Autore: Redazione
22/06/2016

DDB presenta Flex, nuovo modello di agenzia

Buono, veloce ed efficiente: sono questi i tre concetti chiave espressi nel corso di un panel al Festival di Cannes

DDB presenta Flex, nuovo modello di agenzia

Gestire il presente per progettare il futuro. È questo il pensiero che ha tenuto Wendy Clark, ceo di DDB North America, chiusa in ufficio per 78 giorni alla ricerca di un modello “buono, veloce ed efficiente”. Il suo intervento Managing the Present and Inventing the Future, che si è tenuto durante il Festival della Creatività di Cannes, è però iniziato con una panoramica sul digitale. Sui 7.395 miliardi di persone nel mondo, sono ben 3.790 miliardi gli utenti unici mobile, 3.419 gli utenti internet e 2.307 i profili social. Limitando le misurazioni a 60 secondi, il tempo di un spot tv, vengono inviate 150 milioni di mail, 20 milioni di messaggi su WhatsApp, visti 3 milioni di video su Youtube e cercate 2 milioni e mezzo di keyword su Google. E guardando il tempo speso sui vari media, la tv è in declino e il digital è in crescita. «La currency del business ora è la velocità, ed è solo grazie alla diffusione della tecnologia, che è sempre più potente e crea aspettative sempre più alte - sottolinea Clark -. Non esiste sostituto per un buon lavoro, sia esso una gif o un hamburger. E per buon lavoro intendo dire quello utile, coinvolgente, che cattura l’attenzione e offre un servizio. Secondo il nostro nuovo approccio, le persone e i business devono fare parte di un marketplace dinamico. Non sono sicura che il modello di agenzia sia rotto, ma sicuramente deve adeguarsi alle novità», continua.

DDB Flex

Il nuovo modello, DDB Flex, si struttura includendo importanti fattori inclusivi. In primo luogo, le capacità “cross” presenti in tutti i 12 uffici dell’azienda, che offrono ai clienti una linea di pensiero orizzontale. «Le agenzie devono iniziare a collaborare, e intendiamo includerle e integrarle nei nostri processi di lavoro. Così come i media partner, tra cui Facebook, Google e YouTube, e i marketing partner, che ci forniscono asset importanti». Ultimi ma non per importanza i clienti: «anche loro fanno parte del processo: è frustrante, ai loro occhi, vedere le agenzie prendere il brief e poi sparire per diverse settimane. La collaborazione aiuta a produrre idee migliori e a tranquillizzare i clienti. Oltre che ad accorciare i tempi”. Spesso i clienti finiscono per mettere toppe ai problemi delle agenzie, ma le rendono solo più fragili e inefficienti. Sono loro stesse a dover trovare le soluzioni, magari collaborando», conclude Clark.