorre al Tar contro Consob

Diego Della Valle, Pirelli e la stessa IMH di cui fanno parte per l’Opa che era stata lanciata per il controllo di RCS MediaGroup - fallito il ricorso in Consob per l’annullamento dell’Opas di Urbano Cairo - hanno deciso ieri di rivolgersi al Tar laziale in opposizione alle scelte della Commissione stessa  di non effettuare una sospensione cautelare dell’offerta di Cairo stesso. Il patron della Tod’s ha anche incontrato nel pomeriggio la stampa per spiegare la sua posizione. “Non c’è niente di personale in quest’operazione, ma va chiarito che la Consob è mancata pesantemente, con un silenzio che ha favorito una parte”. Il fallimento del ricorso all’organismo di controllo del mercato mobiliare, che non ha predisposto la sospensione dell’Opas, non gli è andato decisamente giù. “Non siamo stati contenti della sua risposta” ha detto, aggiungendo che l’esposto alla Procura di Milano è stato presentato “per difenderci”. “Sollecitata a darci risposte determinanti per capire se le cose si facevano in modo corretto, la Consob non ha mai risposto nulla e ha perso un’ulteriore occasione quando ha consentito con poche frasi approssimative che si cambiasse la proprietà di una azienda - ha detto sempre Della Valle -. Questa chiarezza, Consob ce la deve dare come persone coinvolte nell’operazione e come cittadini che devono rispettare le regole; se fossi stato al posto loro, avrei risposto punto per punto con termini legali e precisi, in modo che tutto fosse chiaro”. Della Valle si è chiesto poi cosa potrebbe succedere se le cose non fossero andate nel verso giusto. “Consob deve verificare tutto con grandissima velocità, perché i silenzi passati hanno giocato a favore di una delle due parti. Evitiamo di fare polveroni, dicano le cose come stanno e se ne assumano le responsabilità. Io, comunque, non mollo”. Della Valle ha spiegato la sua scelta di aderire alla cordata-Bonomi per una questione di coerenza, raccontando anche che gli era stato “proposto di entrare nella cordata di Intesa, ma io ho risposto di no perché non potevo, visto che da poco avevo partecipato alla nomina del nuovo CdA di RCS e tra noi seduti a quel tavolo c’era l’accordo di lasciar lavorare il Consiglio”. Organismo che sempre Della Valle giudica “buono, tecnico e con molti indipendenti” e che, se l’Opa della cordata Bonomi avesse avuto successo, avrebbe avuto “almeno 150 milioni di euro pronti per fare investimenti”. “Non basta rinunciare a un taxi o spegnere la luce - ha aggiunto, facendo implicitamente riferimento al taglio dei costi promesso da Cairo -: queste sono cose importanti, ma non bastano. Con Bonomi c’era anche una visione internazionale”. “Quando sono entrato in RCS, ho fatto fatica a toccare palla, perchè il vero potere, quello che ha gestito l’Italia e che si è sempre messo di traverso, era nelle mani dei vecchi marpioni”, ha rimarcato, citando “Fiat, Mediobanca e altre banche”, ricordando poi di essere uscito dal consiglio di RCS “per divergenze con John Elkann, Renato Pagliaro e Giovanni Bazoli”. Tornando al confronto con Cairo, ha spiegato: “La stampa è stata conquistata dall’innamoramento per lo storytelling che vede il giovane che arriva e smonta un mondo di vecchi babbioni. Ma io non accetto di essere considerato tra questi”. “Non credo - ha aggiunto - che ci meritiamo tutti un trattamento di questo tipo. Nell’operazione RCS, chi è il vecchio, tra Intesa e Mediobanca?” si è domandato. “Sono uguali. Carlo Messina è il vero nuovo nel settore bancario, mentre Bazoli non è il nuovo di niente, ma non voglio fare polemiche con lui”. Parlando della sua quota, ha confermato la sua intenzione di restare azionista. “Non sono un venditore, ma un compratore - ha ribadito -. Sono il secondo azionista e potrei anche migliorare”, ricordando che ha investito in varie fasi 220 milioni. “Io e Rotelli penso che siamo quelli che più hanno investito, adesso mi aspetto che ci dicano con chiarezza come stanno le cose”. “Ho intenzione di andare fino in fondo, anche da solo”, ha concluso. Intanto, con le ultime “migrazioni” possibili, le adesioni all’Opas si sono concluse ieri a quota 59,69%.