Autore: Redazione
23/06/2016

Predestination, le novità tech dei prossimi 20 anni

PHD Worldwide e Wired discutono del tema in un panel al Festival di Cannes

Predestination, le novità tech dei prossimi 20 anni

Kevin Kelly, cofondatore di Wired e uno dei maggiori scrittori e visionari nel settore tecnologico, è stato ospite del panel Predestination, organizzato da PHD Worldwide, nel quale ha tracciato una panoramica sulle novità tech che potrebbero potenzialmente rivoluzionare le nostre esperienze, in tutti i campi, nei prossimi 20 anni. Kelly, però, ha più volte sottolineato come sia inutile cercare di capire nello specifico quali strumenti verranno inventati, bensì è molto più “predictable” e sensato intuire i trend tecnologici sul lungo periodo, e non la forma che potrebbero avere. «Telephones are inevitable, not iPhone. Internet, not Twitter», si legge in una slide proiettata al Lumierè Theatre. Uno sguardo al futuro che, stando alle sue predizioni, vede protagonisti indiscussi la realtà virtuale e l’intelligenza artificiale. Introdotto da Mark Holden, worldwide strategy e planning director di PHD, il visionario statunitense ha spiegato come «queste tendenze offrono immense opportunità di innovazione e creatività, dalla home virtual reality a un’economia on demand, e dobbiamo essere pronti a coglierle e sfruttarle, consapevoli che siamo solo all’inizio di un percorso ancora tutto da esplorare».  

Predestination è Virtuality

Le prime sperimentazioni di realtà virtuale sono state affrontate negli Stati Uniti già nel 1989 e lo stesso Kevin Kelly ha avuto il privilegio, già al tempo, di provarne gli effetti. «Pensavo che questo tipo di esperienza sarebbe esplosa nel giro di 5 anni, ma non è stato così, tanto che se ne è tornato a parlare solamente qualche anno fa. I tempi non erano maturi, i costi proibitivi e gli strumenti ancora troppo complessi per essere alla portata di tutti. Oggi, invece, dopo aver parzialmente risolto queste limitazioni si può parlare di VR e sperimentarne l’impatto immersivo, senza restrizioni. E vi dirò di più - aggiunge Kelly - si sta già andando oltre con il concetto di MR, mixed reality, la fusione del mondo reale con quello virtuale per la produzione concreta di nuovi ambienti e una visualizzazione dove oggetti fisici interagiscono in real time. Tornando alla virtuality, se oggi si sviluppa unicamente a livello visuale dal momento che basta indossare una Cardboard per essere dall’altra parte del mondo, una sua declinazione futura sarà la “Roam VR”. Essa prevede la possibilità di muoversi nello spazio mentre si è immersi in un’altra dimensione, di vivere in prima persona ciò che prima si poteva solamente vedere. A qualunque livello si lavori, comunque, la virtuality è un’esperienza sensoriale e percettiva, che agisce sulle nostre facoltà cognitive più profonde, ed è destinata a essere il social media più social di tutti, perché tutto ciò che ancora oggi non può essere tracciata n futuro lo sarà». E, ancora una volta, emerge la dipendenza dai dati: «la società destinata ad avere più successo sarà quella che avrà a disposizione una mole di dati pressochè illimitata, dunque una VR company». E Google, che grazie ai passi avanti di YouTube parte già tra i favoriti, è destinata a consolidare la posizione di leadership.  

Predestination è Cognify

“E’ inevitabile sfruttare l’intelligenza artificiale una volta che ci si è inventati il computer”. Recita così la prima slide mostrata da Kelly, che pone l’accento sull’inevitabilità di utilizzare sistemi di machine learning e sofisticati algoritmi per costruire quello che ancora non esiste e, perché no, ciò che si pensa impossibile da realizzare. «Già oggi sono diversi i campi d’applicazione dell’IA, dai calcolatori ai sistemi di Gps, ma la sfida del futuro è applicarla a qualsiasi ambito a patto che ne migliori realmente efficienza e produttività, senza comunque che il contributo dell’uomo venga relegato in secondo piano. I robot lavoreranno al nostro fianco, non al nostro posto, creando nuovi tipi di lavoro, trasformandone altri e producendo un bagno di sangue per altri ancora», argomenta Kelly. È questione di un inevitabile progresso umano, dal quale non possiamo sottrarci, anche se ci sono ancora diverse questioni, per lo più etiche, che rimangono aperte. Come si comporterà un robot in situazioni di rischio? Sarà in grado di fare la cosa giusta? «L’uomo, da questo punto di vista, deve far valore la propria superiorità», spiega. «Dunque - conclude Kevin Kelly - il futuro è ancora tutto da scrivere ma gli elementi per predirlo esistono. Dobbiamo imparare a credere di più nella realizzazione delle cose impossibili, a pensare che oggi è il Day 1 di un lungo percorso e che il miglior prodotto è sempre quello che deve essere ancora inventato», conclude tra gli applausi Kelly.