Autore: Redazione
03/11/2016

Facebook, 1,79 miliardi di utenti e ricavi per 7,01 miliardi nel terzo trimestre grazie al mobile

La società chiude con pubblicità in crescita del 59% a 6,82 miliardi di dollari, di cui l’84% viene da mobile, vero e proprio traino del business. Ma si prospetta un rallentamento della crescita del fatturato e il titolo perde in Borsa

Facebook, 1,79 miliardi di utenti e ricavi per 7,01 miliardi nel terzo trimestre grazie al mobile

È la pubblicità online la vera regina di Wall Street nella tornata di trimestrali dei giorni scorsi. Dopo l’ottima performance di Google, mercoledì sera è stata la volta di Facebook. Le aspettative erano molto alte e la società ha soddisfatto le attese generando ricavi per 7,01 miliardi di dollari contro i 6,92 preventivati, in crescita del 56% rispetto a un anno prima grazie al traino dei prodotti pubblicitari su mobile. L’utile netto è stato di 2,4 miliardi, pari a 1,09 dollari per azione. Scendono del 3% gli introiti riconducibili al segmento “Payments and other fees”, da 202 a 195 milioni mentre i costi rimangono al 14% del fatturato. Le azioni del social sono però scese nell'after hour di oltre il 5% sulla scia delle preoccupazioni seguite all'affermazione di Facebook in merito a un vicino rallentamento dei ricavi, probabilmente già a partire dall'anno prossimo. La causa del rallentamento? L'impossibilità di aggiungere ulteriori spazi pubblicitari nei newsfeed delle persone.
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La pubblicità mobile all’84%

Cresce ancora la quota del mobile sul totale della raccolta pubblicitaria, passata dal 78% all’84% in un anno e sempre più motore della crescita della società. Le entrate complessive dalla voce advertising sono incrementate del 59% a 6,82 miliardi. Sembra così quasi definitiva la trasformazione di Facebook in un business mobile, che comincia a produrre cifre importanti anche sul fronte della raccolta da smartphone e tablet: i 5,7 miliardi di fatturato totalizzati da questo canale solo nel terzo trimestre rendono l'azienda seconda solo a Google - che però è molto più dipendente dal search che non dal display - in termini di volumi. A guidare l’aumento delle entrate pubblicitarie è Facebook Audience Network, trasformato nel corso dell'ultimo anno nel vero e proprio hub pubblicitario della società. In questo luogo gli inserzionisti possono utilizzare i dati della piattaforma per erogare annunci sulla rete di siti e app collegati, quindi anche al di fuori dei muri del social.
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Utenza, la crescita non si ferma

Non mostra cenni di arresto l’aumento dell'utenza del social network, un indicatore ancora una volta sopra alle previsioni di Wall Street. Stando ai dati comunicati dalla società nel bilancio, la media giornaliera a settembre è salita del 17% a 1,18 miliardi. Sempre su base quotidiana gli accessi da mobile sono incrementati del 22% a 1,09 miliardi. Impressionante anche l’andamento relativo alla media di tutto il mese di settembre: gli utenti sono stati 1,79 miliardi, il 16% in più rispetto a un anno prima. Di questi, 1,66 miliardi navigano sul social da dispositivi mobile.
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La media di ricavi per utente

Uno degli indicatori più importanti è l’average revenue per user (ARPU), che quantifica il valore medio di un utente per il social. A livello globale il dato si è attestato a 4,01 dollari. Sul piano macro-regionale in Usa e Canada l’ARPU è stato di 15,65 dollari, in Europa di 4,72, in Asia-Pacific 1,89 e nel resto del mondo  1,21. Nel nostro continente addirittura il valore è invariato rispetto ai tre mesi prima. La capacità di Facebook nel produrre più soldi per persona sarà fondamentale, soprattutto in ottica futura: le stime di eMarketer ci dicono che oggi è collegato a internet solo il 46,8% della popolazione globale, 3,43 miliardi di persone. Ciò significa che circa la metà di chi accede a internet, sceglie di andare su Facebook. È difficile immaginare sul lungo periodo che questa percentuale possa impennare e Menlo Park sta già vagliando altre strade per monetizzare, in un contesto in cui non è più possibile riempire il newsfeed di messaggi promozionali. In aiuto alla società di Zuckerberg arrivano le varie app controllate, da Instagram a WhatsApp e Messenger, con la prima che può vantare 500 milioni di utenti e le altre due che hanno già sforato il miliardo. Sarà anche da qui che ci possiamo aspettare le innovazioni più importanti nel prossimo futuro.  
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I temi caldi per Facebook

Il futuro di Facebook è uno dei temi più interessanti per tutti gli osservatori, vista la capacità della società di cavalcare il mercato attraverso continue innovazioni e soprattutto per la sua crescita straordinaria che l’ha portata a essere nella top “5” in termini di capitalizzazione di mercato nonché a scalare a ritmi più elevati di tutti gli altri la classifica di Interbrand sui marchi a maggior valore.  

