Autore: Redazione
15/06/2016

Informazione sempre più social, mobile e unbranded

Nell’ultimo “Digital News Report 2016” pubblicato dal Reuters Institute emerge come la politica delle company della Silicon Valley - investire nei servizi per veicolare le news - stia dando i suoi frutti: circa il 10% degli utenti europei e il 14% negli Stati Uniti ha nelle piattaforme social la sua principale fonte di notizie

Informazione sempre più social, mobile e unbranded

Che i social media siano, su base settimanale, una fonte di news è un dato ormai assodato ma quello che sorprende studiando l’ultimo Digital News Report 2016, documento a cadenza annuale che fotografa la situazione dell’informazione pubblicato dal Reuters Institute, è questo: “una parte crescente degli utenti ne dipendono per il consumo diretto delle news”, come si legge tra le righe del report.
Quest’anno sono stati 26 i Paesi coinvolti nello studio, che è basato su un sondaggio cui hanno partecipato circa 50 mila persone, il 50% delle quali ha ammesso di andare a cercare notizie direttamente sulle piattaforme di social network. I distributed content, ossia quelli disponibili al di fuori degli spazi soliti degli editori, sono quindi una realtà ormai acquisita e che è trasversale a qualsiasi Paese analizzato, Italia compresa anche se il tasso di crescita rispetto al 2015 è minimo. A livello generale, circa il 10% degli utenti europei e il 14% negli Stati Uniti ha nelle piattaforme social la sua principale fonte di notizie. A dominare, tra le piattaforme media, è ancora una volta Facebook che domina in tutti i Paesi, escluso il Giappone con il 44% degli accessi. Segue, a sorpresa ma non troppo visti gli ultimi risultati, Snapchat che grazie al suo servizio Discover ha già conquistato il 12% delle preferenze dei giovani a stelle e strisce e che conferma così uno stato di salute ottimo e in continua ascesa. Twitter, invece, si ferma al 10% del totale sopravanzando l’app nativa di Cupertino Apple News per leggere le news direttamente sugli iPhone, che non ha ottenuto ancora grande successo, solo il 3% nel Regno Unito e il 4% negli Usa, mentre altrove non è ancora disponibile. Questa particolare attenzione per la lettura delle news sui social media può anche essere interpretata come una sostanziale vittoria per i publisher che hanno investito nei servizi per veicolare le news: dagli Instant Articles di Facebook a Discover di Snapchat, da Moments di Twitter all’Apple News appena citato. Il fenomeno delle grandi aziende della Silicon Valley che sfruttano questa piattaforme media di distribuzione è un macro-tema importante del giornalismo di oggi e di quello di domani e porterà inevitabilmente a un riposizionamento delle grandi piattaforme digitali e degli editori nelle dinamiche del giornalismo: se le prime fanno il lavoro dei secondi, qual è il ruolo dell’informazione nell’ecosistema digitale?
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I brand sui social Il rapporto del Reuters Institute for Journalism indica inoltre come i social non siano un veicolo di brand awareness, con la Germania unica nazione tra quelle prese in esame a superare il 50% di riconoscibilità dei marchi quando si clicca su un link e/o si legge una notizia da/sui social. Per quanto riguarda il nostro Paese, tra i newsbrand che le persone dichiarano di aver utilizzato nella settimana precedente l’incidenza di coloro che sono fedeli a una testata ha un’incidenza assolutamente marginale. E ciò ha ricadute, inevitabilmente, anche sul pagamento per la fruizione di informazioni online che nel nostro Paese solo un marginale 4% della popolazione è disposto a pagare.
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Il tema del Mobile Dal Digital News Report 2016 emerge come, complessivamente, il 53% dei partecipanti allo studio usi lo smartphone per leggere le news: la Svezia guida la graduatoria con il 69%, seguita dalla Corea del Sud con il 66% e la Svizzera con il 61%. L’Italia, invece, è poco sopra il 50%. Dai risultati del Report emerge inoltre come lo smartphone sia, in tutti i Paesi analizzati, lo strumento tecnologico preferito dalle audience più giovani per l’accesso alle news. Per quanto riguarda invece l’utilizzo del tablet è dato in netta discesa, così come lo è la lettura delle news dal desktop. Sempre in relazione all’ambito mobile ma non solo, il Digital News Report è andato anche a guardare come si sta sviluppando l’adozione degli ad-blocker nei 26 paesi analizzati. L’uso dei software che nascondono le inserzioni pubblicitarie dall’esperienza di lettura degli utenti oscilla dal 10% giapponese al 38% polacco. Sul mobile, il dato complessivo si ferma invece all’8% al momento, ma un terzo dei partecipanti dice di prevedere di installarne uno entro il prossimo anno. Anche in questo caso, scrivono i ricercatori, i numeri sono più alti nelle fasce di età più giovani. Questi software anti-pubblicità sono utilizzati dal 20% degli utenti italiani e svizzeri.
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