Autore: Redazione
09/06/2016

Caso ADS: domani le diffusioni senza le copie multiple digitali

Il presidente Carlo Mandelli ha convocato il CdA dell’organismo, che approverà il verbale che sospende l’erogazione dei dati relativi a questo canale, sui quali UPA chiede maggiori garanzie

Caso ADS: domani le diffusioni senza le copie multiple digitali

ADS, c’è  un nuovo aggiornamento: in extremis, sempre secondo quanto risulta a DailyMedia, il presidente della società per l’accertamento delle diffusioni stampa, Carlo Mandelli, ha convocato per domani il CdA per approvare il verbale della precedente riunione, che si era tenuta il 18 maggio.
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Carlo Mandelli Ci sarà, quindi, un via libera formale alla pubblicazione dei dati relativi ad aprile per quotidiani e settimanali e a marzo per i mensili, privi, però, di quelli sulle copie digitali multiple, che erano stati oggetto di contestazione da parte di Condé Nast. Perplessità che avevano portato il CdA a orientarsi per una sospensione della loro erogazione, almeno fino a quando non sarà concluso il lavoro di advisoring affidato, in merito, a Reply. La decisione era stata presa ma, di fatto, ancora non formalizzata nel Consiglio del mese scorso, l’ultimo svolto sotto la presidenza di Azzurra Caltagirone e che, probabilmente, avrebbe richiesto anche l’intervento di una perizia legale. In effetti, bisogna parlare sempre al condizionale perché Mandelli ha deciso di non rilasciare aggiornamenti. In ogni caso, i nuovi dati così emendati potrebbero essere rilasciati già domani stesso, secondo programma. Come già più volte riferito dal nostro giornale, le testate che potrebbero diminuire nei numeri diffusionali sono Il Sole 24 Ore e Italia Oggi (che hanno entrambe una quota intorno al 29% delle diffusioni generate da questo canale), e alcune di Hearst Magazines Italia. Quest’ultimo editore si avvale anche dell’ausilio di società di intermediazione come PPublishing per le vendite tramite questo canale, cioè strutture che acquistano in blocco una certa quantità di  giornali in edizione digitale, rifatturando agli editori il costo dei loro servizi (quindi, il costo per singola copia pagato all’editore più il loro fee) per metterle a disposizione dei loro clienti che, poi, a loro volta, le rendono disponibili ai loro utenti: ad esempio, ospiti di hotel, compagnie aeree e navali, treni e vip lounges.
Questione di numeri
Pare che chi si avvale di questi mediatori possa limitarsi, ai fini della certificazione ADS, a presentare la loro fattura di vendita e il report da loro prodotto, che indicherebbe numeri totali di copie digitali downlodate coincidenti con quelli indicati nelle fatture. Anche Condé Nast si è avvalsa di questo mediatore, ma ha potuto appurare che le copie effettivamente scaricate sono state lo 0,42% di quelle dichiarate come vendute e downlodizzate. Per questo, in fase di certificazione, che avviene nell’autunno dell’anno successivo per quello precedente, ha tolto quelle del 2014 ottenute attraverso questo canale dal computo complessivo delle copie diffuse effettivamente certificate. E ha sollevato il problema che, ora, restando nell’area dei periodici, potrebbe essere lo stesso di Hearst Magazines Italia. La quale, per altro, da noi contattata, ha dichiarato: «C’è in corso un audit e noi siamo contenti che si faccia chiarezza, per cui attendiamo con serenità i risultati». Alla richiesta di ulteriori chiarimenti che abbiamo inviato a PPublishing, quest’ultima ha risposto così: «Per quanto riguarda la certificazione dei dati ai fini ADS, l’esperienza e la crescita della nostra piattaforma MediaBox maturata negli ultimi anni ci ha permesso di risolvere alcune lacune tecniche e procedurali che potevano dare, talvolta, dei dati intermedi di reportistica che non fossero pienamente coerenti e aggiornati con i downloads poi effettivamente eseguiti dagli utenti e successivamente trasmessi agli editori ai fini di certificazione.  
PPublishing conferma
Quindi - prosegue PPublishing -, anche alla luce delle integrazioni e dei chiarimenti introdotti dal regolamento ADS dello scorso anno, possiamo confermare che tutti i dati del 2015 sono corredati da files di reportistica che permettano di certificare esclusivamente le utenze attivate e verificabili. A tal fine siamo quindi in contatto con Reply, che è stata indicata da ADS per intervistare editori e intermediari al fine di dare una consulenza tecnica sui processi di tracciamento di tali copie. Siamo certi che questo settore di business, che sta riscontrando un successo sempre maggiore presso le strutture e gli utenti del circuito hospitality, rappresenterà nel prossimo futuro la naturale evoluzione della distribuzione delle copie cartacee e, ci auguriamo, possa permettere anche a Condé Nast di tornare presto a bordo della nostra edicola digitale. Ribadiamo che tutti i dati relativi al 2014 degli editori che hanno usufruito del circuito MediaBox e che hanno fatto richiesta di certificazione ADS sono stati accettati dopo le verifiche di coerenza con quanto prescritto dal regolamento, effettuate dai revisori contabili degli editori stessi attraverso documentazioni, conference call e incontri per la verifica del sistema. Siamo sereni che anche i dati 2015, oggetto di verifica nei prossimi mesi, saranno certificati da ADS». La società non ritiene, per altro, di fornire l’elenco degli editori che si avvalgono dei suoi servizi. In ogni caso, sempre secondo quanto ci risulta, proprio per la scarsa verificabilità dei dati reali relativi alle diffusioni tramite questo canale, Upa non lo avrebbe mai visto con favore, chiedendo da tempo una serie di maggiori garanzie: come, del resto, aveva già fatto in passato per quanto riguardava le vendite in blocco delle copie cartacee. Ora, la sospensione dei dati delle vendite multiple digitali, come detto, potrebbe causare una riduzione proporzionalmente analoga (intorno al 29%) delle diffusioni anche per Il Sole 24 Ore e Italia Oggi, in base alle ultime rilevazioni fornite, anche se il quotidiano di Confindustria ha dichiarato che: “le vendite tramite questo canale avvengono in logica b2b e, quindi, ad aziende e associazioni professionali”. Sempre Il Sole 24 Ore, infine, in una lettera inviata a Il Giornale, ha dichiarato che, nel caso venga presa la decisione di sospendere la dichiarazione delle copie multiple digitali, “come soggetto terzo danneggiato, si tutelerà in tutte le sedi competenti”.