Autore: Redazione
11/11/2016

Ad Blocking, sono i giovani il target più colpito dal fenomeno

Come riportato da una ricerca di Kantar TNS una possibile soluzione per recuperare il rapporto marchi-utenti è l’adozione di branded content

Ad Blocking, sono i giovani il target più colpito dal fenomeno

Un utente su cinque, a livello globale, ammette di utilizzare filtri per bloccare la pubblicità online, come riportava anche una ricerca di Kantar TNS pubblicata su eMarketer qualche mese fa. L’istituto ha intervistato utenti in più di 50 Paesi scoprendo che, nel complesso, il 18% tra essi fa uso di sistemi , anche se il dato interessante è un altro: a sfruttarli sono soprattutto i più giovani. Tra i ragazzi 16-34 li hanno installati il 20%, percentuale che scende al 14% nella fascia 55-65 anni. Tra i due estremi si inseriscono gli utenti tra i 45 e i 54 anni, con un tasso medio di adozione dell’ad blocking che si attesta al 17%. Se le percentuali variano di Paese in Paese, un dato che rimane inconfutabile è la propensione dei giovani a usarli più dei loro genitori, sia su web sia su mobile. Le motivazioni che si nascondono dietro un uso così massiccio di filtri pubblicitari sono sempre le stesse: irrilevanza e inappropriatezza dei contenuti veicolati (55%), così come spazi troppo ingombranti e rumori fastidiosi (48%). non tutto è perduto Una tale riluttanza nei confronti degli annunci pubbliciatari online, non implica di per sé una chiusura categorica a ricevere messaggi di marketing dai marchi. Molti degli intervistati da Kantar TNS, per esempio, dichiarano di avere una relazione migliore, e quindi non ostile, con i brand che “incontrano” sulle piattaforme social, dimostrandosi aperti a nuove forme di interazione marchio-utente, come i branded content.