Autore: Redazione
14/06/2016

Media digitali pilastro della comunicazione corporate

Secondo un’indagine di Doxa, promossa da iCorporate, nei prossimi cinque anni cresceranno per importanza più di ogni altro canale

Media digitali pilastro della comunicazione corporate

Cresce senza sosta l’interesse delle aziende per i social media. E non più solo per farsi conoscere e per avviare un dialogo diretto con clienti e consumatori. La comunicazione digitale è oggi sempre più essenziale per costruire e gestire nel tempo l’immagine corporate dell’azienda e raccontarla nella sua dimensione sociale, economica e finanziaria, anche agli stakeholder istituzionali. È quanto emerge da un’indagine promossa da iCorporate, società di consulenza per la comunicazione corporate e la gestione della reputazione offline e online, e realizzata da Doxa su oltre cento responsabili comunicazione di aziende private italiane e filiali italiane di multinazionali estere, con fatturato minimo di 50 milioni di euro annui.

Social network, crescono più di tutto

Nei prossimi cinque anni, i manager e dirigenti intervistati vedono nei social network lo strumento che più di ogni altro è destinato a crescere per importanza (67%), seguito dal sito web aziendale (58%) e dai blog (48%). Per contro, ben oltre la metà (64%) pensa che l’importanza dei mediatradizionali rimarrà invariata o, addirittura, diminuirà. Già oggi la totalità delle aziende intervistate dichiara di utilizzare i canali digitali per gestire la comunicazione corporate. In particolare, probabilmente per la natura fortemente relazionale di questa disciplina, lo strumento più utilizzato a tal fine è quello delle digital pr (72% dei casi), seguite a ruota dal sito web aziendale (69%). Ma i social media non sono da meno, con ben il 66% delle aziende che già comunica la propria dimensione istituzionale attraverso presidi attivi su Facebook (82%), Twitter (76%) e LinkedIn (62%).

I vantaggi del digital corporate storytelling

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Sergio Pisano Perché le aziende vedono nei canali digitali una risorsa irrinunciabile per l’affermazione della propria reputazione? Tre, le ragioni fondamentali. Innanzitutto, perché permettono di condividere più contenuti, con maggiore frequenza e autonomia rispetto ai media tradizionali, più costosi e “selettivi”; in secondo luogo, per l’immediato accesso a feedback e insight provenienti dalla rete; terzo, più in generale, per la possibilità di accrescere la visibilità complessiva dell’azienda, affiancando ai canali di comunicazione tradizionali anche quelli digitali e aumentare così la share of voice. “I leader più illuminati sanno quanto sono esigenti i loro pubblici, anche sui social media, e per questo stimolano l’organizzazione per creare contenuti sempre più rilevanti e modalità di gestione delle relazioni sempre più innovative, all’interno del processo dinamico di affermazione del profilo corporate dell’azienda, on e offline”, commenta Sergio Pisano, Direttore Generale di iCorporate.

Top executive in prima fila

Il ruolo crescente della comunicazione corporate digitale è confermato anche dall’importanza che i capi-azienda vi attribuiscono: l’89% presta molta attenzione alle potenzialità offerte dalla rete per costruire, consolidare e difendere la reputazione aziendale, e nel 59% dei casi hanno già aperto profili personali sui social media (Facebook 79%, LinkedIn 59% e Twitter 52%) per finalità puramente aziendali: ampliare il proprio network di contatti, creare opportunità di business e promuovere l’azienda in prima persona. Solo il 44% dei capi-azienda che ha aperto profili sui social media li gestisce personalmente: la maggior parte tende ad affidarsi a collaboratori fidati e specializzati,interni all’organizzazione o consulenti esterni. Da ultimo, grazie anche all’ampia disponibilità di strumenti per l’analisi della web reputation che consentono di misurare i ritorni dell’azione con precisione e tempestività, la comunicazione corporate digitale è una modalità generalmente considerata molto efficace: innanzitutto, per influenzare i comportamenti di acquisto (secondo il 93% dei rispondenti) e per raggiungere le “online communities” (91%); inoltre, sempre di più, per ingaggiare partner di business (86%) e altri stakeholder chiave quali gruppi di opinione e di pressione (86%), autorità e istituzioni (81%), giornalisti (80%).