Autore: Redazione
11/01/2016

Facebook, LiveRail cessa le attività di ad serving

Il social sceglie di puntare su Audience Network, che nel 2015 ha generato 1 miliardo di dollari di fatturato, per la maggior parte veicolato ai publisher

Facebook, LiveRail cessa le attività di ad serving

Cambio di strategia in casa Facebook. Il social più grande del mondo sta apportando dei significativi mutamenti al business rivolto ai publisher, con la chiusura del servizio ad server su LiveRail, in linea con l’obiettivo di portare nuovi clienti su Facebook Audience Network (FAN), piattaforma che consente di estendere le campagne Facebook sulle app di terze parti. A livello concreto questa novità si traduce nella migrazione di tutti i clienti dell’ad server LiveRail su altri prodotti dedicati, o ad server alternativi, per aiutarli a monetizzare la propria inventory. Nonostante ciò LiveRail continuerà a sviluppare il tema legato ai private marketplace, con un focus particolare su video e native advertising. “Siamo convinti che video e native siano formati chiave e le piattaforme programmatiche sono la via migliore per deliverarli. LiveRail fornisce già 75 private marketplace per alcuni dei più grandi publisher a livello globale, come Hulu e A+E Networks”, spiega un blogpost del social. La scelta di spegnere i servizi di ad serving non è così drastica: questo segmento rappresenta una fetta poco importante del giro d’affari di Facebook.

Facebook Audience Network ai raggi x Facebook non si è limitata a dare la notizia dello shut down dell’ad serving su LiveRail ma ha anche rivelato qualche numero interessante su FAN. Per chi non lo sapesse, FAN è il network pubblicitario in-app che il social ha lanciato a ottobre 2014 per dare agli inserzionisti l’accesso alla propria inventory e alle relative capabilities in tema di data e targeting. Oggi il business di FAN vale 1 miliardo. “Nel Q4 abbiamo abbiamo raggiunto un run rate annuale di 1 miliardo di dollari su Audience Network, con la maggior parte di questa cifra che è andata ai publisher, e la rimanente a Facebbok come net revenue”, ha precisato Alvin Bowles, Facebook head of global publisher sales and operations. “Con Audience Network continueremo a introdurre nuove soluzioni per i publisher così che possano sfruttare tutto ciò che rende di valore gli annunci di Facebook: una domanda di alta qualità, people-based marketing, la misurabilità e il nostro motore per la delivery degli annunci stessi”.

Messenger fa boom: gli utenti mensili sono 800 milioni Come annunciato da David Marcus, la piattaforma Messenger ha chiuso il 2015 con ben 800 milioni di utenti attivi a livello mensile, 100 milioni in più rispetto a quanto comunicato a giugno. Un risultato che pone Messenger appena al di sotto di WhatsApp, altra applicazione per chattare sempre controllata da Facebook, che può vantare 900 milioni di utilizzatori. Lo stesso Marcus, che in Facebook è vp Messaging Products prevede che sms e messaggistica perderanno la loro rilevanza di fronte a modalità di comunicazioni più ricche all’interno di Messenger e che molti brand utilizzeranno Messenger come strumento di business e di personalizzazione dei servizi rivolti ai clienti. In particolare, questo ultimo punto interessa molto agli analisti, che sarebbero ben contenti qualora Messenger diventasse uno strumento di consumer caring aprendo così nuove opportunità di monetizzazione. Oltretutto forte di un’utenza davvero corposa e parte di un più ampio ecosistema a disposizione degli inserzionisti. E Messenger è stata anche nominata l’app che ha registrato la più rapida crescita del 2015 (fonte Nielsen), e anche al secondo posto come l’app più popolare di iOS di tutti i tempi, dopo Facebook.  Dunque, Zuckerberg sta rapidamente allargando il proprio pubblico di riferimento e l’unico ostacolo nella conquista delle app per chattare è rappresentato dalla Cina e dalle sue politiche protezionistiche: difficile pensare che WhatsApp possa sostituirsi a QQ, di proprietà di Tencent o a WeChat e Line, molto diffuse in Asia. In ogni caso occorrerà aspettare per comprendere meglio le mosse della Cina in campo economico, anche per capire quale sarà il destino dei giganti hi tech nella Terra del Dragone.