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Festival di Cannes 2017: il vero shift dallo storytelling alla story immersion con la VR

Autore: Redazione


Mark Waugh, global managing director of content presso Publicis Media, ha esplorato il potere della virtual reality nuovo motore di “immersione nelle storie” insieme a Bryn Mooser, ceo e co-fondatore di RYOT, e Thalia Mavros, fondatore e chief executive di The Front

L’uso della virtual reality (VR) per la creazione e fruizione di contenuti si sta rapidamente espandendo non solo nel gaming, sua prima destinazione d’uso, ma anche in settori come entertaiment, film documentari e persino comedy, alimentato da una nuova generazione di filmmaker. Anche i marchi cercano di rafforzare ulteriormente la loro differenziazione attraverso esperienze di VR sperimentando sempre nuovi modi per raggiungere l’engagement.

L’acquisizione del premiato studio di produzione di VR RYOT da parte di AOL nel 2016 ha segnato uno spartiacque nell’uso di questa emozionante tecnologia da parte delle aziende di media. Mark Waugh, global managing director of content presso Publicis Media, ha esplorato il potere di questa nuova opportunità di “immersione nelle storie” con Bryn Mooser, ceo e co-fondatore di RYOT, e Thalia Mavros, fondatore e ceo di The Front e ultimamente direttore creativo ed esecutivo di VICE Media. The Front è una nuova forza media, culturale e creativa, un incubatore fondato sul femminismo. Il suo team esecutivo composto da sole donne sviluppa e produce storie attraverso un punto di vista femminile alternativo. Ogni storia diventa un’opportunità per coinvolgere comunità, artisti, attivisti, musicisti, scienziati, designer e marketer per creare un universo che non vive solo nella realtà virtuale ma la sfrutta per amplificarne l’impatto sull’umanità.

VR come motore della differenziazione

«Il primo motivo per il quale i media investono in VR è perché la differenziazione è l’obiettivo chiave da raggiungere per tenere alto il livello di coinvolgimento del pubblico?», chiede Mark Waugh ai due creativi che condividono con lui il palco.

«Senza dubbio», risponde Mooser. «Quando abbiamo iniziato a fare esperimenti con la VR e i video a 360 gradi ci siamo resi conto di essere esattamente di fronte al media che stavamo cercando. Ci ha offerto per la prima volta l’opportunità di trasportare letteralmente le persone nella scena presentata o rappresentata, un tuffo nella realtà come nessun media ha potuto fare prima. Oggi investire in queste tecnologie può apparire troppo sfidante ma vale la pena di correre il rischio».

«La VR è la nuova casa dei contenuti - incalza Mavros -. Ho creato questa company per portare le donne dietro la camera e trasformare e creare cambiamento dall’interno, usando la sensibilità femminile per creare esperienze del tutto nuove, potenti non più semplicemente contenuti per mobile, ma mobili in sé che viaggiano con le persone».

VR come antidoto alle fake news

Nuovi modi di fruizione e creazione ma anche nuove opportunità per alzare la qualità dell’intero environment. Un tema che emerge dalla conversazione, infatti, è quello del fenomeno delle fake news, e il moderatore si è domandato se la VR possa rappresentare un antidoto a questo problema.

Mooser non ha dubbi, «Essere in un luogo attraverso un media non è come leggere un articolo o guardare un tg, la VR ha il potere di rendere equo l’ambiente, nulla può essere nascosto. I nuovi modi di raccontare storie (360/VR/AR/MR e così via), in particolar modo per i documentari, mi rendono entusiasta come filmmaker, ma ripensare fruizione e creazione è una sfida anche in termini di mantenimento di un contatto con ciò che è davvero reale». «Le persone che fruiscono esperienze immersive non devono usare l’immaginazione altrui, possono semplicemente usare la propria e sviluppare un ricordo e un’opinione del tutto personale», continua Mavros.

Etica e alienazione

Una delle più grandi sfide della VR, secondo i tre speaker è da giocarsi nella sfera etica e riguarda l’individualità dell’esperienza di fruizione. Il timore è che indossare dei visori per vivere una realtà che non è tale, possa portare ad una sorta di alienazione da quella che è la realtà tangibile. «Bisogna educare le persone affinché non si presenti realmente questo rischio, per molti, soprattutto le nuove generazioni, apparirà del tutto naturale consumare contenuti in questo modo, ma la direzione non è prevedibile», spiega ancora l’energica speaker femminista. «Un momento molto importante è anche quando si toglie il visore», continua Mooser. «La percezione iniziale della realtà cambia per poi tradursi in una realizzazione mentale dell’esperienza che si è appena vissuta».

Come devono comportarsi i brand?

L’esperienza virtuale può amplificare il piacere della fruizione regalando emozioni nuove ma anche sensazioni fisiche. La cosa importante è investire, in buoni contenuti, in talenti, nel creare storie che abbiano un valore, investire in piattaforme  e soprattutto in promozione.

«A prescindere dal medium, la brand value  deve avere una direzione umana la domanda da farsi è a cosa serve un messaggio, deve intrattenere, emozionare, informare, indignare, non importa ma deve essere creato con trasparenza e focalizzato a creare un’esperienza di fruizione positiva - commenta Mavros -. Non solo per i consumatori ma anche per elevare il brand stesso e rafforzare le relazioni con i consumatori in modo ancora più intenso e interattivo. Credo che ci sia un’urgenza di diffondere la cultura delle nuove tecnologie, con formazione e training ad hoc e trovare nuovi modi per rendere la creazione e la fruizione meno costosa cosa che rappresenta ancora un grosso problema per il comparto. Bisogna rischiare, collaborare perché il mondo ha bisogno di confronto tra cervelli, ce ne sono di meravigliosi lì fuori perché con la VR possiamo cambiare il mondo e anche se sembra retorico, è davvero cosi».


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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