Autore: Redazione
21/06/2016

Il brand più Dynamic al mondo è Google: lo dice IPG D100

Il ranking presentanto a Cannes ha introdotto nuovi parametri di valutazione e dimostrato come il tasso di dinamicità incida in maniera determinante sulle revenue di una company

Il brand più Dynamic al mondo è Google: lo dice IPG D100

Tecnologia, creatività e il loro rapporto con i brand. Sono questi gli asset che ha messo in evidenza il panel del Festival di Cannes ospitato ieri da IPG Mediabrands. Con una sinergia sempre più stretta tra fattore tecnologico e pensiero creativo, la crescita e il successo di un marchio sono determinati non più dalla sua dimensione, dal suo valore e dalla sua autorevolezza, bensì dalla velocità, l’agilità e le capacità di adattabilità ai nuovi modelli con cui ci si orienta nel mondo del business. Rendere effettivamente concreti tali standard innovativi ad alcuni appare un’impresa audace, ad altri semplicemente improbabile.

IPG D100: Google al top

Tra questi non c’è certo Google, fresco vincitore della classifica IPG D100 come miglior “Dynamic Brand” a livello mondiale, seguito da Amazon e Samsung. La ricerca condotta da IPG D100, presentata in occasione del Festival di Cannes alla presenza dell’executive chairman di Alphabet Eric Schmidt, ha coinvolto oltre 10 mila consumatori dei cinque principali mercati globali e 1.200 grandi marchi internazionali. Nike, Intel, NASA, BMW, Mercedes-Benz, Audi e Lenovo completano il ranking.

Nuovi parametri di ricerca per un mondo diverso

Henry Tajer, global ceo di IPG Mediabrands, introducendo il panel ha spiegato come questa indagine sia unica nel suo genere e utile per capire il livello innovativo di un brand: «Le nuove metriche introdotte ci hanno consentito di far capire alle aziende il loro tasso di dinamicità e contemporaneamente metterle al passo con le esigenze dei consumatori». “Agility”, “Responsiveness”, “Innovation” e “Sociability” sono i quattro parametri considerati e, mentre i primi tre derivano da un’analisi delle percezioni dei consumatori, il quarto è stato rilevato attraverso i dati presenti su Facebook, Twitter e Weibo. «Da qui emerge, inoltre, come il contesto in cui ci muoviamo attualmente sia profondamente cambiato rispetto solo a qualche anno fa, quando essere il marchio più grande e più vecchio era sinonimo di successo garantito. Nell’era dei social media i parametri per valutare stato di salute e performance di un marchio devono necessariamente adattarsi ai mercati, oltre che agli utenti, sempre più connessi», ha aggiunto ancora Tajer.

Dinamismo e revenue vanno di pari passo

«In partnership con IPG Mediabrands - afferma Jonah Berger, associated professor of marketing all’Università della Pennsylvania - abbiamo applicato una metodologia precisa che ci porta a dire con una certa attendibilità quali brand guideranno il futuro. E non si tratta esclusivamente di essere relevant oggi, ma transformative domani», conclude Berger. Un ragionamento in prospettiva è giusto, ma il vantaggio di essere definito “Dynamic” già ora è riscontrabile nei numeri: il rapporto D100 evidenzia una relazione positiva tra il dinamismo e il tasso di revenue, come fa notare anche dal palco Eric Schmidt al momento della premiazione.