Autore: Redazione
27/06/2016

Ban Ki-Moon a Cannes insieme ai Big Six

Le holding Dentsu, Havas, IPG, Omnicom, Publicis Groupe e WPP hanno accettato di collaborare con l’ONU al progetto “Common Ground”, la campagna più grande del mondo, per promuovere e sensibilizzare la popolazione mondiale rispetto ai sustainable development goal

Ban Ki-Moon a Cannes insieme ai Big Six

“Heal the world, make it a better place for the entire human race”. No, non è il disco di Micheal Jackson a suonare a Cannes, ma la voce di Ban Ki-moon. E non ci sono bambini a fare un coro, ma i ceo delle sei network di agenzie più grandi del mondo. La cosa si fa seria, l’aiuto si fa concreto. Il segretario generale dell’ONU e i chief executive officer presentano, insieme, la più grande campagna sociale del mondo. E più grande di così non potrebbe essere. Ban Ki-moon è venuto al Festival della Creatività di Cannes per chiedere l’aiuto dei maestri dello storytelling, per diffondere l’idea di un mondo più sostenibile, equo e solidale.
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Ban Ki-moon, segretario generale dell'ONU Un incontro senza precedenti Si è trattato di un incontro senza precedenti che ha portato sullo stesso palco Tadashi Ishii, ceo e president di Dentsu, Yannick Bolloré, chairman e ceo di Havas, Michael Roth, chairman e ceo di IPG, John Wren, president e ceo di Omnicom, Maurice Lévy, chairman e ceo di Publicis Groupe e infine Sir Martin Sorrell, founder e chief executive officer WPP. «Un esempio che anche in altri settori dovrebbero seguire», afferma Ki-moon durante lo speech. «Dobbiamo lavorare uniti, stare insieme e non ostacolarci se vogliamo ancora sperare e di vivere in un mondo migliore. L’obiettivo che ci siamo posti lanciando l’iniziativa “Common Ground” è certamente ambizioso, ma non per questo irrealizzabile. Soprattutto se la collaborazione e l’unità d’intenti è la nostra guideline», commenta Ki-moon. Una dimostrazione, che guarire il mondo si può, arriva dall’annuncio fatto dallo stesso segretario in apertura di discorso: «Nelle ultime ore abbiamo raggiunto uno storico accordo di pace con le Farc, dopo oltre mezzo secolo di violenza». Creatività per il sociale Lo scorso settembre l’Onu ha lanciato l’Agenda for Sustainable Development, un documento con 17 obiettivi concreti per sostenere uno sviluppo ambientale, sociale ed economico più equo entro il 2030. Un progetto che coinvolge anche le maggiori communication industry attraverso il “Common Ground”: la più grande campagna di comunicazione pubblicitaria globale che mette la creatività a sostegno dei temi sociali che oggi dividono il mondo. L’iniziativa prevede anche la collaborazione di brand ed editori di alto livello, che garantiranno spazi adv strategici all’interno dei propri prodotti. «Sono venuto al Festival di Cannes - esordisce il segretario generale dell’ONU - tra lo stupore generale perché in molti dubitavano ci potesse essere una logica connessione tra la nostra organizzazione umanitaria e il mondo pubblicitario. Ma ora sono qui per dimostrare il contrario. Sono profondamente convinto che la comunicazione creativa sia necessaria a rendere tutti più consapevoli della situazione attuale e, in seconda battuta, sensibilizzarli sul tema. Coinvolgere le sei maggiori communication company del mondo è solo il primo passo per continuare sulla strada di un mondo più sostenibile e, in un periodo in cui la narrazione è dominante, lo storytelling che sono in grado di offrirci è fondamentale per raggiungere tutti i tipi di audience, nei modi e nei tempi migliori», spiega Ban Ki-moon, che apre inoltre alla possibilità di coinvolgere altre realtà.
