Autore: Redazione
14/07/2016

In vigore il Privacy Shield per lo scambio dati tra Ue e Usa

L’intento di Washington e di Bruxelles è quelli di evitare che questo accordo subisca lo stesso destino del Safe Harbor, annullato dalla corte di giustizia europea a causa di un’eccessiva sorveglianza praticata dagli Stati Uniti

In vigore il Privacy Shield per lo scambio dati tra Ue e Usa

È di ieri l’annuncio che l’Europa, dopo due anni di serrati negoziati, ha approvato il nuovo “Privacy Shield”, l’accordo con gli Stati Uniti per la protezione dei dati personali in rete. Le firme dovrebbero arrivare il prossimo mese. Questo patto ridarà fiducia ai consumatori una volta che i loro dati salperanno oltre l’Atlantico perché promette di salvaguardare la privacy digitale dei cittadini europei anche nel momento in cui i dati personali viaggiano da server europei verso quelli americani, come succede nel caso di società quali Facebook, Amazon, Twitter e diversi servizi online. I termini dell’accordo L’accordo prevede delle linee guida molto rigide per le aziende che avranno tra le mani i dati degli europei, con sanzioni e inserimenti in lista nera in caso di infrazioni ripetute nel tempo. Ma anche un freno alla sorveglianza di massa in territorio statunitense: il Privacy Shield include il divieto di accesso indiscriminato dei dati europei, anche per le autorità americane. La raccolta di grandi quantità di dati potrà essere effettuata solo con scopi chiari e ben precisi. Questo patto, inoltre, sarà anche sottoposto a una revisione annuale da parte di Commissione Europea e Dipartimento del Commercio statunitense, che insieme a una rete di esperti produrranno un rapporto sullo stato dei lavori. Sperando in un destino migliore del Safe Harbor L’intento di Washington e di Bruxelles è quello di evitare che questo accordo subisca lo stesso destino del precedente, il Safe Harbor, che è stato annullato dalla corte di giustizia europea a causa di un’eccessiva sorveglianza sui dati effettuata dagli Stati Uniti. Quella decisione, presa qualche mese fa, ha generato inevitabilmente incertezza per migliaia di aziende che avevano rapporti commerciali tra i due Continenti soprattutto sulle modalità di condurre le operazioni di business, tra cui il trasferimento dati e profili informativi o ancora i dati dei profili dei social.