Tutto è video

La transizione verso il video è senza dubbio una delle questioni al centro delle agende del board di Menlo Park. Nell’ultimo periodo, infatti, Facebook ha investito molto sul live video, arrivando a stringere accordi commerciali per un totale di 50 milioni di dollari con star e celebrities per far loro postare un minimo di dirette al mese attraverso lo strumento Live. Per la società è, infatti, molto importante che aumentino i contenuti originali veicolati sulla piattaforma, certo anche quelli non in diretta, per riuscire così ad attrarre gli ingenti budget televisivi in circolazione. Tuttavia Facebook dovrà lavorare sulla trasparenza dopo aver ammesso lo scorso settembre di aver sovrastimato il tempo medio di visualizzazione degli annunci video sulla sua piattaforma nel corso degli ultimi due anni. Un errore su cui non ci sono state ricadute a livello di investimenti ma che ribadisce ancora una volta l’esigenza di utilizzare metriche comuni e certificate da terzi. Per chiudere il capitolo video con una nota un po’ futuristica, Nicola Mendhelson, vp EMEA del colosso di Menlo Park, è convinta che nel giro dei prossimi cinque anni il newsfeed non sarà popolato più da testi e immagini ma da soli filmati. Una visione un po' troppo estrema? Forse, ma la crescente attenzione nei confronti del tema  fa pensare che questa eventualità non sia poi così lontana. Guardare il nostro Facebook per credere.  

Family of apps

Se da un lato la quantità di post pubblicitari sulla piattaforma Facebook è destinata a non sforare più di tanto l’attuale quota - il numero di annunci erogati sulla piattaforma è aumentato del 50% solo nell’ultimo anno - con un conseguente rallentamento nella curva dei ricavi pubblicitari già nel medio periodo, dall’altro Facebook può contare sulla sua “family of apps”, come la definiscono molti commentatori oltre oceano, per controbilanciare questo trend declinante. Instagram, per esempio, ha da poco introdotto la pubblicità in diversi mercati internazionali e le risposte paiono essere molto positive. Secondo gli analisti di Credit Suisse, Instagram dovrebbe generare quest’anno ricavi per 3,2 miliardi di dollari provenienti dai suoi oltre 500mila inserzionisti. E la quasi totalità del denaro arriva da mobile, segno della capacità di raccogliere gli investimenti in un’area dove l’ala tradizionale dell’offerta fatica a monetizzare. Non solo: è in fase di test un numero difficilmente elencabile di novità, come i primi test di funzionalità per il live streaming o le varie prove per rendere la piattaforma un ecommerce a tutti gli effetti. Oltre al gioiellino social, che in Italia può contare su circa 10 milioni di utenti, Facebook ha in mano altri due tesori chiamati Messenger e WhatsApp. Il primo ha introdotto questo aprile i chatbot per mettere in contatto utenti e imprese in modo automatizzato, ha aggiunto il buy button e ha introdotto i pagamenti nativi. Il secondo consente ora comunicazioni b2c ed è sotto la lente d’ingrandimento delle autorità italiane ed europee dopo aver modificato le regole sulla privacy e i termini di servizio lo scorso mese di agosto, aprendo alla condivisione dei dati dei suoi utenti con Facebook. Entrambe sono corazzate da 1 miliardo di utenti mensili e saranno sempre più cruciali in termini di business nel futuro di Facebook. Infine, vanno ricordati gli sforzi nel mondo della realtà virtuale dopo l’acquisizione di Oculus VR da 2 miliardi di dollari. Il settore è ancora poco sviluppato ma negli ultimi tre mesi Facebook ha aperto ai pre-ordini di Oculus Rift in Canada ed Europa, preparando l’aggressione di nuovi mercati, potendo sfruttare le tante funzioni dei suoi dispositivi a realtà aumentata. E il panorama sullo sfondo non è meno allettante: secondo Digi-Capital la VR arriverà a 30 miliardi di dollari già nel 2020.  

La minaccia Snapchat

Un’altra direzione presa da Facebook è quella che va verso Snapchat. Sì, perché dopo aver ricevuto un secco “no” da parte del fondatore Evan Spiegel a un’offerta da 3 miliardi di dollari, Mark Zuckerberg ha cercato di sviluppare una serie di funzionalità molto simili a quelle dell’app del fantasmino, in particolare rendendo disponibile a inizio agosto Instagram Stories, una sezione somigliante in tutto e per tutto a Snapchat Stories. D’altra parte la minaccia Snapchat è viva e lo è ancora di più se proiettata nei prossimi anni: l’audience dell’app è giovane e i risultati di una survey di Statista parlano ancor più chiaro. Per l’istituto, infatti, il 35% dei teenager americani considera Snapchat il proprio social network preferito, una percentuale lontanissima dal 13% di Facebook e comunque di gran lunga davanti anche a Instagram, fermo al 24%. E dato che i ricavi per utente negli Stati Uniti sono pari a oltre 15 dollari, molto più alti rispetto ai 4 dollari medi globali, Facebook sta cercando in tutti i modi di attrarre le generazioni americane del futuro. E non solo americane, visto che secondo alcuni report degli scorsi giorni, l’azienda guidata da Zuckerberg ha tentato di comprare senza successo Snow, il clone asiatico di Snapchat.