Autore: Redazione
29/11/2016

“Condivido l’auto e cambio il mondo”. È la generazione BlaBlaCar

Una ricerca condotta da Collaboriamo e di TRAILab dell’Università Cattolica presentata a Sharitaly a metà di novembre, racconta come l’economia collaborativa produca anche grande innovazione sociale

“Condivido l’auto e cambio il mondo”. È la generazione BlaBlaCar

La sharing economy mantiene la sua promessa di avere un impatto positivo sulla vita di relazione di chi sceglie i consumi collaborativi. È il caso di BlaBlaCar, la piattaforma per i viaggi in auto condivisi. La conferma arriva da una ricerca realizzata da Collaboriamo e da TRAILab dell’Università Cattolica del Sacro Cuore sulla community italiana del carpooling. La Generazione BlaBlaCar La Generazione BlaBlaCar si distingue anche perché è significativamente più soddisfatta della media nazionale della propria vita di relazione: i viaggiatori di BlaBlaCar sono soddisfatti delle proprie relazioni amicali al 39% e di quelle famigliari al 49,3% (contro il 23,7% e il 33,8% del dato nazionale). L’indagine evidenzia anche i forti elementi di consapevolezza e appartenenza che distinguono questa community. Nell’84% dei casi, i viaggiatori dichiarano di sentirsi parte di un gruppo che contribuisce a cambiare il mondo in modo positivo. Inoltre, il 95% del campione condivide le storie e le emozioni vissute in viaggio con i propri contatti; e l’80% le ripercorre durante i successivi viaggi condivisi: per gli utenti della community, il vissuto comune dell’esperienza del servizio diventa il fondamento su cui creare nuove relazioni tra loro. La community BlaBlaCar è la più grande community al mondo di condivisione dei viaggi in auto: la piattaforma mette in contatto automobilisti con posti liberi a bordo e passeggeri che desiderano viaggiare nella stessa direzione, permettendo loro di spartirsi le spese di benzina e pedaggio e di ottimizzare risorse che altrimenti verrebbero sprecate (i posti vuoti su veicoli che sarebbero comunque in circolazione). Un vero caso di sharing economy, secondo quanto sostenuto anche dal New York Times, che ha descritto la piattaforma come “un modello in cui le persone partecipano non per avere un profitto ma per risparmiare”.