Autore: Redazione
18/05/2016

La digitalizzazione del vino italiano è cominciata

Secondo i recenti risultati emersi dalla terza edizione della ricerca condotta da FleishmanHillard, il 33% delle aziende ha migliorato la fruibilità dei propri siti grazie a info design rinnovati e pensati sempre più per clienti internazionali. L’ecommerce proprietario, invece, è ancora poco utilizzato

La digitalizzazione del vino italiano è cominciata

Il digitale, sinonimo di modernità e innovazione tecnologica, incontra il vino. Anzi, sarebbe meglio dire che prosegue quel percorso, già iniziato qualche anno fa, di digitalizzazione del settore vinicolo italiano, che secondo Coldiretti ha raggiunto nel 2015 il valore record di 9,7 miliardi di euro per effetto soprattutto delle esportazioni che hanno raggiunto il massimo di sempre a 5,4 miliardi. Secondo i recenti risultati emersi dalla terza edizione della ricerca condotta da FleishmanHillard, sono stati riscontrati “progressi su info design dei siti, territorialità e contenuti video mentre rimangono aree di implementazione su ecommerce, ottimizzazione dei contenuti (seo), storytelling e gestione qualitativa dei canali social”, come ha affermato Massimo Moriconi general manager & partner di FleishmanHillard Italia. Lo studio ha analizzato nel mese scorso la presenza e le attività online delle prime 26 aziende vinicole italiane per fatturato, stando ai dati dell’ultima indagine Mediobanca. Per l’edizione 2016 si conferma sul gradino più alto della classifica Compagnia De’ Frescobaldi, seguita da Mezzacorona che raggiunge la seconda posizione, Masi Agricola che si conferma al terzo posto mentre P. Antinori s’insedia al quarto. Chiude la top5 Cavit Cantina Agricoltori. Siti rinnovati ma stenta ancora l’ecommerce Tra le novità principali emerse dalla ricerca è interessante notare come il 33% delle aziende abbia migliorato negli ultimi 12 mesi la fruibilità dei propri siti grazie a info design rinnovati e pensati sempre più per clienti internazionali. Oggi 24 aziende su 26 offrono informazioni e percorsi di navigazione almeno in due lingue.  Altro aspetto degno di nota è che ben il 53% (18% nel 2015) lega la comunicazione del prodotto al territorio di appartenenza introducendo anche riferimenti a enoteche locali e percorsi esperienziali. Infine, in uno scenario social più quantitativo che qualitativo, diventano più frequenti (+10%) gli aggiornamenti dei canali YouTube mentre l’ecommerce proprietario è ancora utilizzato da pochi (2 su 26, come nel 2015). “Uno tra gli aspetti più interessanti dello studio è il costante aumento d’indicazioni da parte delle aziende vinicole circa enoteche e percorsi di degustazione consigliati, vale a dire momenti e luoghi capaci di massimizzare l’incontro tra brand e consumatori. Questo è un punto particolarmente importante in questa fase della digitalizzazione del vino italiano poiché controbilancia uno scenario ecommerce caratterizzato invece da pochissimi brand che se ne occupano direttamente e da molti intermediari”, spiega Moriconi. Tre le principali evidenze: 1. La presenza sui social media è più quantitativa che qualitativa  Conduce la classifica Facebook, utilizzato da 19 aziende su 26 (+2 rispetto al 2015), seguito dalle 18 di YouTube (+1) e le 13 di Twitter (+1). Instagram vede la presenza di 8 aziende delle 26 prese in esame, in aumento rispetto allo scorso anno (+2);  Da un punto di vista qualitativo, l’analisi della frequenza di aggiornamento ha evidenziato un calo per Facebook e Twitter; per YouTube, interessante come il 27,7% delle aziende con un account ha pubblicato video nell’ultimo mese contro il 17,6% del 2015 mentre il 70% delle aziende che possiede un account Instagram aggiorna i contenuti con cadenza almeno settimanale;  Solo da 3 aziende su 26 sfruttano le potenzialità di Wikipedia. 2. Le aziende hanno investito nell’info design dei propri siti  Il 33% delle aziende censite ha migliorato negli ultimi 12 mesi l’info design dei propri siti consentendo un migliore incontro tra brand e consumatori, così come incrementa anche il riferimento al territorio, inclusi enoteche, degustazioni e canali commerciali consigliati (53%). In particolare, le aziende di Trentino Alto Adige, Toscana, Veneto e Piemonte si sono focalizzate sulla trasformazione del percorso di acquisto in una vera e propria esperienza del vino, vissuta non più come sola degustazione ma come vero e proprio turismo enogastronomico. 3. Lingue, seo ed ecommerce  Quasi tutte le aziende (24 su 26) presentano contenuti fruibili in almeno 2 lingue. Italiano, inglese e tedesco quelle più utilizzate. Solo 1 azienda offre contenuti in cinese;  Peggiora leggermente il numero di link-in mentre rimangono invariati i page-rank, importanti in ottica seo;  Le piattaforme ecommerce dirette sono ancora per pochi (2 su 26), dato invariato rispetto al 2015. E in futuro? “In futuro, potremmo assistere a uno sviluppo digitale del settore vinicolo in linea con quanto già avvenuto in altre industry strategiche del made in Italy. Nella moda, ad esempio, i brand nel tempo hanno saputo integrare con canali ecommerce proprietari le piattaforme multimarca su cui hanno iniziato a vendere online. Per il vino siamo all’inizio del percorso ma proprio per le potenzialità che nascono dal legame tra prodotto ed esperienza del territorio, si moltiplicherebbero le opportunità di sinergie digitali”, conclude Moriconi. <