Autore: Redazione
11/03/2016

Hi! e Mullen Lowe Pirella fondano Hi! MullenLowe

La joint venture avrà sedi a Milano e Roma, oltre 60 collaboratori e più di 30 clienti nazionali e internazionali

Hi! e Mullen Lowe Pirella fondano Hi! MullenLowe

MullenLowe Group ha ufficializzato ieri la nascita di Hi! MullenLowe, una nuova joint venture decisa da Emilio Haimann, presidente e direttore creativo di Hi!, e da Diego Ricchiuti, presidente e ceo di Mullen Lowe Pirella, per consolidare le loro forze sul mercato italiano della pubblicità e della comunicazione.
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Emilio Haimann e Diego Ricchiuti La nuova alleanza inizia le proprie attività con sedi a Milano e Roma. Con oltre 60 collaboratori e più di 30 clienti nazionali e internazionali, tra i quali Unilever e SEAT. Hi!, agenzia italiana di creatività, fondata a Milano nel 2000 da Emilio Haimann, opera da più di quindici anni nell’industria della comunicazione. La sigla ha una forte matrice strategica e creativa, nel campo tradizionale della pubblicità e nelle più sofisticate attività digital e social. Nel corso di questi anni, ha visto crescere i suoi risultati in funzione di un posizionamento d’avanguardia e fuori dagli schemi tradizionali della comunicazione. Mullen Lowe Pirella, guidata da Diego Ricchiuti, è l’agenzia italiana affiliata del MullenLowe Group, parte dell’IPG Group of Companies, che conta 90 uffici nel mondo, dislocati in 65 Paesi. Presente in Italia da 35 anni, MullenLowe Pirella è portatrice di una forte tradizione creativa associata al nome del suo fondatore, Emanuele Pirella, uno dei padri della pubblicità italiana. La filosofia e l’approccio delle due sigle convergono e si intrecciano in maniera perfetta. Ambizione, anticonformismo, ricerca costante dell’innovazione e coraggio nell’intraprendere il lavoro accomunano entrambe le agenzie sotto la missione internazionale del MullenLowe Group: “We are a creatively driven integrated marketing communications group with a strong entrepreneurial heritage and challenger mentality. We use creativity to get our clients’ brands an unfair share of attention.”