Autore: Redazione
06/12/2016

Discorsi d’odio online, Ue pronta a intervenire legiferando

Facebook, Microsoft, Twitter e YouTube devono aumentare gli sforzi e agire in fretta per combattere il fenomeno. In Italia tasso di rimozione al 4%

Discorsi d’odio online, Ue pronta a intervenire legiferando

I giganti hi tech americani, Facebook, Microsoft, Twitter e YouTube, devono agire in fretta per combattere i discorsi incitanti l’odio online o le autorità interverranno usando la legge per obbligarli a farlo. Lo ha detto la Commissione Europea dopo che a fine maggio era stato firmato un codice di condotta comune per prevenire e combattere la diffusione online di discorsi incitanti all’odio. Ciò includeva, tra l’altro, la rimozione o la chiusura all’accesso a certi contenuti, una migliore cooperazione con le organizzazioni della società civile e la promozione di una contro-narrativa ai discorsi d’odio. Il problema era emerso con il moltiplicarsi di forme d’intolleranza sui temi dei rifugiati e del terrorismo e non ha accennato a fermarsi. Solo una settimana fa, per esempio, il presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini ha pubblicato i nomi e i cognomi di chi quotidianamente la insulta e minaccia sulle piattaforme social. Fare di più Come spiega Reuters, il codice di condotta è perlopiù una continuazione degli sforzi che questi quattro operatori già hanno intrapreso per combattere le espressioni d’odio sui loro siti web, come per esempio lo sviluppo di strumenti per segnalare contenuti di questo genere e la formazione del personale per gestire tali richieste. Ma i giganti del web devono fare di più specialmente in termini di reazione e velocità, gestendo più velocemente gli input sul tema. Altrimenti la Commissione si è detta pronta a legiferare per costringerli a un’azione più rapida. “Se Facebook, YouTube, Twitter e Microsoft vogliono convincere me e i ministri che l’approccio non legislativo può funzionare, dovranno agire in fretta e fare un grande sforzo nei prossimi mesi”, ha detto al Finacial Times Vera Jourova, Commissario europeo per la Giustizia. In particolare l’Italia è uno dei Paesi più indietro: se il tasso di rimozione dei post è di circa il 50% in Germania e Francia, nello Stivale il valore è solo del 4%. Si può fare di più.