Autore: Redazione
27/05/2016

RCS: in arrivo l’ok della Consob all'Ops di Cairo

Diego Della Valle, che partecipa all’Opa lanciata da Andrea Bonomi sull’azienda editoriale di via Rizzoli, dichiara di voler rimanere azionista in ogni caso

RCS: in arrivo l’ok della Consob all'Ops di Cairo

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Urbano Cairo Botta e risposta tra azionisti a proposito dell’Ops e dell’Opa lanciate su RCS MediaGroup rispettivamente da Urbano Cairo e dalla cordata guidata da Andrea Bonomi, in attesa dell’autorizzazione Consob al prospetto di Cairo che dovrebbe arrivare tra oggi e domani. Alla cordata di Bonomi fanno capo Mediobanca, UnipolSai, Pirelli e Di.Vi di Diego Della Valle che ieri, durante il convegno Luxury Summit del Sole 24 Ore, ha dichiarato: «Urbano Cairo ha fatto benissimo a provarci e Banca Intesa fa benissimo a sostenerlo perché è il suo mestiere. Secondo me hanno fatto altrettanto bene quelli che hanno reputato il prezzo basso e hanno fatto un’offerta molto più alta, se poi domani (oggi, ndr) Urbano rifà un rilancio, fa altrettanto bene. Questo è il mercato: è la prima volta che vediamo intorno alla Rizzoli un’operazione di mercato».
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Andrea Bonomi L’autorizzazione della Consob all’Opa di Bonomi dovrebbe arrivare il 31 maggio 2016, quindici giorni dopo la presentazione della stessa avvenuta il 16 maggio scorso, al netto di eventuali richieste di integrazione che sposterebbero il termine di ulteriori quindici giorni al massimo. Il presidente di Tod’s ha poi aggiunto: «RCS è un’azienda che deve andar bene, deve funzionare. Nel passato ha avuto una serie di azionisti che in alcuni casi hanno messo molto denaro tipo me, in altri casi non hanno messo una lira ma avevano un potere importante, e sono quelli che hanno gestito questa azienda più o meno come hanno voluto. Nel board di RCS c’era un sistema conclamato, per cui certe cose si decidevano fuori da quelle stanze. La mia ambizione, quando ho investito in RCS, era quella di un’azienda marchigiana che si voleva mettere a sedere al tavolo dell’establishment italiano, ma pensavo anche che lì si potesse fare qualcosa per dare una mano al cambiamento del Paese, senza necessariamente fare politica. Di positivo posso solo dire che una serie di personaggi che comandavano l’Italia li abbiamo rimandati a casa e ce li abbiamo mandati noi, altrimenti non l’avrebbe fatto nessuno. È un bene per il Paese».
 
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Diego Della Valle Condizione fondamentale per rimanere in RCS, dice Della Valle, è che l’azienda «prenda una strada che gli dia un’indipendenza vera futura e con una classe di giornalisti che non venga in nessun modo influenzata da nessuno, tanto meno dagli azionisti». A proposito dell’operazione affidata all’Investindustrial di Bonomi, il “patron” di Tod’s ha detto: «Adesso il mercato deve dare delle risposte. La nostra offerta ha un valore. Nella nostra, con sacrificio e anche con poca voglia, abbiamo rimesso un sacco di soldi nell’azienda che serviranno appunto per il suo sviluppo. Non si può fare diversamente. Avevo detto più di un anno e mezzo fa che non avrei più rimesso una lira in Rizzoli perché lo consideravo allora denaro perso, credo oggi che ci sia la possibilità di vedere cosa succede. Se ci fosse stata una cordata allarga ta anche con Urbano Cairo sarebbe stato meglio perché ho parte cipato per coerenza, anche se con poca voglia. Questa un’operazione di mercato pura, e ora vediamo cosa risponde il mercato. Se l’Opa funziona Rcs avrà una bella capitalizzazione. Se Urbano Cairo rilancia tanto meglio, vuol dire che le condizioni sono migliorative e quindi migliorano le condizioni del gruppo. Rcs è stata gestita male negli ultimi anni, ora è gestita bene, c’è un management buono, i risultati li vedremo alla fine dell’anno». Della Valle è comunque determinato a rimanere azionista in ogni caso: «Io non sono venditore, mai».
Dal canto suo Urbano Cairo, intercettato a margine dell’assemblea di Confindustria, ha detto: «Io sono in partita, vincere non so, ma mi sento di combatterla». Il presidente della Cairo Communication ha anche spiegato che le due offerte «sono due cose completamente diverse. Io offro un piano di condivisione, e dico: partecipa e resta della partita. Gli altri dicono: dammi le tue azioni e poi vanno avanti loro. Vuol dire che la tua partita con Rcs è finita». «La mia offerta va valutata considerando lo scambio con il titolo Cairo, che oltretutto ha un valore inespresso - aggiunge -. Una volta che ci sarà l’ok della Consob, spiegheremo bene qual è il nostro piano industriale. Loro offrono 0,70. Noi offriamo di scambiare le azioni con quelle di Cairo Communication e di partecipare allo sviluppo dell’azienda». Nel dibattito si è introdotto anche John Elkann, il quale ha affermato l’intenzione di continuare a vendere le partecipazioni Exor in RCS, oggi all’1,74%, e di non voler partecipare alle offerte, «coerentemente con quanto detto manteniamo il nostro percorso. E’ positivo il fatto che adesso la vogliano in tanti, considerato che l’ultima offerta è migliore della precedente. Nel 2012 nessuno voleva investire in Rcs, tanto che abbiamo dovuto partecipare all’aumento di capitale in misura maggiore di quanto ci spettava. Oggi la vogliono tutti. Rcs ha dimostrato capacità e impegno nel risanamento, attestato dal cda quando ha approvato i risultati del primo trimestre. Siamo orgogliosi di avere partecipato a questo percorso, su Rcs non abbiamo nessun rimpianto. Abbiamo agito per senso di responsabilità. Quello che sta accadendo conferma che quanto fatto ha avuto valore per la società». Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore in questa tenzone potrebbe scendere anche un terzo soggetto che alcuni individuano in Italmobiliare, e lo stesso Cairo potrebbe rilanciare coinvolgendo un altro socio, magari la stessa holding della famiglia Pesenti come ipotizzato da DailyMedia nei giorni scorsi. Intanto, nella giornata di ieri il titolo RCS ha chiuso in crescita del 3%, con un prezzo per azione di 0,755 euro mentre Cairo Communication è cresciuto dell’1,77% al prezzo per azione di 4,834 euro.