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Rai, il nuovo corso di Tagliavia

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Riavvicinamento a YouTube, sviluppo e semplificazione del prodotto, valorizzazione contenuti e universalità

gian paolo tagliavia Trasformare la Rai da broadcaster a media company, perché occorre cambiare cultura ed essere veramente digitali uscendo da una logica palinsesto-centrica, che rimane comunque importante, perché il digitale non viene prima, è innato. Si è focalizzato su questi e tanti altri punti l’intervento dell’Audizione del direttore della Direzione Digital della Rai, Gian Paolo Tagliavia, in commissione Vigilanza, perché, non è un mistero, anche in un Paese tv-centrico come il nostro, le fasce più giovani della popolazione, quelle di età compresa tra i 15 e i 44 anni, stanno abbandonando il piccolo schermo. In favore, guarda caso, di web e mobile. E dopo la nomina di dicembre scorso, Tagliavia ne ha approfittato per fare il punto sui primi mesi al timone del digitale di Viale Mazzini. Tra le tante cose, è emerso un velato riavvicinamento a YouTube, dopo la rottura di due anni fa, che potrebbe portare a un secondo matrimonio.
L’organizzazione
«Il primo elemento su cui abbiamo messo mano è l’organizzazione», ha affermato Tagliavia. Prima, infatti, non esisteva una direzione digitale ma un gruppo di lavoro inserito all’interno della direzione tecnologia. «Qui è evidente la visione strategica, e quindi si intendeva il digitale come servizio tecnico e non quindi un soggetto deputato allo sviluppo del prodotto ma alla sua riproposizione con modalità tecniche particolari - ha proseguito -. Ma per essere competitivi sul digitale occorre l’unione di tre componenti: non basta quella tecnologica ma i contenuti e il marketing devono essere strettamente integrati». Con questi presupposti a gennaio è nata la direzione digital del servizio pubblico, a diretto riporto del d.g Antonio Campo Dall’Orto. L’ex ceo di Ipg Mediabrands in Italia ha indicato poi le tre direttrici lungo le quali si concentreranno le azioni della sua direzione: sviluppo prodotti; valorizzazione contenuti; e contributo alla riduzione del digital divide.
Lo sviluppo e la revisione passano per la semplificazione
Come spiegato dallo stesso Tagliavia da una parte ci sono i prodotti, «perché saremo giudicati dalla loro qualità. Per questo siamo impegnati a una revisione complessiva del prodotto digitale di Rai che va verso la semplificazione. Una revisione che è un vero e proprio rifacimento della nostra offerta e si declina in due modi. Primo, semplificazione delle cose che facciamo, ci sono più di 200 siti, diversi profili social, forse dovremo cominciare a fare meno cose ma meglio». Insomma una modalità che tenda la mano ai fruitori perché la Rai vuole essere universale. «Il secondo ambito è proprio la semplificazione del prodotto, per far raggiungere i contenuti in modo più rapido», ha aggiunto sottolineando la necessità di inclusività. Inclusività che però non deve rappresentare un ostacolo alla personalizzazione dell’esperienza utente. «Nell’universalità occorre dare strumenti di personalizzazione», ha precisato Tagliavia, alludendo alle piattaforme americane come Netflix, che propongono homepage diverse per singola persona. Un altro ambito è quello della socialità, «perché quello che viene condiviso ha vita digitale quello che non lo è no».
YouTube e le piattaforme tech, «Bisogna trovare il modo di collaborare»
Quindi Tagliavia ha toccato il tema YouTube, dopo che circa due anni fa Rai ha deciso di ritirare i suoi video dalla piattaforma di proprietà di Google. Secondo alcune indiscrezioni questo accordo poteva valere 700mila euro all’anno in cambio di 7.000 filmati caricati, anche se gli interessati hanno sempre smentito accordi del genere. Tagliavia ha toccato la questione: considerando il patrimonio della Rai e l’importanza nel panorama media italiano di Google, il rapporto prestazione/controprestazione non era sufficiente in termini di remunerazione. Insomma, Tagliavia lo nasconde ma la sostanza è che questo tipo di intese richiede più soldi. Ma cosa farà la Rai? La volontà di dare prodotti migliori è sempre primaria e quindi l’uscita da YouTube deve implicare la proposta di alternative valide. E, allargando il discorso ad altre piattaforme come Facebook e Twitter, che dominano il mercato digitale, Tagliavia ha detto: «Noi dobbiamo in qualche maniera ricomprenderli strategicamente all’interno delle cose che vogliamo fare, non possiamo far finta che questi signori non ci siano e trovare il modo di collaborare, senza dimenticare però chi siamo: non siamo globali ma sicuramente abbiamo una storia e davanti a noi un futuro che ci impone di richiedere a questi potenziali partner, un rapporto più personalizzato. Dobbiamo trovare le chiavi per valorizzare i contenuti di Rai, ma una volta trovate non vedo perché non si possa ricominciare a lavorare con YouTube come già facciamo con i social Facebook e Twitter». «L’importante, però - ha ammonito -, è mantenere una misura, un metodo». Proprio un eventuale ritorno su YouTube, potrebbe permettere alla Rai di avvicinarsi alle audience più giovani. «Il nostro primo interesse è avere un dialogo continuativo con delle fasce di popolazione, con cui la relazione è un po’ più lasca. Il tema è andare noi dove le persone sono», ha puntualizzato, spiegando come i giganti Usa abbiano un pubblico numeroso, che la Rai vuole raggiungere.
Valorizzazione dei contenuti
Oltre a studiare le pratiche a livello internazionale Tagliavia invita a guardare allo specifico: «Noi siamo detentori di un patrimonio sterminato, la cultura visiva di questo Paese ce l’abbiamo noi e quindi dobbiamo porci come obiettivo di rendere accessibile questa grande quantità di contenuti», considerando anche che negli ultimi anni è stato fatto un lavoro di conservazione, di restaurazione di messa a disposizione, «ma non essendoci prodotti particolarmente performanti questa ultima fase non ha trovato pieno compimento. «Con dei prodotti migliori, le teche diventeranno un luogo più frequentato, specialmente sul non lineare», ha specificato.
Inclusività: una Rai universale, per ridurre il digital divide
La Rai si deve impegnare, sempre in un’ottica di inclusività, anche con chi è fuori dal digitale: «È evidente che possiamo essere una grande piattaforma di comunicazione ma dobbiamo fare una lavoro di identificazione sul perché la forbice del digital divide è così ampia in Italia. Non siamo stati in grado, come industria, di capire e interpretare in maniera profonda, e quindi soddisfare i bisogni delle persone, che sono rimaste fuori dal digitale», ha detto Tagliavia. Motivazioni economiche, tecnologiche e soprattutto culturali sono le barriere all’adozione del digitale. «Siamo impegnati in una fase propedeutica per un successivo lavoro di comunicazione», ha concluso.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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