Autore: Redazione
13/04/2016

Gruner+Jahr, ecco tre strade per fermare l’Ad Blocking

L’editore tedesco ha pubblicato un lungo blogpost nel quale ha attaccato duramente questa pratica. Tra le strade intraprese ci sono l’informazione, la limitazione d’accesso e l’aggiramento dei filtri per bloccare la pubblicità

Gruner+Jahr, ecco tre strade per fermare l’Ad Blocking

Gli ad blocker stanno distruggendo la catena di valore e il modello di business di gran parte delle attività editoriali online. È questa, in sintesi, la visione di Gruner+Jahr, spiegata in un lungo blogpost pubblicato nei giorni scorsi. Il gruppo tedesco attacca duramente questa pratica, sempre più minacciosa e dibattuta, arrivando a definire illegali le società che forniscono filtri per bloccare la pubblicità. La tesi di fondo è che il giornalismo di qualità va pagato, o tramite pubblicità o con un sostegno degli utenti sotto forma di abbonamento. L’ad blocking nuoce (anche) agli utenti Se è emerso più volte il tema dell’invasività pubblicitaria, che porterebbe gli utenti a installare gli ad blocker, Gruner+Jahr afferma in modo deciso che  questi non hanno diritto di interferire con il business online dei vari gruppi editoriali. Questo perché non migliorano la pubblicità ma piuttosto erodono i ricavi dei publisher. E, soprattutto, minacciano il giornalismo di qualità, a tutto svantaggio dei suoi fruitori. Occorre, dunque, una comunicazione strategica che spieghi ai lettori in quale modo gli ad blocker possono nuocere alla capacità di produrre contenuti di valore. Anche perché il giornalismo online richiede un team dedicato che non riporti banalmente i contenuti cartacei. Spesso, infatti, i lettori non conoscono il complesso meccanismo che regola una redazione né tantomeno hanno una chiara idea a proposito del fenomeno ad blocking. La necessità di dare una spiegazione  ai lettori Per indagare e arginare tale tendenza, Gruner+Jahr ha realizzato un sondaggio su 10 mila lettori chiedendo cosa conoscevano di AdBlock Plus, il più popolare tra i software per bloccare l’advertising. Solo il 18% sa che AdBlock Plus crea delle whitelist e fa soldi a partire da queste. Su queste basi Gruner+Jahr sottolinea la necessità di aiutare i propri utenti a comprendere la necessità dell’advertising nel salvaguardare la qualità del giornalismo online. Un tema, di cui si è parlato anche al Publisher Day organizzato da 4w MarketPlace, dove è emersa la necessità di arrivare a un patto editore/lettore. Le tre strade intraprese da Gruner+Jahr L’editore tedesco ha indicato le tre vie per aprire un dialogo costruttivo con gli utenti, al fine di sostenere una produzione giornalistica di valore. La comunicazione agli utenti è il primo passo: attraverso messaggi pop-up viene spiegato agli utenti il funzionamento del modello di business, richiedendo di disattivare qualsiasi filtro pubblicitario. La seconda modalità di azione è limitare l’accesso, testata in alcuni siti come Geo.de, dove viene veicolato un messaggio in cui si domanda di spegnere l’ad block o di pagare una piccola quota giornaliera o settimanale. L’ultima strada percorsa è l’aggiramento tecnico degli ad blocker attraverso alcuni software. In questo modo la pubblicià viene erogata, ma come spiega il blogpost, questo tipo di risposta è efficace su formati come il preroll, non sempre sul fronte della display. Una strategia che ha pagato, facendo registrare un decremento nell’uso dell’ad block fino al 43%. Il tema vero, però, rimane una continua informazione e Gruner+Jahr si è detta soddisfatta della risposta della sua utenza in questo senso.