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Cause diverse, obiettivi comune «Sono al Festival della Creatività per lanciare il pitch più grande del mondo», scherza, ma non troppo, il segretario generale dell’ONU annunciando l’entrata di Bollorè, Roth, Wren, Lèvy, Sorrell e, in video, Ishii. L’aiuto è congiunto, ma gli obiettivi specifici. Separati, anche se legati tra loro. Ogni gruppo ha scelto una missione su cui concentrare la propria attenzione, ma all’occorrenza condividerà i suoi mezzi con gli altri. Yannick Bolloré, chairman e ceo di Havas Yannick Bolloré ha sposato la causa dell’energia rinnovabile «su cui abbiamo già investito grandi cifre. Messi insieme abbiamo i mezzi per raggiungere e sensibilizzare la popolazione mondiale sui temi che affliggono l’intera umanità. Siamo le più grandi personalità del settore media e abbiamo strutture e capacità per creare il messaggio giusto e consegnarlo alle persone più interessate nel momento in cui la loro attenzione è più alta». Michael Roth, chairman e ceo di IPG «Più di 8 milioni di persone hanno a disposizione solo acqua contaminata, tra i bambini nella fascia d’età 1-5 anni una morte su tre è causata proprio da questo elemento», è così che Michael Roth spiega perché IPG si spenderà, ancora di più, per assistere chi non dispone di acqua potabile. «Già nel 2015 abbiamo sottoscritto un progetto globale nel settore privato, ricevendo, in qualche occasione, supporto da alcuni nostri clienti, come Coca Cola e Unilever» dice Roth. La possibilità di lavorare a questa causa è stata accolta con entusiasmo: «dobbiamo usare i nostri talenti creativi per risolvere questi problemi. Non basta creare social buzz, ma bisogna sfruttare ogni mezzo per arruolare volontari. Sperando di trovare una soluzione per rendere il mondo migliore». John Wren, president e ceo di Omnicom Omnicom si focalizza, invece, sull’education, «che è trait d’union tra tutti gli obiettivi del programma di sviluppo sostenibile. L’istruzione ci ha portato qui sul palco, e ci ha permesso di cercare cause e soluzioni a tutte queste problematiche - spiega John Wren, ceo di Omnicom -. Il nostro scopo è legare insieme tutti gli elementi del programma, utilizzando a supporto lo storytelling, necessario per fare in modo che il messaggio raggiunga governi e persone. Continueremo a lavorare sull’educazione, su cui abbiamo già investito, e se uniremo le forze fiorirà, aumentando la qualità di vita dei bambini, delle donne, degli uomini. Ma anche creando nuove personalità che potranno affiancarci per migliorare ancora la società». Maurice Lévy, chairman e ceo di Publicis Groupe Lévy ribadisce l’impegno sociale di Publicis, già dimostrato con la firma sul United Nations Global Compact agreement del 2003, ricordando che sono «molto coinvolti in questo tipo di iniziative. Quando siamo entrati nell’accordo 13 anni fa, non eravamo certo un’azienda che inquinasse particolarmente, ma ci siamo comunque schierati a favore della sostenibilità diventando la prima agenzia a farlo». Mantenendo l’impegno preso, però, lavorerà anche su un altro tema: “Tra le sdg abbiamo scelto di occuparci della carenza di cibo in alcune zone del mondo. È un problema fondamentale, ci sono troppi sprechi nelle regioni più ricche a fronte di grandi carestie in altre aree geografiche: e questa è un’anomalia insostenibile. Bisogna cambiare approccio: è necessaria una produzione più oculata del cibo e una migliore organizzazione per distribuirlo. Il principio della sharing economy dovrebbe essere “dare qualcosa a chi non ha niente”, e noi dobbiamo ricrearlo nella comunicazione: dobbiamo dare vita alla “communication economy”». Sir Martin Sorrell, founder e chief executive officer WPP Martin Sorrell, invece, si schiera a favore della gender diversity. «È una pre-condizione per lo sviluppo, impedisce, per esempio, a un terzo delle donne dei Paesi emergenti l’accesso all’istruzione. Senza contare che il 35% delle donne ha subito violenze verbali o fisiche». Non è finita qui, però. Perché tutte le agenzie sono chiamate a partecipare. «Chiediamo a qualunque agenzia senta il bisogno di partecipare alla sensibilizzazione sul tema, quanto mai attuale, dell’Immigrazione e dei rifugiati politici. Chiunque è invitato a darci una mano» chiude Sorrell. La campagna di sensibilizzazione più grande del mondo è destinata a diventare presto ancora più grande.
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Sir Martin Sorrell