Autore: Redazione
22/06/2016

A Cannes Anna Wintour bacchetta gli editori

L'attenzione degli utenti è in diminuzione ma chi fa contenuti deve stare più attento: solo così potrà vincere

A Cannes Anna Wintour bacchetta gli editori

Il Festival della Creatività di Cannes ha già i motori caldi, e nella seconda giornata ha abbandonato i toni istituzionali ma quanto mai informali del debutto per lasciare spazio ai riflettori, a chi decide dove puntarli e a chi ne cattura le luci. Attori, direttori artistici e fantasiosi marketer non sono stati semplici proclamatori di concetti, ma li hanno interpretati ed espressi attraverso storie, costumi, metafore, aneddoti, quasi a chiarire ancora una volta il forte impatto della fantasia e dell’evocare emozioni nel pubblico.

Anna Wintour, impegno direttivo su 21 testate tra digitale e stampa

Tra i grandi appuntamenti in agenda, era attesissimo l’intervento di Anna Wintour, celebre artistic director di Condé Nast, che introdotta da Christopher Bailey, chief creative e chief executive officer di Burberry, ha illustrato la filosofia con cui gestisce il suo impegno direttivo su 21 testate tra digitale e stampa. «Sarebbe impossibile stare dietro a tutto senza l’aiuto dei miei colleghi, e il passaggio al digitale all’inizio non è stato molto semplice. Poi però ho capito come intrecciare i miei gusti con i motori di ricerca, i social network e tutto l’environment», spiega Wintour, insolitamente senza i suoi caratteristici occhiali da sole.

Mettere l’anima nelle proprie storie

Dal suo leggio, con lo sguardo basso sul foglio, la voce a tratti tremante e una vasta gamma di aneddoti e battute, ha trovato un modo leggero e incisivo di approfondire con l’affollato Lumiere Theatre alcuni metodi per migliorare la qualità nella produzione dei contenuti. «Che le persone hanno una scarsa soglia di attenzione verso i contenuti online è lapalissiano. Ma in realtà anche chi produce i contenuti spesso non è concentrato. Non c’è da sorprendersi se poi gli utenti si distraggono. Mettere l’anima nelle proprie storie è una pratica che paga, e una prova tangibile è l’articolo di Lawrence Wright intitolato The Apostate sul New Yorker di qualche anno fa. Ci è voluto quasi un anno di ricerca ed è stato piuttosto faticoso, ma alla fine ha riscosso un successo strepitoso sia su stampa sia online, diventando l’articolo più letto dell’anno sul sito, il soggetto di un film e di un documentario dell’HBO. Il suo segreto è l’intensità con cui è stato scritto. E pensare che parla di Scientology!», ha proseguito Anna Wintour.

Anna Wintour, bisogna prendersi dei rischi

È molto importante anche prendersi dei rischi per affermare la propria autenticità, senza aver paura. L’ultimo album di Beyoncé ne è un chiaro esempio: sfruttando le possibilità del digital ha ripensato al concetto di album musicale, affiancandolo da un visual della stessa durata della tracklist. È stato un grandissimo successo e un lavoro che ne riafferma, se ce ne fosse ancora bisogno, l’unicità. Il digitale innesca una costante pressione nel produrre volumi, inducendo a spezzare le notizie in tanti articoli invece di riassumerli tutti nel racconto dell’intera vicenda. Non bisogna seguire la tendenza, inserirsi nella massa, ma cambiare le regole del gioco. Nel 2014, su GQ è uscito l’articolo “The Strange & Curious Tale of the Last True Hermit”, una storia molto lunga e dettagliata sulla vita di quest’uomo al di fuori della società. È diventata la story n.1 della testata. E per ultimo, è necessario lavorare sulle idee. Non fermarsi al concetto, ma raffinare il suo sviluppo. Un gran lavoro è stato fatto con  il musical “Hamilton”, un vero lavoro creativo che ha accostato l’hip hop alla storia di un padre fondatore americano, facendo impazzire Broadway. Dietro a questo spettacolo c’è un lavoro durissimo durato anni. Il tempo del suo intervento è poi scaduto, e tra gli applausi è scesa dal palco. Che ha lasciato a Will Smith.